Se due edizioni dello stesso gioco finiscono prepotentemente nelle prime dieci posizioni di BoardGameGeek significa che molto probabilmente siamo di fronte a un capolavoro; ora, non vorrei sbilanciarmi più di quanto abbia già fatto con queste poche parole, ma credo fermamente che Through the Ages lo sia.
Solo recentemente ho avuto il piacere di provare la seconda edizione riveduta e corretta del gioco: “Through the Ages: a new story of civilization”. Tra le due versioni ci sono poche differenze, principalmente è cambiato l’ordine delle azioni nella fase di fine turno e sono stati bilanciati alcuni bonus dei governi, leader e meraviglie con l’unico scopo di equilibrare il gioco e cercare di eliminare alcune meccaniche dominanti che sembrava ci fossero nella prima edizione. (Certo è che, a mio modestissimo parere, la carta relativa a Gengis Khan andrebbe rivista nuovamente. Sgravata.).
Ma andiamo con ordine, “Through the Ages: A New Story of Civilization”, distribuito in Italia da Cranio Creations, è un gioco di piazzamento risorse e di civilizzazione (Capitan Ovvio me fa ‘na pippa) in cui i giocatori (da 2 a 4) ripercorrono tutta la storia del mondo dall’antichità fino ai giorni nostri. Quindi tra innovazioni tecnologiche, patti, aggressioni e rivoluzioni saremo chiamati a imporre la nostra cultura a discapito delle altre civiltà.
Descritto così, in modo estremamente sintetico e superficiale, da l’idea di essere un titolo estremamente ambizioso, quasi pretenzioso, quindi con il forte rischio di essere troppo sintetico e superficiale (proprio come lo sono stato io). Invece anche solo leggendo il regolamento ci si rende conto della profonda minuziosità di questo titolo. Ogni azione che dovremo compiere trasuda equilibrio, le poche scelte a nostra disposizione nel turno pesano come macigni e le situazioni più disperate possono essere ribaltate solo con pazienza e attenta pianificazione. Inoltre il 120+ sulla scatola per indicare la durata della partita è forviante: mettete in conto di spendere un pomeriggio per una partita completa tra giocatori motivati che già conoscono le meccaniche. Infatti, come prima esperienza, l’autore stesso consiglia di giocare una “partita introduttiva” con alcune limitazioni (accantonare le guerre per limitare l’interazione tra i giocatori e non giocare la terza era per contenere i tempi) così da capire le complesse meccaniche di gestione della propria civiltà, consiglio che vi suggerisco vivamente di seguire.
Senza stare a scendere nel dettaglio del regolamento perché mi dilungherei troppo, vorrei concentrarmi su quelli che secondo me sono i suoi due punti di forza: la fila delle carte civili e la plancia del giocatore, in particolare la riserva di popolazione.
La fila delle carte è l’elemento centrale del gioco e contiene tutto ciò che andrà a caratterizzare la nostra civiltà: le tecnologie, le azioni, i governi, le meraviglie e i leader. Le carte che compongono questa fila sono 13 e, alla fine di ogni turno, scorreranno da destra a sinistra scandendo l’avanzamento del tempo. Con i cambi di era vedremo quindi tecnologie sempre più avanzate, ma anche più costose, per cui occhio alla produzione di risorse: dovremo effettuare migliorie con ritmo per mantenerci in linea con l’evoluzione.
La riserva di popolazione invece è esemplificativa dell’oscurità del gioco: occupa la parte inferiore della plancia e si presenta come un’innocua fila di cubetti gialli sormontata da faccine sorridenti (sì, nemmeno i traduttori hanno trovato un modo migliore di esprimerlo in italiano per cui stacce). E qui cito testuale dal regolamento, anzi dalla guida alla prima partita: “Le pedine gialle nella tua riserva non rappresentano lavoratori. Puoi pensarli come terreno non utilizzato all’interno dei tuoi confini”. Criptico, però necessario e geniale: così aumentare la popolazione (prendendo un cubetto giallo e spostandolo sulle tecnologie per creare lavoro) simula un incremento della densità abitativa nei tuoi territori. In più, sotto le caselle così liberate leggeremo dei costi via via maggiori, necessari per sfamare una popolazione più numerosa e, allo stesso modo, dovremmo produrre più faccine sorridenti per mantenere la nostra gente felice e serena e scongiurare così le gravissime sommosse. Non so voi, ma io lo trovo bellissimo.
Per concludere, possiamo riassumere che Through the Ages è un german asettico, complesso e per nulla intuitivo che vi ruberà tempo, cuore e anima. Un capolavoro appunto.
Comunque probabilmente questo mio articolo non è sufficiente per farvi un idea vera e propria del gioco. Per venire incontro a questa vostra impellente necessità, vi lascio a due video in cui, in soli 73 minuti, vi saranno spiegati bene tutti gli aspetti e le regole del titolo: