Lo ammetto, partivo altamente prevenuto, soprattutto dopo aver assistito alle due cineporcate targate JJ e malamente poste sotto l’egida di Star Trek. Non ho mai fatto un mistero di considerare il reboot come apocrifo, messo in mano ad un amante di Star Wars e che ha de facto confezionato altri due film SW con nomi e personaggi Trek. Date queste premesse, quindi, sono andato a vedere Star Trek Beyond più con timore che con speranza.
Potete quindi immaginare la mia sorpresa quando ho visto un puro concentrato di filosofia Trek. Beyond è tutto quello che ho sempre amato di Star Trek: ho ritrovato i sentimenti, le emozioni, le sensazioni che mi hanno fatto innamorare del franchise molti anni fa, e ho visto sparire tutte quelle brutture fracassone e spaccone che invece mi avevano fatto storcere il naso con le prime due pellicole.
Ma andiamo con ordine e vediamo i nove punti per cui Star Trek Beyond è, a tutti gli effetti, un film TREK (al netto di qualche scivolone perdonabile).
- Spock e McCoy: celeberrimi i battibecchi tra i due personaggi in TOS. Qui tornano svecchiati ma con la stessa brillantezza che li ha resi immortali.
- Simon Pegg: un vecchio cuore Trek non mente. La sua mano si sente eccome nella sceneggiatura e aveva ragione a chiederci di non fidarci del trailer. Bella la trama, belli i personaggi: ben tratteggiati e che, nonostante lo spazio risicato di un film, emergono con le loro complessità, le sfaccettature fatte di luci e ombre. Pochi gli stereotipi, tanta invece l’ironia.
- L’ambasciatore Spock: avevo considerato interessante lo stratagemma adottato da Abrams per far partire il reboot. Con la dipartita di Nimoy mi aspettavo un commiato degno: ho assistito ad un tributo rispettoso e delicato.
- Un passo avanti: George Takei ha criticato il Sulu omosessuale per il fatto che non era così concepito da Roddenberry. Tuttavia Star Trek ha sempre portato l’asticella un pochino più in alto sul piano della diversità assunta come normalità in un futuro migliore e possibile (che poi è la chiave che rende Star Trek quello che è, e i trekker quello che sono). Per cui ho personalmente apprezzato questa scelta di riprendere la corsa verso una società più unita sotto i valori della Federazione.
- Jar Jar Abrams: troppo impegnato per dirigere questo film, lascia la regia a Justin Lin (Fast & Furious). Non potrei essere più grato di averlo solo come produttore.
- Azione: dalle mie parole poteva sembrare che non mi piacessero i film di azione nello spazio. Niente di più falso: è solo che un film Trek, a mio avviso, non può essere composto al 90% di scazzottate e pew pew (come Into Darkness, per intenderci). Beyond ne ha la quantità e la qualità giusta.
- Cattivo: e che cattivo! Idris Elba, oltre ad essere un grandissimo attore, dà vita ad personaggio tormentato, guidato da valori precisi e passionali (anche se distorti e deviati). Niente a che vedere con quello squilibrato di Khan che, alla fin fine, non si capisce dove voglia andare a parare. Qui non abbiamo un concentrato di cattiveria fine a se stessa, ma un percorso completo e articolato.
- Citazioni: il film ne è infarcito, a volte appena velate, altre volte sparate in faccia allo spettatore. Ognuna è un tuffo al cuore. Citazioni dai film e dalle serie (compresa Enterprise, normalmente bistrattata). La mia preferita? Kirk: “Un’altra maglietta strappata”.
- Emozioni: forse sarà stato un fan service, ma la scena finale di Spock mi ha fatto commuovere. Chi non ha pianto, non ha amato davvero TOS.
Insomma: Star Trek Beyond è un film che mi ha divertito, esaltato ed emozionato. Che chiedere di più?
Per amore di verità devo segnalare le due storture che andavano evitate: troppe parolacce (no, non fa moderno, fa solo fuori luogo) e l’accento russo di Chekov.