Indie

Redout – Pura velocità

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Redout: si tratta di un fenomeno, sperimentato perlopiù da piloti di jet, per cui una forte accelerazione g negativa causa un flusso di sangue dagli arti inferiori verso la testa. Questo flusso di sangue può essere potenzialmente pericoloso e causare danni alla retina e ictus.

Dato che non siamo diventati improvvisamente un blog di medicina, concentriamoci sul significato divertente di Redout.

Redout, innanzitutto, ha una strana assonanza con una ancor più strana parola. Wipeout.

Vi suona un campanellino nella mente? Se siete dei bei nerdoni stagionati come piacciono a noi, vi suonerà un’ intera orchestra di campane, che manco in Vaticano la domenica mattina, perché Wipeout è il capostipite di una saga famosissima che ebbe inizio su Playstation 1 per poi proseguire fino ai nostri giorni sulla Ps3. Ebbene, Wipeout è un illustrissimo esponente di un genere di videogiochi un po’ particolare, quello delle corse futuristiche, che tempo fa era molto più in voga di quanto non lo sia adesso ma che conta titoli estremamente divertenti sparsi un po’ su tutte le piattaforme che si sono avvicendate negli anni.

Anomalo è il fatto che io vi stia parlando di un gioco di corse, perché penso sia il genere più lontano da me in quanto a gusto ed abilità: io sono uno di quelli che se per sbaglio mette mano ad un gioco di macchine/moto, inserisce tutti gli aiuti, cambio automatico in primis, e se ne frega del realismo, anzi! Sarò pure un blasfemo, ma i giochi di corsa che mi sono piaciuti e mi hanno tenuto incollato allo schermo si contano sulle dita di una mano e hanno dei comuni denominatori: sono irrealistici, tamarri, hanno una musica spaccatimpani, possibilmente contengono esplosioni e trasmettono una sensazione di velocità smodata!

Uno di questi pochi fortunati è proprio Wipeout HD, stragiocato sulla mia fida PS3 e mi ci gioco quello che volete che il titolo di questo piccolo capolavoro dei torinesi 34bigthinghs è un richiamo duale alla sensazione dei piloti e al capolavoro della defunta Psygnosis: come ispirazione citano roba grossa come F-Zero, Rollcage, POD. Non pensate però neanche per un momento che possa trattarsi del solito, banale plagio. Qui abbiamo tra le mani un lavoro con i controfiocchi del quale l’industria videoludica nazionale dovrebbe andare seriamente fiera.

Redout è velocità.

Velocità incredibile, portata all’estremo da una resa visiva perfettamente cadenzata con scenari ispirati a luoghi reali declinati in chiave futuristica: li apprezzerete pur non avendone propriamente il tempo, perché sarete impegnati con un sistema di guida semplice, ma che ammette pochi errori se volete primeggiare. Spicca, come monito, l’assenza di un qualsivoglia livello di difficoltà: il gioco vi sbatte davanti quegli avversari, quelle curve a gomito, quei saliscendi e quei loop incredibili a 1000 km/h e non gli importa se voi vi sentite gitanti della domenica. Qui vale l’allenamento, vale prendere mazzate sui denti e poi prendersi una splendida sensazione tagliando il traguardo quel decimo di secondo prima dell’infame di cui avevate il fiato sul collo un istante prima.

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Occhi aperti, nervi saldi, la goccia di sudore che scende e si cristallizza sul collo nel momento in cui scartate a destra, poi a sinistra, turbo e salto vertiginoso verso la rampa del traguardo. Un attimo che dura un infinito… Calcolate male l’atterraggio e il pod va in pezzi. Gioia e dolori.

Imparerete a dosare il prezioso turbo, a scegliere i power up (passivi ed attivi) giusti per il tipo di sfida che state per affrontare; ad evitare il guardrail proprio nell’ultima curva perché lo scafo sta per cedere. A scegliere la sfida giusta che, vinta, vi riempirà di danaro così da migliorare la vostra vettura. Redout è strutturato secondo modalità classiche, seppur con una grande quantità di tipologie di sfida e quella che personalmente mi ha rapito è la carriera: anch’essa semplice, senza troppi fronzoli, molta sostanza, molto senso della progressione per la marea di pod, piste e power up da sbloccare e potenziare.

Sto andando avanti in un gioco di corse automobilistiche, è incredibile. Solo Burnout: Paradise e Need For Speed: Underground c’erano riusciti.

Voglio spendere due parole due sulla grafica perché per me merita un plauso speciale: stupenda, fluida, un’esplosione di colori, forme e tonalità che rendono Redout un vero spettacolo nello spettacolo, da osservare e godere anche se sarete concentrati nel non schiantarvi. Se c’è un titolo che merita di essere fatto girare a 60 fps, è questo qui. Il fatto che sia basato su Unreal Engine 4 aiuta di certo, ma come sempre l’engine è soltanto un mezzo, l’arte è nel come si usa.

Per Redout non voglio soffermarmi a fare il barboso che elenca le modalità, i modelli di guida eccetera, perché quello che conta davvero è prendere il joypad, mettere su le cuffie e mentre nelle orecchie pompa musica giustissima, far volare le dita sulle manopole, raccogliere l’adrenalina per schivate dell’ultimo istante. Riflessi pronti e tanto, tanto divertimento. E se avete la fortuna di possedere un visore VR, abbiate il coraggio di metterlo su e farvi una corsa in prima persona: non immagino che mal di mare che potrebbe venirmi se facessi una cosa del genere. Ma non appena potrò lo farò perché deve essere un’esperienza eccezionale.

Grazie ai ragazzi di 34bigthings per averci concesso la prova del loro titolo e tanti complimenti per il meritato successo di Redout, ad ulteriore riprova che in Italia le cose belle si possono fare eccome, soprattutto se provengono da un mondo indie vivo e vegeto, come ha potuto constatare Zeno2k giusto pochi giorni fa.

Oh, e devo anche ringraziarvi di un’altra cosa: non avevo mai visto prima la mia regione (l’Abruzzo) utilizzata come scenario in un videogioco. Brividi.

Redout è disponibile per Windows (la nostra piattaforma di prova), XBox One e Ps4.


Nerdando in breve

Il nuovo termine di paragone delle corse futuristiche arriva dall’Italia, con un connubio unico di stile, adrenalina e velocità.

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