Non stiamo parlando di Robin, altra faccia della medaglia di Batman, ma del vero e originale videoludico Wonder Boy, che tanti e tanti cuori ha spezzato nella lunga storia del videogioco. All’alba del 1989 fece semplicemente faville su SEGA Master System per poi approdare, qualche anno dopo, anche sul Game Gear.
Oggi, a distanza di ben ventotto anni, arriva sulle console cur-gen il remake del terzo capitolo, ribattezzato semplicemente Wonder Boy: The Dragon’s Trap.
Recensione
Cimentarsi con un remake di un titolo tanto blasonato è sempre un’impresa ardua. Da un lato c’è il rischio di deludere i nostalgici che hanno amato l’originale; dall’altra c’è l’esigenza di modernizzare il titolo, senza snaturarlo, per renderlo appetibile alle nuove ed esigenti generazioni.
Wonder Boy: The Dragon’s Trap ci porta dritti nel finale del secondo capitolo della saga Wonder Boy: stiamo per affrontare (e sconfiggere) il Drago Mecha il quale, dopo essere dovuto soccombere alla nostra micidiale spada, ci scaglia addosso un terribile maleficio, trasformandoci in una lucertola sputafuoco.
Da qui ha origine la nostra avventura: persi equipaggiamento e potenziamenti, dovremo affrontare un terribile viaggio in lande infestate da pericolosi mostri, al fine di sconfiggere i boss di area e, naturalmente, ricevere una nuova maledizione.
Ed ecco che da lucertole ci troveremo trasformati in topo, poi piranha, quindi leone ed infine falco. Ogni forma antropomorfa ha la sua peculiarità, il suo potere speciale, e ci consentirà di affrontare i nemici in modo differente e accedere ad aree di gioco altrimenti precluse. Ci troveremo quindi a tornare e ritornare in zone già visitate per esplorare nuove aree grazie alla forma acquisita, così come ad accedere a sezioni completamente nuove e sempre più letali.
Lo scopo ultimo, ovviamente, è quello di abbattere tutti i boss e riguadagnare finalmente forma umana.
Gameplay
Un po’ metroidvania, un po’ roguelike. Wonder Boy: The Dragon’s Trap è un titolo dannatamente impegnativo. Venire a mal partito non solo è facile, è praticamente scontato. Dovremo livellare adeguatamente il personaggio, esplorando ogni area a disposizione, comprare i giusti equipaggiamenti ed imparare come affrontare i diversi mostri, ognuno con i suoi punti di forza e debolezza.
Gettarsi a capofitto vuol dire morire e ripartire da capo, e senza adeguata preparazione un gioco terminabile in un paio d’ore può diventare letteralmente infinito.
Tornare al villaggio, però, ci darà anche la possibilità di spendere soldi ottenuti abbattendo gli avversari presso i mercanti locali. Qui avremo modo di acquistare equipaggiamento migliore, pozioni di cura e armi aggiuntive.
Solo con un delicato e attento lavoro di preparazione degli scontri avremo modo di superare le aree e sconfiggere i boss.
Per chi non avesse mai giocato i titoli della saga, Wonder Boy: The Dragon’s Trap è un classico platform in due dimensioni a scorrimento orizzontale, con ampie zone liberamente esplorabili (a patto di essere in condizione di sopravvivergli) e un briciolo di GdR nella gestione del personaggio.
Comparto tecnico
La prima cosa a colpire è sicuramente la veste grafica. Completamente ridisegnato con raffinato gusto moderno, Wonder Boy: The Dragon’s Trap è un vero capolavoro di grafica fumettosa accattivante. A questo va aggiunta una cura eccezionale nelle animazioni e nei fondali, accompagnato da una colonna sonora che strizza l’occhio ai motivi originali ma che li svecchia senza stravolgerli.
Il lavoro di rifinitura fatto dai ragazzi di Lizardcube è eccezionale, al punto che se non se ne conoscessero le origini, il titolo potrebbe sembrare un lavoro nuovo di zecca, e non un remake.
Come tutti i platform del genere, poi, lo stile di gioco si compone di pochi semplici comandi: muoversi, saltare, accucciarsi e attaccare. Ovvero tutto quello che serve per divertirsi come pazzi.
Come detto, il gioco può essere terminato in un paio d’ore: le aree di gioco sono le stesse che erano presenti nell’originale, senza aggiunte. Tuttavia è giusto rimarcare che questo lasso di tempo non comprende tutti i trial and error necessari per corazzarci a dovere contro i pericolo del mondo dei mostri.
Ultima chicca: la possibilità di cambiare la veste grafica tra moderna e classica, come già visto in altri remake come The Secret of Monkey Island. Cosa che sicuramente farà felici i gamer più nostalgici, non si tratta di un semplice switch: le opzioni di gioco consentono di simulare anche effetti scanlines, musica e suoni retro. Una vera gioia per i retrogamer. Il cambio avviene con un tocco del controller per cui è possibile passare immediatamente da una grafica all’altra e gustarsi appieno tutto il lavoro di restyling fatto dagli sviluppatori.
Per chi invece ama le novità, da segnalare la presenza di una “wonder girl” con cui è possibile cimentarsi al posto del solito maschietto.
Prezzo
Wonder Boy: The Dragon’s Trap è disponibile per Switch, Xbox One e PlayStation 4 al prezzo di 19,99 Euro. Da giugno sarà disponibile anche per PC.
Considerazioni finali
Anche se non sono un grande amante di questi classici, ammetto di aver speso quasi tutte le mie paghette di bambino quando il primo mitico Wonder Boy fece capolino nei cabinati dei bar.
Non ho poi avuto il piacere di possedere console SEGA per cui riscoprirlo oggi, a distanza di tanti anni, è stato un vero piacere. Semplice nelle dinamiche ma impegnativo senza diventare frustrante, questo Wonder Boy: The Dragon’s Trap è davvero un gioiellino.
Nerdando in breve
Wonder Boy: The Dragon’s Trap è il top tra i classici platform che hanno fatto la storia del videogioco. Oggi in una veste ultra patinata che lascia a bocca aperta.
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Trailer
https://www.youtube.com/watch?v=eYXzXBbFKOY?rel=0&w=640&h=360
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