Recensione
La seconda stagione di Aquarius è andata avanti, quest’anno, tra alti e bassi e un po’ in sordina, eppure il finale è da non perdere! Ammetto che, pur avendo amato la prima stagione (ve la siete persa? Recuperate la mia opinione a riguardo, allora), che aveva saputo conquistarmi e rappresentare, per me, una ventata d’aria fresca per quanto riguarda il panorama delle serie tv, la seconda stagione mi aveva fatto perdere un po’ di interesse e, per tutto il suo svolgimento, era rimasta un gigantesco “nì” nella mia mente.
Il motivo? Secondo me, un’inventiva un po’ stanca, per una trama probabilmente portata troppo per le lunghe, e una certa confusione di fondo, con argomenti che si accavallavano per poi finire nel limbo e puntate slegate che davano un’aria un po’ schizofrenica all’insieme.
D’altra parte, gli eventi sono noti a tutti e, per garantire un’intera stagione si rendeva necessario, per forze di cose, aggiungere qua e là. Il filo conduttore, comunque, c’è stato e, per quanto mi riguarda, è stato anche la parte più convincente di tutta la serie: ho adorato i flash forward disseminati lungo tutte le puntate, che ci rimandavano a frammenti della notte del 9 agosto 1969, caratterizzati visivamente da una fotografia priva di saturazione, con il rosso come unico colore a risaltare. E sono stati proprio questi spezzoni, nei momenti di maggiore noia, a convincermi ad andare avanti nella visione. Ma alla fine ne è valsa la pena perché il finale (che non vi spoilero, tranquilli) chiude finalmente tutte le linee narrative lasciate in sospeso, sa mantenere alta la tensione mostrandoci il massacro a cui siamo stati preparati per tutta la stagione e, soprattutto, ci lascia con le premesse per una terza stagione intensa.
Attori
Come nella prima stagione, musiche e attori sono rimasti la colonna portante dello show. Le lodi a Duchovny non sono mai troppe, è vero, ma anche i suoi comprimari non sono da meno. Su tutti un mefistofelico Gethin Anthony che, smessi i panni di Renly Baratheon, dà vita ad un perfetto Charles Manson. Ma la sorpresa di questa seconda stagione è sicuramente Brian F. O’Byrne, nel ruolo di Ken Karn, che riesce a dare spessore ad un personaggio che, nella serie precedente, ci era sembrato solamente insulso e invece, in questa, si prende le sue rivincite.
Conclusione
Insomma, il finale ha saputo convincermi a tal punto da decidere di dare una chance alla terza e, spero, conclusiva stagione. E voi, che ne pensate? Ditecelo nei commenti o sulla pagina Facebook!
Nerdandometro: [usr 3.2]
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