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FIFA 17 – Vivere il sogno

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La mia storia con la serie FIFA è parallela alla mia storia videoludica. Con ciò non sto dicendo che io abbia giocato solo a quello nella mia vita, ma FIFA 98 – Road to World Cup, con un Paolo Maldini in maglia azzurra in copertina, fu il mio primo, vero, gioco originale per PC. Ed era un grandissimo gioco.

Ho giocato a FIFA su PC per molti anni. Poi, il tradimento: due o tre anni di PES, la distinta concorrenza, e poi il ritorno di fiamma su Playstation 3, fino a FIFA 14. Qualche anno l’ho saltato, ma FIFA per me è sempre stata una costante, pur essendo consapevole che si tratti di un titolo stagionale e super inflazionato e che ciò confligge con la mia attuale hipsteraggine videoludica: mi ci diverto, mi ci sono sempre divertito e il calcio l’ho sempre amato. Quindi, caro FIFA, per me rappresenti una certezza ed un porto sicuro.

Dopo due anni di buio, grazie ad EA, torno al mio caro FIFA, per giunta su PC, come 19 anni fa.

Come si parla di un gioco di calcio? Non chiedetelo a me, ma sono io a dovervene parlare stavolta, quindi accontentatevi.

Nelle ultime edizioni, la mia esperienza su FIFA si concentrava principalmente su due modalità: le Stagioni online e l’ormai irrinunciabile FUT, secondo me la pensata più geniale che il team di sviluppo potesse mai fare.

Entrando in FIFA dopo 3 anni, mi fa molto piacere ritrovarle e notare come esse e tutte le altre modalità si siano arricchite di possibilità e contenuti che mi hanno quasi disorientato. Apro i miei pacchetti iniziali e sono di nuovo a casa con i miei Pretoriani F.C., perdente ma fondata con tanto orgoglio nel novembre 2013. Signori, FUT diventa sempre più bello ogni anno e c’è talmente tanta roba da fare che per seguire tutte le possibilità avrei bisogno di spendere l’intero mio tempo libero. Per gli approfondimenti del caso, lascio la parola ai miei colleghi Falconero e Falloppa che sono certamente più esperti di me e vi inonderanno di tattiche, segreti e guide da far impallidire EA Sports stessa.

Sono convinto che non occorra che sprechi parole per parlare della mastodontica quantità di licenze e di squadre opzionate da EA: io che amo, adoro giocare con le compagini di serie infima e di popolarità non pervenuta gioisco a più non posso. Un peccato per la serie B italiana non licenziata e la mancanza della nazionale islandese che ha dato spettacolo ad Euro 2016 perché sono convinto che sarebbe stata una delle più giocate, ma d’altronde anche loro hanno ragione: se offri poco, non ti puoi aspettare miracoli.

Scesi in campo, il Frostbite Engine, che quest’anno ha sostituito l’Ignite, dà spettacolo. Su PC confermo che va tutto a meraviglia e i dettagli sono tanti e fanno sbavare il piccolo ultrà che è in me. Tanti gli stadi riprodotti, i giocatori più famosi sono clamorosamente identici e se si va in Premier League si sfiora l’estasi: ci sono persino gli allenatori. In azione, perlomeno dal confronto da quanto ricordo io, si notano innanzitutto l’enfasi e l’attenzione sulla fisicità nonché il nuovo modo di battere i calci piazzati. Prima ero scarso, ora non vi dico che chiavica. I rigori li tiro o in orbita o la palla fa fatica ad arrivare davanti al portiere. Sono decisamente arrugginito.

Lo so che una recensione di un gioco sportivo dovrebbe avere come nodo principale la trasposizione dell’esperienza sportiva come simulazione, in un tripudio di analisi di mosse, tasti, pulsanti e giocabilità. Ma FIFA è attualmente il top del calcio simulato, e Nerdando non fa recensioni, nient’affatto, e nemmeno articoli convenzionali su ciò che vi aspettate di sentirvi dire (no, non lo so se facciamo arte, quello ditecelo voi). Perciò, voglio parlarvi soprattutto della nuova modalità che è stata presentata in pompa magna da EA Sports nella scorsa primavera ma che negli articoli che ho letto in giro è liquidata generalmente come secondaria e migliorabile, un di più carino e divertente ma tutto lì.

Si, lo avete capito, sto parlando della modalità The Journey (Il Viaggio in italiano), che si prefigge di inserire una modalità narrativa aggiuntiva a tutte quella bella esperienza di calcio tout-court cui il franchise di EA ci ha abituato ogni anno.

Ora, ditemi un po’, lo avete visto il film “Goal“? No? Bene, vi dico brevemente che si tratta di una storia a sfondo calcistico abbastanza classica, dove c’è un giovane, Santiago, che proviene da una famiglia povera, ha il desiderio di diventare un calciatore e con tanto impegno, delusioni e vicissitudini riesce ad esaudire il suo sogno e giocare in Premier League.
Non si tratta certo di una pellicola da Palma d’Oro, ma se hai sensibilità per quel tipo di argomenti è piacevole.
Anzi, diciamo che fa gasare. Dai, chiunque di noi è cresciuto con storie del genere, non lo neghiamo.

Ecco, The Journey fa una cosa del genere: prende la classica modalità carriera giocatore, ci fornisce un protagonista fisso che si chiama Alex Hunter, inglese e provienente da una dinastia di calciatori, e ci fa vivere il sogno di partire dal classico campetto di periferia fino ad arrivare al sogno di giocare in Premier League.
In pratica vivremo le fatiche dell’allenamento duro per migliorarsi e guadagnare la fiducia del mister, l’ansia del debutto, i conflitti nello spogliatoio e i rapporti familiari: tutto ciò che una classica storia sportiva racconta dall’alba dei tempi e tutto ciò che chiunque abbia fatto sport a livello agonistico ha vissuto sulla propria pelle.

Ed è esattamente ciò che deve fare The Journey: arricchire una base solida che già c’era, con un contesto narrativo che ci porti a vivere un sogno raccontandoci il senso dello sport. Con tante luci colorate, con quelli “famosi” (ci sono Reus, Rodriguez, Di Maria…), con l’ambientazione perfettamente ricostruita della mitica Premier League con tutti i suoi templi.
Durerà poco, avrà bisogno di miglioramenti, non c’è dubbio: ma questa nuova aggiunta al già superbo franchise di FIFA io la apprezzo tantissimo perché, stupidamente, mi sono immedesimato. Se lo avessi giocato a 15 anni non sarebbe cambiato nulla nelle mie reazioni. Vi prego, puntateci tanto su questa modalità: lo sport ne ha bisogno.

Anche quest’anno FIFA si conferma essere una serie incredibile: pur essendo arrivata ad essere uno straordinario ripieno di contenuti e un appuntamento fisso che tranquillamente mantiene vivo l’interesse per l’intera annata, ad ogni iterazione aggiunge, disfa, ripropone la sua visione del calcio riveduta e corretta, tanto che a settembre siamo lì che attendiamo di pensionare il titolo dell’anno precedente per percorrere di nuovo il tunnel degli spogliatoi e gettarci in campo ad inseguire il sogno di una notte magica.


Nerdando in breve

FIFA 17 conferma di essere il re del calcio simulato con gran distacco. Nonostante ciò non si addormenta sugli allori e migliora un già ottimo FUT e aggiunge la splendida modalità The Journey. E anche per quest’anno, lo spettacolo è servito!

 

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