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Bright – Il pasticcio urban fantasy di Netflix

Bright

Netflix si sta dando sempre più da fare nell’ambito della produzione non solo di serie televisive ma anche di lungometraggi e, nell’ultimo periodo, ha puntato molto sulla sua ultima fatica in questo campo: Bright.

Atmosfere futuristiche di stampo fantasy, adrenalina e azione, un cast di livello tra cui spiccano i nomi di Will Smith, Noomi Rapace e Joel Edgerton: il film sembra promettere molto. Nonostante la preoccupante presenza di David Ayer (Suicide Squad) in cabina di regia decido di concedergli comunque una chance. Purtroppo però devo ammettere che Bright si dimostra parecchio sotto le aspettative.

Trama

In un futuro alternativo la Terra è abitata da diverse razze che convivono pacificamente ma secondo una rigida gerarchia sociale: il gradino più alto è occupato dai ricchi elfi, mentre al livello più basso stanno gli orchi, colpevoli di aver appoggiato 2000 anni prima l’ascesa dell’Oscuro Signore e, per questo, ghettizzati e tenuti ai margini della società.

Nick Jakoby, orco impuro, è il primo della sua razza ad essere ammesso nel corpo di polizia, ragione per cui viene disprezzato non solo dalle altre specie ma anche dagli orchi, che lo considerano un traditore della sua stirpe. Anche il poliziotto che gli viene affiancato, l’umano Ward, non prova molta simpatia per lui.

I due, tuttavia, si ritroveranno a dover fronteggiare un complotto per riportare in auge l’Oscuro Signore ordito dagli Inferni, elfi reietti capeggiati da Leilah, una Bright, ovvero uno dei pochi essere sulla Terra a poter maneggiare una bacchetta magica ed effettuare magie.

Leilah necessita di un’altra Bright per riuscire nel suo piano e per questo dà la caccia all’elfa Tikka, che incrocerà la strada dei due poliziotti.

Recensione

Intendiamoci: le premesse alla base di Bright non sono affatto male e, se sviluppate meglio o perlomeno con maggiore coerenza, potevano dare vita ad un buon film. Uno dei maggiori problemi di Bright, infatti, è quello di non scegliere una strada precisa: il film introduce più di un tema interessante, senza però mai svilupparne uno e il risultato è un’accozzaglia di input poco coerenti lasciati poi a mezz’aria.

Magari sarebbe stato meglio dedicare più spazio alla vicenda centrale, senza cercare di trovare spazio che non c’è anche ad altre tematiche come la critica sociale, appena accennata e affatto decisiva. Anche la storia centrale, ahimè, fa però acqua da tutte le parti.

Bright evidenzia una scrittura più che confusa e i difetti della sceneggiatura si riversano inevitabilmente nella pellicola: più di una volta mi sono trovata a chiedermi il perché di determinate azioni o avvenimenti e con l’impressione che alcuni momenti importanti fossero andati persi nel montaggio.

Anche la recitazione lascia piuttosto perplessi anche se, c’è da dirlo, gli attori non sono aiutati dalla caratterizzazione dei personaggi e soprattutto dai dialoghi. Questi ultimi sono in molti casi terribili e involontariamente esilaranti.

In conclusione

Bright poteva fare molto di più e sfrutta decisamente male il materiale di partenza, che pure sembrava interessante. Non è certo un film memorabile ma, effettivamente, c’è molto di peggio in giro.

Potete concedergli una visione se la prendete con lo spirito giusto: senza aspettarvi troppo, mettendo in pausa la coerenza e preparandovi a battute che spesso vi lasceranno perplessi ma vi strapperanno qualche sorriso.

Nerdando in breve

Bright, poliziesco urban fantasy prodotto da Netflix, purtroppo non colpisce nel segno: scrittura confusa e dialoghi pessimi lo rendono un film riuscito a metà. Da guardare solo senza troppe aspettative.

Nerdandometro: [usr 1.9]

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