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Man in the Dark – “Mamma ho perso la… vista”

L’idea era quelle di andare a vedere un horror o, almeno, questo era lo spirito con cui mi ero approcciato alla visione di questa pellicola.
Don’t Breathe, ribattezzato in Italia (ancora non capisco il motivo di tale scelta) Man in the Dark è il nuovo film di Fede Alvarez, regista già del remake de La Casa e dietro la macchina da presa anche con il primo episodio della serie tv dedicata alla saga Dal Tramonto all’Alba.

La trama è molto semplice: tre ragazzi (tra cui uno che è palesemente Sean Paul) svaligiano case per racimolare qualche spicciolo e poter abbandonare Detroit in cerca di un posto migliore dove vivere. Grazie ad una soffiata, i ladri in erba vengono a sapere di un colpo che potrebbe permettere loro di realizzare il sogno di una vita, fuggendo in California e lasciandosi dietro la miseria.
Il piano prevede di derubare Norman Nordstrom, un veterano della guerra del Golfo che vive in un quartiere fantasma e che, rimasto cieco in seguito ad un’azione di guerra, ha perso la figlia in un incidente d’auto ed ha ottenuto un ricco risarcimento.
Tutto pare filare liscio e il terzetto non ci mette molto a rispondere alla domanda che in molti si porrebbero: è lecito derubare un cieco?
Inutile dire che il buon veterano si rivelerà, più che una facile preda, un letale cacciatore e, grazie alle proprie doti, trasformerà quello che sarebbe dovuto essere il furto della vita in un incubo.

La scelta di ambientare il film quasi tutto dentro la casa del veterano è molto azzeccata ed una regia dinamica usata sapientemente e con giudizio riesce a rendere anche le sequenze che potrebbero risultare più scontate adeguatamente coinvolgenti.
A minare molto la qualità del prodotto è, però, la sceneggiatura. Ora voi verrete a dirmi che, in un film del genere, l’ultimo elemento da giudicare è la scrittura della trama, ma, sarà che sono un pignolo, in questa pellicola le cose proprio non tornano. Si assiste ad una storia che si lascia seguire e che ha abbastanza senso, ma, se si va a riflettere a posteriori su quello che si è visto, ci si accorge molto spesso che accadono anche situazioni completamente assurde e prive di logica. La poca attenzione nei dettagli, unita alla scontata caratterizzazione dei personaggi principali (ad eccezione di un sempre ispirato Stephen Lang, che, per chi non lo sapesse, è il colonnello cattivo di Avatar e che qui praticamente si limita ad interpretare il nuovo personaggio esattamente come il precedente, con l’aggiunta dell’essere cieco), impedisce al film di brillare e funzionare come dovrebbe e porta spesso lo spettatore a pregare per la morte dei protagonisti, che comunque recitano come dei cani maledetti, ed a tifare per l’antagonista.

È un vero peccato perché, anche se magari i colpi di scena non sono poi davvero tali, la regia e le scelte fatte tengono incollati allo schermo per tutti i 90 minuti e, anche se in fondo non si parla di un vero e proprio horror, di salti sulla sedia il film ne regala.
La sensazione finale, invece, è quella di assistere ad un capitolo di Mamma ho perso l’aereo, con un invecchiato Macaulay Culkin che, nonostante l’aver fatto la guerra e l’aver perso la vista, rimane pur sempre un gran burlone con chi tenta di svaligiarlo.


Nerdando in breve

Fede Alvarez regala con Man in the Dark un nuovo capitolo alla fortunosa saga diretta da Chris Columbus “Mamma ho perso l’aereo”, anche se sceglie di usare toni più soft e ladri più giovani… che la sciatica da problemi.

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