Rispondiamo anche oggi, come ogni giovedì, ad una domanda dei lettori: quali sono i tre videogiochi della vostra giovinezza (dove per giovinezza si intendono i primi 10 anni di vita)?
Clack: La Playstation in casa mia è arrivata che ero già alle scuole medie, per cui gli anni d’infanzia li ho passati in compagnia del Commodore 64 e del Windows 95. Tra gli innumerevoli giochi di cui drammaticamente non ricordo più il titolo, ecco la mia top 3:
Tank una lotta carrarmato contro carrarmato ultra pixellosa.
Space Invaders che penso non abbia bisogno di descrizioni.
Burper: Timon, Pumbaa e il rutto libero.
FrankieDedo: Star Wars: Dark Forces 1 e 2 – Perché Kyle Katarn è stato il personaggio di Star Wars che ho visto crescere e diventare da spia ribelle a cavaliere Jedi, risultandomi addirittura più interessante, sfaccettato e soprattutto cazzuto dei personaggi della trilogia classica.
Dungeon Keeper 2 – Ci sono giochi a cui giochiamo da bambini che ci sembrano bellissimi, solo che quando li riprendiamo da grandi ci accorgiamo che in realtà sono degli obbrobri. Ecco, Dungeon Keeper non è fra questi, e regge ancora il confronto proprio grazie a ciò che mi aveva catturato da piccolo: un’ambientazione fantasy comica e irriverente, un doppiaggio davvero ben fatto e delle meccaniche profonde e semplici. Ah, non dimentichiamo i demoni biliosi e le loro flatulenze! Non che adesso mi facciano ridere, eh. Sono diventato una persona seria. Serissima.
Age of Empires 2 – Davvero devo spiegare perché? Uno strategico ben fatto, divertente, che insegnava la storia ai bambini cocciuti come me e che mi ha pure insegnato a scrivere velocemente alla tastiera. Sì, perché non sapevo che si potesse copiare e incollare “HOW DO YOU TURN THIS ON”. Se ancora oggi milioni di persone ci giocano, e continuano ad uscirne espansioni dopo 18 anni, si capisce perché mi abbia colpito così tanto!
Giakimo: Fino ai dieci anni non ho mai giocato tanto ai videogames, addirittura non avevo computer o console per casa, ma nonostante ciò ho dei videogiochi dell’infanzia a cui ho giocato e rigiocato per anni. Sono soprattutto giochi per il computer che funzionavano in DOS (piangiamo insieme al ricordo della schermata nera e dei comandi da inserire per far partire i programmi).
Il primo è sicuramente Wolfenstein 3D. Il prototipo dei FPS, l’ho finito a tutti i livelli di difficoltà, esplorando e scoprendo quasi tutte le camere segrete (ed era una rottura di palle micidiale, bisognava andare raso muro premendo spazio in tutte le dannate stanze). Ho ancora in testa le urla dei vari soldati, che oggi rappresentano la totalità delle parole di Tedesco che conosco, oltre ai vari boss finali (SPOILER, il mega boss è Hitler in tenuta mecha). Ogni tanto ci rigioco, tanto mi piaceva e mi piace ancora.
Al secondo posto Lemmings. A prima vista un gioco stupido, ma in realtà era di un complesso e strategico che levati, al punto che era diventato un gioco di gruppo con tutta la mia famiglia unita nel disperato tentativo di salvare quanti più Lemmings possibili. Ricordo ancora un livello con al centro un blocco gigante che non si poteva scalare o scavare da un lato e che era troppo alto per lasciar cadere i Lemmings senza ucciderli. Penso di aver imparato ad imprecare proprio in quel momento.
Ah, a non dimentichiamo che ci volevano le password per riprendere a giocare, quindi avevo un quaderno tenuto tipo santino con tutti i codici dei vari livelli.
Ultimo, ma non ultimo Volfied. Questo probabilmente non se lo ricorda nessuno, ma è stato un altro classico a casa mia. Dovevi tagliare dei pezzi di un quadro stando attento a vari nemici alieni che si muovevano attorno al quadro. Da quello che mi ricordo non era possibile salvare, per cui ogni volta che si faceva game over si ricominciava da capo. Immaginate la frustrazione e lo stupore quando si andava lontano e si scoprivano mostri diversi e mai visti. Ad oggi non so come finisce, ma c’era la leggenda che alla fine in un filmato vedevamo la nostra astronave viaggiare via. Chissà se è vero.
jedi.lord: Videogiocare è uno dei miei hobby preferiti, ma posso definirmi un appassionato da una ventina d’anni, quando nel 1997 mi fu regalato il mio primo PC e fu amore a prima vista.
E la mia rovina.
