Recensione
Devo ammettere di aver diffidato di For Honor sin dalla sua primissima presentazione, e non per qualche specifico motivo, ma più che altro perché il progetto, per quanto appariscente e potenzialmente spettacolare, sembrava mancare di sostanza… di basi solide. Poi, per fortuna mia e di tutti coloro che non erano ancora pienamente convinti della bontà del lavoro di Ubisoft, sono arrivate ben due fasi di testing del comparto online e, piano piano, dentro di me ha cominciato a farsi strada l’idea che For Honor, in fondo in fondo, avesse davvero le carte in regola per proporre un’esperienza di livello. E ora, reduce da una profonda analisi della versione finale del gioco, posso dirlo senza particolari remore: For Honor è senza dubbio un titolo di qualità, sebbene questo non implichi però che sia adatto a tutti.
Sì, perché per quanto curato sotto ogni punto di vista, dalla narrazione al comparto tecnico, passando ovviamente per il suo ottimo contesto multiplayer, For Honor è tutt’altro che un gioco per le masse. Sebbene, complice la decisione di Ubisoft di basare l’esperienza su tre fazioni così celebri e appariscenti come Vichinghi, Samurai e Cavalieri denoti il chiaro obiettivo di stuzzicare l’interesse di un pubblico quanto più vario e vasto possibile, sono infatti sufficienti poche ore nel multiplayer per accorgersi di quale sia l’effettiva natura del prodotto e di quanta fatica sia necessaria per padroneggiarne ogni sfumatura, aspetto imprescindibile per goderselo a pieno.
Differenze tra gli Eroi
Se siete fra coloro che si aspettano un gioco accessibile e rilassante, in cui chiunque può entrare, schiacciare qualche tasto a caso e seminare il panico per i campi di battaglia online, fermatevi, riprendete fiato e richiudete il portafogli prima di buttare i vostri soldi, perché in tal caso For Honor vi regalerà solo tristezza e disperazione. Con For Honor, Ubisoft ha infatti dato vita a quello che potremmo definire come la vera evoluzione del concetto di “beat ‘em up” e proprio alla luce di questo, è necessario sottolineare quanto lo studio del sistema di combattimento sia imprescindibile al fine di comprenderlo e goderselo in pieno.
Certo, se il vostro obiettivo fosse quello di godervi l’onestissima modalità storia che il gioco propone, forse tutta questa “preparazione” non sarà necessaria, ma ciò non toglie che il sistema di combattimento, inizialmente bollato da molti come troppo semplice e banale, nasconda in realtà una profondità e una complessità davvero fuori dal comune. Tolte le azioni di base, ovvero una schivata, due attacchi (uno pesante e uno leggero) e uno spezzaguardia, il combat system è infatti pieno zeppo di azioni secondarie, combo e dinamiche uniche che, complici anche le profonde differenze tra i 12 personaggi attualmente disponibili, rendono il gameplay estremamente poliedrico e, di riflesso, danno un senso alla presenza di così tanti eroi differenti.
Ciascuna fazione presenta infatti evidenti differenze in termini di stile di combattimento rispetto alle altre e, cosa ancor più importante, anche gli eroi appartenenti a una stessa fazione, garantiscono un’esperienza unica e originale. E proprio alla luce di questo, trovare il personaggio più adatto al proprio stile di gioco non sarà affatto una passeggiata, portandovi magari come nel mio caso a volerli provare tutti prima di prendere una decisione.
Modalità Storia
E in questo senso potrebbe risultarvi particolarmente utile anche la modalità storia, vera grande incognita di For Honor fino al momento del suo lancio, rivelatasi tuttavia una piacevole aggiunta a un’esperienza che risulta davvero completa sotto ogni punto di vista. Seppur chiaramente marginale rispetto al multiplayer, vero fulcro dell’esperienza, la campagna di For Honor si è rivelata sorprendentemente piacevole, e questo non tanto perché offre l’opportunità di prendere dimestichezza con il mondo di gioco e le sue regole, ma soprattutto perché Ubisoft non si è affatto risparmiata sul fronte della narrazione.
Non siamo di fronte a una campagna che resterà impressa nelle vostre menti in eterno, intendiamoci, ma la progressione, lo stile narrativo e in generale il ritmo di questa modalità, impreziosita peraltro da ottimi spezzoni di stampo cinematografico, la rende ben più di un banale tutorial volto a preparare grandi e piccini agli orrori di un multiplayer a dir poco brutale, rimasto peraltro essenzialmente invariato rispetto a quanto visto nella closed beta prima e nell’open beta poi. Un multiplayer suddiviso tra modalità a partecipazione ridotta, se così vogliamo dire, riservate a gruppi di giocatori più o meno vasti il cui numero, a conti fatti, influenza il ritmo dell’esperienza in maniera tutt’altro che marginale.
Multiplayer
In Deathmatch e Dominio, aperte a gruppi di 8 giocatori suddivisi in due squadra da 4 elementi ciascuno, il caos regna infatti sovrano, premiando più le capacità organizzative dei gruppi piuttosto che le abilità dei singoli giocatori che li compongono, mentre in Mischia e Duello, sfide riservate rispettivamente ai 2vs2 e ai 1vs1, la padronanza del sistema di combattimento delle sopracitate peculiarità degli eroi, rappresentano la vera chiave del successo. Siamo insomma di fronte a un comparto online a due velocità, pensato per accontentare sia un pubblico di puristi (nel caso di Mischia e Duello) che di giocatori occasionali interessati a godersi la spettacolarità dell’azione.
E questo ci porta all’ultimo tema su cui vorrei spendere qualche parola, ovvero la realizzazione tecnica. Con For Honor, Ubisoft è riuscita a proporre una realtà di gioco incredibilmente credibile, affascinante e coinvolgente, capitalizzando non solo sul fascino delle fazioni scelte, ma anche sul talento di un team di sviluppo che non ha lasciato davvero nulla al caso, né in termini di audio che in quanto a impatto visivo.
Conclusioni
For Honor si è dunque dimostrato un prodotto di buonissima qualità, capace di spazzare via i dubbi e le perplessità della vigilia nell’arco di pochissime ore. Siamo tuttavia di fronte a un prodotto il cui target è molto più specifico e ridotto di quanto molti pensino – e di quanto la stessa Ubisoft abbia lasciato intendere – motivo per cui invito caldamente chiunque intenda gettarsi le vivo del conflitto tra Vichinghi, Samurai e Cavalieri, a valutare l’acquisto con freddezza e razionalità, perché per quanto oggettivamente completo sotto ogni punto di vista, For Honor è e resterà un prodotto orientato prevalentemente al multiplayer online e come tale deve essere interpretato.
Nerdando in breve
Una vera e propria evoluzione del concetto di picchiaduro, contestualizzata in un universo di gioco incredibilmente dettagliato e affascinante che non potrà davvero lasciarvi indifferenti.
Trailer
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