(Questo articolo è privo di spoiler, se volete chiarimenti chiedete pure tra i commenti)
Attacco dei Giganti è un manga di Hajime Isayama chiamato Attack on Titan in inglese per scelta dell’autore stesso e 進撃の巨人 (Shingeki no Kyojin) in giapponese, sul cui significato tornerò più avanti.
È pubblicato mensilmente dal 2009, è stato riadattato in un anime per ora composto da due serie di enorme successo nonché in due live action e, al momento e secondo il modestissimo e rivedibilissimo parere di chi scrive, si erge sugli altri manga della sua generazione come il Gigante Colossale su Wall Maria all’inizio della storia.
Per poter giustificare un’affermazione così ardita consentitemi prima di tutto di analizzare il panorama in cui si inserisce e come si è evoluto all’interno dello stesso.
Al momento dell’uscita di SnK nel 2009, il mondo del manga era ancora dominato da alcuni battle shōnen più classici come Naruto e One Piece, ma era già stato “sconvolto” dall’uscita di grandi successi molto diversi e decisamente più controversi come Death Note ed iniziava ad affermarsi quel trend per cui elementi dei seinen come l’ambiguità morale si univano ad un ritorno di fiamma della violenza più cruda e sanguinolenta che contraddistingueva le opere degli anni ’80 (Hokuto no Ken ne era il portabandiera).
Isayama iniziava la sua pubblicazione quindi nel momento più propizio, portandoci da subito un eroe rabbioso e vendicativo (ruolo che di solito spetta all’amico-rivale del protagonista) e catturando la nostra attenzione con scene ricche di gore e morti impietose che potevano toccare anche personaggi che sarebbero dovuti essere protetti dalla trama.
Di fatto stava compiendo un’operazione simile a quella delle prime serie di Game of Thrones, ovvero sfruttare al massimo un elemento fonte di interesse per poi far immergere i lettori nel mondo che stava costruendo, solo che utilizzava corpi squartati invece di scene di sesso esplicito.
Il cosiddetto world-building è il primo elemento che mi ha portato verso la conclusione azzardata di cui prima. Thor mi fulmini se Isayama non è tanto bravo come scrittore quanto è un pessimo disegnatore: nel corso degli anni e dei capitoli a poco a poco sta delineando un mondo perfettamente caratterizzato e coerente (in alcune elementi, come quello pseudo-scientifico, è anche iper-dettagliato se uno va a vedere i volumi dedicati a quello).
Questa rappresenta una relativa novità nel mondo dei manga di così lunga durata, dove eventualmente gli autori dimenticano o devono rivoltare affermazioni precedenti. In SnK invece abbiamo un mondo che ci viene mostrato a poco a poco ma che sembra accuratamente preparato già da prima, sia in termini di ambientazione che di personaggi, così che rileggendo capitoli ormai vecchi di quattro o cinque anni si trova ancora una perfetta coerenza con quanto svelato successivamente e si possono ritrovare piccoli dettagli che mostrano come fosse già tutto stabilito dall’inizio. Il titolo stesso ne è la prova, essendo che il suo significato reale si è rivelato di recente.
Questo modo di scrivere è, come detto, del tutto insolito nei manga in parte per l’immensa mole di lavoro che tocca agli autori e che gli impedisce di scrivere con sufficiente anticipo, ma anche perché, che ci piaccia o no, spesso devono riadattare la storia a ciò che l’editore (ed indirettamente il pubblico) vuole. E questo è il secondo motivo per cui mi ritrovo a fare un’affermazione così azzardata.
È ben noto il potere degli editori sui mangaka nel determinare come e cosa far succedere, sebbene talvolta alcuni abbiano il potere di opporsi (ad esempio Eichiro Oda di One Piece).
Attacco dei Giganti è, come detto in precedenza, un manga che si è fatto la fama di essere un certo tipo di fumetto ed anche con un certo tipo di tematiche. Nonostante ciò nell’ultimo anno l’autore ha avuto il coraggio e la capacità di iniziare progressivamente a spostare il focus della sua opera, trasformandola radicalmente ma mantenendone viva l’attrattiva (grazie al sopracitato world-building sopraffino), così che l’attuale versione di Shingeki no Kyojin è qualcosa di molto diverso da quello che è stato per anni, senza però perdere lo spirito ed il messaggio originale dell’opera.
Forse è presto per fare un’affermazione come la mia, essendo che bisogna vedere come verrà portata avanti la storia, ma di tutti i manga usciti negli ultimi dieci anni che io abbia letto quello di Isayama è indubbiamente quello che più di tutti si sta rivelando sorprendente, originale e ben costruito, non risentendo affatto di quelli che sono oggi i difetti dell’industria del manga (trame lineari, troppa influenza della popolarità di elementi e personaggi ed autori che si perdono i pezzi).
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