Prima il mondo dei videogiochi mi attraeva, ma sempre da lontano: non avevo mai posseduto una console (la mia prima e per ora unica è stata Playstation 3, pensate un po’), in casa c’era un Amiga che non sapevo usare se non per far partire qualche gioco copiato su floppy, senza avere cognizione di causa su quali capolavori esistessero all’epoca su quella mitica macchina.
Inoltre, il primo contatto con il mondo dei videogiochi lo ebbi con il PC IBM dell’ufficio dei miei genitori. Un unico floppy, 4 colori, mille emozioni.
Nelle fumose nebbie della mia mente riaffiora un’altra macchina che avevo in casa, dovrebbe essere lo Sharp MZ-700, andava a cassette, ricordo sicuramente Frogger e un misterioso gioco che mi attirava da morire a causa della sua descrizione fighissima, tipo di un avventuriero che deve fuggire da un castello.
Tornando alla domanda iniziale, scelgo i tre titoli su cui spesi più ore nella mia fanciullezza e che contribuirono a gettare le basi di ciò che sono ora.
Fecero un gran casino, insomma.
Aldo’s Adventure: questo titolo del 1987 è secondo me il primo videogioco cui io abbia mai giocato. Risiedeva su un singolo floppy e lo giocavo sul PC IBM dei miei genitori in ufficio. Si trattava di un platform 2D dalla grafica a 4 colori, con un protagonista che era sostanzialmente Mario con i baffi da cinese, e le meccaniche somigliavano anche a Donkey Kong.
A volte frustrante, ma prima la frustrazione era il nostro pane quotidiano.
Grazie a lui ho cominciato ad imparare ad usare MS-DOS.
Grazie, Aldo.
Goal! Seguito del mitico Kick-Off, Goal! di Dino Dini è stato il videogioco cui ho giocato di più per molti anni. Non esistevano i counter delle ore allora, ma ero in fissa assoluta. Goal! fu anche il primo gioco in assoluto che giocai in multiplayer, rigorosamente in locale con un mio amico, uno con il joystick, l’altro con la tastiera.
Estati di pallonate in cortile e di tornei a Goal!, sfide Faroer – San Marino che manco la finale dei Mondiali.
Potevi personalizzare le magliette, e c’erano tutte le rose ufficiali di una marea di campionati. C’era il Pescara di Galeone, e il Conte Max era un mucchio di pixel sullo schermo.
Mr. Dini, ovunque tu sia, grazie per questo gioco.
I GIG Tiger. Quando la nostalgia si fa potente, ecco che mi riaffiorano in mente i GIG Tiger, ovvero uno dei giocattoli più in voga quando facevo le elementari e da cui giocai fino allo sfinimento.
Si tratta di “giochi elettronici”, dotati di uno sfondo fisso con una matrice LCD sopra su cui erano preimpostati tutti i possibili movimenti/personaggi, che si accendevano al momento giusto.
Molti erano una specie di versione portatile ridotta dei tripla A di allora, tipo Street Fighter o Double Dragon, altri erano su licenza e mi ricordo di certo Batman e Terminator, forse anche un Jurassic Park. Il mio primo fu però quello dei Ducktales, seguito a ruota da quello di Cip & Ciop Agenti Speciali.
E a scuola non vi dico che mercanteggiare. Quando pensate che un titolo abbia una grafica troppo brutta, pensate anche che per divertirsi non è detto che sia necessaria…
LC: Scelgo giochi che da un lato mi sono rimasti impressi e dall’altro gioco ancora:
Age of Empires, WOLOLO.
Unreal Tournament, PAZZO ASSASSINO.
FIFA 98 (quello con il campo indoor), È PROPRIO UN’ENTRATA DA MACELLAIO.
Morgana: Il videogioco portatile della Sirenetta: non ricordo più cosa si doveva fare, forse semplicemente andare avanti e raccogliere tesori tipo forchette e scarpe, e scappare dalle murene di Medusa
Il visual game: i miei me lo comprarono pensando che sarebbe stato uguale al Game boy… non lo era, ma aveva tantissimi giochini carini (il mio preferito era quello che poi ho scoperto essere la copia di Doctor Mario) e ci ho trascorso parecchie ore.
Ovviamente Super Mario! Solo che i miei non si decidevano a comprarmi una console Nintendo (ho avuto il primo game boy alle medie) quindi mi dovevo accontentare di giocarci a casa degli amici!
Penny: Ordunque, stilare una top 3 dei migliori giochi d’infanzia sarebbe davvero difficile, ma fortunatamente la mia cultura videoludica è assai scarsa, il che mi permette di avere pochi titoli fra cui scegliere. Al terzo posto metto I Magicanti e i 3 elementi, che si trovava con le merendine della Ferrero. Lo porto nel cuore perché, avendo amato il cartone animato, poterci giocare mi ha permesso di vivere un pochino le avventure di Ben e Gemma nel mondo di Feliza e Badabè, con tanto di incantesimi e musichette. Da tanto era ben fatto si impallava sempre sul finale e non sono riuscita a finirlo fino a quando, qualche mese fa, ripensando ai vecchi giochi, l’ho scaricato e finalmente concluso. Son soddisfazioni.
