Recensione
Syberia 3 è uno di quei prodotti il cui destino era già scritto ancor prima che arrivasse sul mercato, ed è davvero inutile negarlo. Tutti sapevamo che sarebbe stato un prodotto per pochi, rivolto a una nicchia di mercato ben definita, e così è stato. Tutti sapevamo che avrebbe avuto un sacco di difetti tecnici, figli di uno sviluppo poco al passo con i tempi, volto a soddisfare gli irriducibili di un genere ormai ben lontano dai suoi anni migliori, e così è stato. Eppure, nonostante sia sempre stato ben consapevole di ciò a cui sarei andato incontro una volta ritornato a vestire i panni di Kate Walker, non riesco a non provare una certa amarezza nel constatare quanto Syberia 3 sia da considerarsi una enorme occasione mancata.
Considerando l’innegabile bontà della sua sceneggiatura, sostenuta peraltro da un “pregresso narrattivo” per certi versi davvero ben sfruttato, è infatti impossibile non guardare ai difetti oggettivi della produzione senza interrogarsi sul perché non vi sia stato posto rimedio prima che il gioco raggiungesse i negozi. Sì, perché nonostante il fascino della sua criptica premessa, Syberia 3 appare come un prodotto davvero poco al passo con i tempi, e questo non solo a fronte di un comparto tecnico ben lontano dagli standard a cui ci siamo abituati, ma per un’impostazione generale incapace di rievocare il fascino dei precedenti capitoli della saga.
Kate è sempre eccezionale, intendiamoci, anche se questa volta non ci è stata concessa l’opportunità di ascoltarla nella nostra lingua, ma ciò non toglie che il suo fascino si riveli incapace di reggere la totalità di una produzione che sembra davvero poco rifinita sotto tutti i punti di vista, eccezion fatta per la colonna sonora, vero fiore all’occhiello dell’esperienza. Vuoi per un cast di personaggi non particolarmente carismatici, impoveriti peraltro da un lip-sync aberrante, doppiaggi surreali, e animazioni facciali impresentabili che ne riducono il già mediocre impatto emozionale, vuoi per una serie di enigmi che non brillano per originalità, Syberia 3 propone un’esperienza che sembra tentare disperatamente di richiamare alla mente del giocatore i ricordi dei suoi due predecessori, senza tuttavia riuscirci mai del tutto.
E la cosa paradossale e particolarmente dolorosa, è che questa sensazione permane lungo tutto il corso dell’esperienza. Sono cose che fanno male, specie se riguardano una saga gloriosa, per quanto sempre di nicchia, come quella di Syberia. La sensazione è infatti che il team di sviluppo volesse dare a Syberia 3 una dimensione moderna e al contempo fedele alla tradizione del brand, ma tale obiettivo, miseramente fallito, ha dato vita a un’esperienza che più che vintage potremmo definire antiquata, con tutte le tragiche conseguenze del caso.
Conseguenze che si riflettono ovviamente anche sull’interfaccia, ampiamente rivedibile, e sul gameplay vero e proprio, piuttosto macchinoso e dunque poco appagante anche durante la risoluzione degli enigmi. Non è ovviamente tutto da buttare, come per l’appunto una buona parte degli enigmi proposti, ma è piuttosto chiaro come gli unici in grado di soprassedere sugli evidenti limiti del prodotto, siano coloro che nutrono un amore quasi viscerale per la saga e per le avventure grafiche nella loro totalità.
Chiunque non faccia parte di questa sempre più ristretta cerchia di appassionati, difficilmente riuscirà a farsi coinvolgere dalle vicende narrate e, soprattutto, a identificarsi in personaggi che oltre a risultare poco credibili, mal si sposano l’uno con l’altro, in un contesto generale che non trasuda quella magica alchimia che, a conti fatti, ha gettato le basi per far sì che questo mediocre sequel arrivasse a essere concepito. Si poteva e si doveva senz’altro fare di più, almeno su questo credo proprio che nessuno potrà dissentire.
Nerdando in breve
Syberia 3 rappresenta purtroppo solo una pallida imitazione dei due cult che l’hanno preceduto, e gli unici in grado di apprezzarlo saranno i veri irriducibili del brand.
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