Finalmente, dopo settimane a procrastinare, riesco a prendermi del tempo per parlare di Ashes. Già dal Modena Play infatti bramavo di poter provare questo titolo e Tencar (poveraccio) lo ben sa. Questa spasmodica attesa era dovuta soprattutto al fatto che i produttori (Plaid Hat Games) non avessero puntato a un nuovo capitolo di Dead of Winter, sulla scia di entusiasmo seguita al successone dello scorso anno, ma avessero deciso di “spingere” un titolo tutto nuovo.
Da queste premesse ecco Ashes: LCG tutto nuovo distribuito in Italia da Asterion e creato da Isaac Vega. Grazie alle illustrazioni di Fernanda Suarez, saremo catapultati su Argaia, un mondo reduce da una guerra tra le chimere e dei semi-dei chiamati Phoenixborn, intervenuti per soccorrere gli umani.
Come appunto diceva Andreotti: “Il potere logora chi non ce l’ha”, per cui anche tra i Phoenixborn scoppierà una guerra per guadagnarsi il rango supremo di divinità ed ereditare “il mondo rinato” (però dimostrando inesorabilmente la loro natura volgarmente terrena). Quindi noi saremo chiamati a prendere le veci di un Phoenixborn con l’unico fine di picchiare l’avversario con mostri e magie. Ovviamente, ogni Phoenixborn avrà i suoi poteri caratteristici e i mazzi precostituiti saranno caratterizzati ognuno dal suo particolare stile di gioco, però ci sarà la possibilità anche di dedicarsi al deckbuilding (un mazzo deve essere composto da 30 carte) o a un consigliatissimo draft (la scatola base infatti dice da 2 a 4 giocatori). Senza fare copia-incolla dal regolamento, in cosa differisce Ashes dall’essere banalmente un “Magic con il planeswalker già in campo”?
La prima sostanziale differenza è il pool del mana: qui abbiamo a disposizione 10 dadi da combinare secondo le proporzioni che più ci aggradano, in base alle tattiche del nostro mazzo (nella versione base ci saranno 10 dadi per ciascun tipo: dado naturale, mentale, rituale e illusorio). Su ogni dado da 6 facce possono esserci tre simboli: 2 simboli base, che potremmo brutalmente definire il mana neutro; 3 simboli classe, il mana specifico meno prezioso; e il simbolo potere, il mana più raro che servirà per le magie più complesse.
All’inizio di ogni turno, i giocatori lanceranno contemporaneamente i dadi determinando il pool di mana a disposizione per poter pagare le magie. Attenzione però, c’è anche la possibilità di cambiare il risultato di un dado al caro prezzo di scartare una carta dalla mano (e sapete quanto sia fondamentale avere un vantaggio di carte in un gioco del genere). La seconda differenza importante è l’alternanza con cui i giocatori si “rimbalzano” le azioni in ogni turno. Infatti un giocatore ha a disposizione due azioni (una principale e una secondaria), poi toccherà all’avversario e così via finchè entrambi non avranno esaurito le azioni disponibili in quel turno. Questa meccanica è davvero stimolante perché ti porta, per forza di cose, a ragionare e a pianificare il turno in modo molto diverso rispetto agli altri giochi di carte che ho provato. The last but not the least, in Ashes abbiamo la possibilità di scegliere la mano con cui iniziare la partita, ma con una piccola accortezza: devono essere tutte carte diverse. La prima volta che ho letto il regolamento mi è sembrata una regola superflua, ma poi mi son dovuto ricredere: ho provato anche partite “canoniche” pescando la mano iniziale, come ogni altro gioco, e ho notato che spesso mi trovavo inchiodato a non poter fare nulla perché i dadi non davano le combinazioni per giocare praticamente alcuna carta. Credo che la possibilità di scegliere la mano iniziale sia stato un modo per ovviare questo problema compensando appunto l’inevitabile alea del tiro del dado. Il giocatore si troverà così a dover pianificare fin da subito se scegliere una mano “spinta”, col rischio di non avere i dadi dalla sua parte, oppure iniziare moderatamente con magie “miste” in modo da avere sempre qualcosa da fare. In conclusione, Ashes mi sembra un titolo originale perché quantomeno ha provato a portare qualche innovazione negli LCG sperimentando meccaniche diverse e osando. Già il tentativo, secondo me, è apprezzabile e meritevole di interesse.
Sul fatto che sarà un successo non mi esprimo: ai posteri l’ardua sentenza.
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Ringraziamo Asterion per il prodotto.