Al secondo metto Hugo e lo specchio stregato, il mio privo “vero” videogioco per il pc. Ci ho passato un sacco di ore, sia sola che con la mia amica del cuore e tuttora ne ho uno splendido ricordo seppur mi renda conto che non fosse sto granché di grafica e trama, ma alle elementari mica facevo la difficile, ero tutta un “oh, va che forza! Se schiacci la barra spaziatrice, l’omino salta!”. La medaglia d’oro va a Ratchet and Clank – Fuoco a volontà, per Playstation 2. Il mio primo videogame da console, la prima volta di joystick che vibrano quando spari, l’emozione di usare una frusta infuocata, il suono di quando collezionavi bolt, le esplosioni, il Capitano Qwark e tutto il resto… non c’è battaglia, rimarrà sempre il mio videogame preferito.
Solidea: Parlando di giochi di infanzia è difficile per una persona nata negli anni ’90 non nominare dei titoli riguardanti Crash o Spyro. Difatti compaiono entrambi nel mio podio personale:
Crash Bandicoot 3: Warped. Di tutti i videogames dedicati al nostro adorato bandicoot umanizzato, di certo questo è quello che ho amato di più. Ho davvero consumato il disco, era di certo il mio gioco prediletto.
Spyro: Year of the Dragon. Draghi che vanno a spasso sugli skateboards, pinguini da guerra e scimmie munite di pistole laser. Devo davvero aggiungere altro?
MediEvil. Con questo gioco ho avuto un rapporto molto intenso di odio-amore. Mi terrorizzava, ma non riuscivo a smettere di giocarci. La storia di Sir Daniel Fortesque mi affascinava tantissimo. Ricordo ancora Gallowmere come una delle ambientazioni più cupe di sempre, e la faccia spigolosa del negromante Zarok è comparsa in parecchi dei miei incubi d’infanzia.
Tencar: Tre sono i giochi che hanno segnato la mia gioventù.
Partiamo dal mitico Xenon 2: Megablast, uno sparatutto a scorrimento verticale dove si è alla guida di una navicella spaziale che deve distruggere tutto ciò che si muove a schermo: un titolo davvero complicato che è una chicca con una colonna sonora notevolissima.
In seconda posizione c’è il meraviglioso Sensible Soccer che, per anni, è stato il gioco di calcio per eccellenza. Ricordo ancora il tempo speso nell’editare tutte le squadre per poter giocare la Serie A con i nomi reali… Che spettacolo.
Sul gradino più basso del podio inserisco Stellar 7 (il remake, non quello del 1983) che aveva tutte le carte in regola per essere un passatempo eterno: un carrarmato spaziale, delle astronavi aliene e tante tante esplosioni!
Wiwo: Age of Empires I mi fu portato da mio padre e fu subito amore. Ho passato ore (rigorosamente censite e limitate dai genitori) a sterminare avversari, usare trucchi perché le auto futuristiche erano più divertenti, creare scenari improbabili e convertire unità. Wololo!
Timon & Pumbaa’s Jungle Games. Hippo Hop: Pumbaa ha fame! Timon, va a recuperare insettose prelibatezze oltre il fiume! Questo gioco è stato fonte di risate e frustrazione. Quando i dannati ippopotami erano sempre meno, finire in acqua era la norma, ma era comunque divertente. Let’s go, gamers!
Indiana Jones and his Desktop Adventures: un pixelloso Indiana Jones si muove in una finestra del desktop, combattendo i suoi classici nemici e risolvendo la missione di turno. Ammetto di averne risolte molto poche, visto che mi spaventavo anche con i pixel!
Zeno2k: Per poter rispondere a questa domanda, data la mie veneranda età, occorre tornare indietro fino al 1986. All’epoca il videogioco era prevalentemente vissuto al bar, con i cabinati.
A casa, tuttavia, avevo un bel esemplare di Atari 2600 a cartucce, su cui passavo parecchio tempo grazie agli storici Pitfall e Space Invaders.
Però le mie emozioni più intense, anche perché legate a momenti passati con gli amici, sono state vissute spendendo fiumi di monete da 200 lire nei bar del quartiere. E se una delle attività principali era quella di andare in esplorazione per scoprire l’esistenza di nuovi giochi, non posso però esimermi da citare quelli con cui ho sicuramente passato più tempo in assoluto: Double Dragon, Bubble Bobble e Out Run. Certo ci sarebbe anche Gal Panic, ma non ditelo alle mie figlie.