Frank Miller è stato senza dubbio l’ospite più atteso di questa edizione del Lucca Comics & Games. Autore fondante per il fumetto internazionale, Miller è un’icona vivente del settore e ha rappresentato un crocevia per il modo di concepire personaggi e scrittura.
Inutile dire, quindi, che all’incontro con la stampa, che si è tenuto a Lucca la mattina di venerdì 28 ottobre, si respirava un’atmosfera di autentica emozione e si era avvolti da un silenzio elettrico e reverenziale, di quelli che si riservano alle leggende.
Personalmente, conosco Frank Miller per il suo apporto al cinema: ho apprezzato il suo tocco innovativo e visionario nella regia di The Spirit e di Sin City (non era accreditato per problemi di sindacato, ma per stessa ammissione di Robert Rodriguez ha diretto la maggior parte del film). A livello fumettistico, ho letto solamente il suo Batman: Anno uno, per cui non mi considero certo un’esperta. Eppure sono rimasta affascinata da questa figura schiva e brillante, seminascosta da un cappello nero degno dei film noir che tanto ama.
Miller si è presentato in sala stampa e si è trattenuto per una ventina di minuti di intervista: è apparso segnato e sofferente nel corpo, ma la sua mente è più lucida che mai.
La chiacchierata ha spaziato tra i temi più vari, toccando spesso l’attualità e la politica. Per tutto il tempo, Miller è riuscito a tenere alta l’attenzione con poche parole e risposte spesso ironiche e lapidarie, come solo i grandi personaggi sanno fare.
Ci si è concentrati molto, come era prevedibile, sul rapporto con il cinema a partire dal mai nascosto amore per il genere noir e hard boiled, che tanta parte ha avuto nella cinematografia ma anche nell’opera a fumetti dell’autore. Miller ha dichiarato di aver scoperto il genere attraverso la lettura di The Spirit. Da lì, ne è rimasto folgorato, tanto da divorare le pellicole anni Quaranta, nelle quali ha trovato una connessione stretta con il proprio lavoro.
Sui cinecomic, che secondo alcuni si prenderebbero troppe libertà nella trasposizione delle storie a partire dalla carta, Miller è stato estremamente realista: è il passaggio da un media all’altro che, inevitabilmente, comporta dei cambiamenti. A volte il risultato finale viene male, ma in altre occasioni è ineccepibile, come nel caso del Superman de L’uomo d’acciaio e di 300, entrambi portati sul grande schermo da Zack Snyder.
Miller ha poi identificato in Mezzogiorno di fuoco il suo film preferito in assoluto e in Superman (il 1°, quello del 1978) il cinecomic migliore.
La conversazione si è poi soffermata sul rapporto tra il lavoro di Frank Miller e la società attuale. L’autore ha dichiarato di non considerare le sue tavole profetiche: compito del fumettista, secondo lui, è prendere in giro ciò che di stupido la società offre ed è questo che lui sente di fare con il suo lavoro. Non sente di dover dire a qualcuno cosa fare o cosa pensare, ma si rende conto che il suo modo di vedere le cose traspare palesemente dalle sue storie.
Qualcuno ha domandato se opere come “Sacro Terrore” possano dare un’immagine un po’ troppo semplicistica dei problemi sociali ma, secondo Miller, non esiste una chiave di lettura univoca per i fumetti.
Inoltre, la presenza massiccia della violenza nelle sue tavole ha fatto sorgere la domanda se, secondo Miller, il messaggio fosse che la violenza stessa è una soluzione ai problemi. L’autore ha smentito categoricamente questa possibilità, dichiarando che se quest’elemento è così preponderante nelle sue storie è perché si tratta di fumetti d’avventura e perché si riconosce di essere molto bravo a disegnare scene di lotta.
Infine grande spazio è stato lasciato proprio ai fumetti, a partire da alcuni dei personaggi più iconici a cui Miller abbia lavorato. A partire da Ava Lord, dal microcosmo di Sin City (e protagonista su grande schermo di Sin City: Una donna per cui uccidere, diretto proprio da Miller), che secondo lo stesso autore nasce come la più classica delle femme fatale, disposta a indossare qualunque maschera, anche quella della ragazza indifesa, per raggiungere i suoi scopi. Ma molto si è detto anche di Batman, personaggio che Miller ha dichiarato di apprezzare per via della furia e della rabbia dovute ad un dramma personale e alla fiducia rigida nella giustizia, aspetti che lo hanno colpito molto.
Riguardo alla collaborazione, proprio su questo personaggio, con Brian Azzarello, Miller ha dichiarato che lavorare insieme è molto semplice e divertente e di considerare il suo Batman più emotivo e intenso, ma che quello di Azzarello è sicuramente più sveglio e intelligente.
Per quanto riguarda i progetti futuri, Miller ha escluso qualunque possibilità di riprendere il personaggio di Elektra, mentre ha lasciato più spazio a Sin City, definendolo un progetto in fieri a vita. Ha dichiarato, poi, di avere in mente una nuova storia per Ronin, con Casey protagonista, e di stare lavorando a Serse, ideale seguito di 300 caratterizzato da un approccio più mistico.