Recensione
Vedi un po’ che titolo importante: “Amore, morte e scelte di vita”.
D’altronde “Restiamo sdraiati qui per sempre”, opera di Federico Chemello e Alberto Massaggia nata come webcomic e ora approdata al cartaceo grazie ai tipi di Shockdom, che ringraziamo, è stata inserita nella collana “Fumetti Crudi”. Mica bruscolini.
Ora, io di fumetti nella mia vita ne ho letti un bel po’, e mi piacciono anche quelli più intimisti, quelli che non parlano di gente supertosta che salva il mondo o di grandi tematiche che impattano sulla vita delle nazioni: se si parla di sentimenti, di vita di tutti i giorni ci sto, l’importante in questo caso è che tu mi trasmetta qualcosa.
Ho capito che quel “quid” non è importante che sia per forza un sentimento positivo, anche il prurito fastidioso dell’aver parlato di qualcosa di scomodo va benissimo. Anche in quel caso hai fatto centro.
Ecco, non voglio parlare di Restiamo sdraiati qui per sempre nel modo convenzionale, o quantomeno molto meno del solito, proprio perché i sentimenti che mi ha lasciato leggendolo hanno colto nel segno esattamente come vi dicevo un momento fa.
Trama
La trama è piuttosto semplice, ma particolare per come è intrecciata tra passato e presente.
Le vicende sono due: nel presente, una ragazza ed un ragazzo marinano la scuola per starsene insieme a fare ciò che è giusto facciano due fidanzati adolescenti, e come location della loro giornata romantica scelgono il profondo di un bosco. Nel passato, un poliziotto corrotto si trova di fronte ad una situazione senza via d’uscita.
Il fattor comune è lo scheletro di tale poliziotto, che è abbandonato nel bosco chissà da quanti anni, che però a quanto pare ha ancora molto da dire se, grazie a lui, sorge tra i ragazzi un dialogo molto pesante su tematiche importanti, quali la vita, la morte e altre robine del genere.
Ecco, ora veniamo al punto.
Io non so quale fosse l’intenzione dell’autore, ma mi sono voluto fare una mia idea basata, lo ammetto, su miei ed esclusivamente miei pregiudizi personalissimi.
Che se vi danno fastidio ci sta, non c’è problema, ma ne parliamo.
Dovete sapere che io odio molto la gente che si piange addosso e che fugge i problemi piuttosto che affrontarli come si convenga. O che si lamenta senza poi agire.
Ebbene, il protagonista qui è un adolescente lamentoso e vittimista che, per non meglio identificati problemi, tra cui anche quelli generici del terzo mondo o dell’umana stirpe, ogni tanto pensa al suicidio.
E a quanto pare lo fa abbastanza spesso, a giudicare da ciò che dice la ragazza. Lungi da me esprimere un giudizio su ciò che possa o meno giustificare l’atto del suicidio perché non è questa la sede né il momento e ciascuno di noi la pensa come preferisce, torniamo al personaggio.
Mentre leggevo il discorso importante, quello centrale in cui invidia la condizione dello scheletro, in cui snocciola i motivi per cui non varrebbe la pena vivere o ancora verso la fine quando non sa come reagire alla partenza dell’amata ho capito una cosa: sopportare queste menate mi ha fatto uscire ancor di più la voglia di comportarmi esattamente nel modo opposto.
Mentre il frignetta si lamenta, nel passato vediamo una situazione ben più drammatica con un epilogo tragico: è evidente a mio avviso giocare sul contrasto tra una vera situazione drammatica e una indotta dall’adolescenza e dagli eroici furori che ti sorgono quando hai tutta una vita davanti e ti senti la possibilità di lottare contro tutto e tutti per rendere il mondo un posto migliore.
E lei, favolosa, tenta di farlo ragionare, lo prende a schiaffi, lo fa ridere. E va avanti con le sue scelte, coraggiosa, saggia, affronta i problemi di petto perché sa che con la volontà non dico che tutto si risolva, ma quantomeno ci si prova.
Per dirlo con le parole di lei, Stella: “A me sembra che tu sia un sacco confuso.”. Come darle torto.
Donne, veramente un passo avanti.
L’alternanza passato – presente mi è sembrata avere un buon ritmo e la narrazione scorre a meraviglia.
Lunghi silenzi, sguardi, il paesaggio che parla: a volte, in questo tipo di storie dicono di più di mille parole.
Disegni
I disegni di Alberto Massaggia sono davvero un pezzo forte di quest’opera, uno stile che mi piace proprio.
Una parte da leone la fa anche la colorazione, in due tonalità: giallo/arancio per il presente, azzurro per il passato. Una bicromia che funziona a meraviglia con il colore blu scuro delle chine ed è a mio avviso molto più efficace del comunque bel bianco e nero del webcomic originale.
Nota speciale per la sequenza dell’ultimo bacio di fronte al treno: non so perché mi abbia colpito particolarmente, ma è una scena carica di tutta quella tensione di passione, futuro, aspettativa e ambizione che hai da adolescente, lo sturm und drang della generazione più internazionale di sempre.
Conclusioni
Restiamo sdraiati qui per sempre è un fumetto particolare, che ci parla in modo diverso in base a quello che noi vogliamo leggervi: io sono particolarmente sensibile alla tematica evidentemente e nel primo momento mi sono innervosito nei confronti del protagonista: poi però ho voluto vedere la vicenda sotto un’altra prospettiva e l’ho percepito come fosse voluto.
In ogni caso mi ha lasciato qualcosa e questo, nel caso di un fumetto che racconta faccende piuttosto intime, è di certo un bene.
Nerdando in breve
Restiamo sdraiati qui per sempre è un webcomic di successo che arriva finalmente su carta con il suo carico di questioni adolescenziali e paura di crescere in un mondo che spaventa, con la scusa di un mistero irrisolto e una faccenda a tinte fosche.
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