Altre nerdate

Charlize Theron – la Regina conquista Milano

Charlize Theron in conferenza stampa

Charlize Theron in conferenza stampa

Conoscete quel modo di dire? Lei entra in una stanza e la illumina col suo sorriso?
Scommetto che pensiate sia solo una metafora: lo pensavo anche io, dopo tutto.
Ora ho cambiato idea.

Charlize Theron si presenta con un’ora di ritardo in sala stampa, ma, occorre dirlo, non per causa sua. L’attesa nella stanza è quasi palpabile: i giornalisti non vedo l’ora di assistere alla sua conferenza e mentre i minuti passano, rumoreggiano sempre di più.
Poi, finalmente, le porte si aprono e cala il silenzio. Charlize saluta con una mano, ci ringrazia di essere lì. La sala esplode in un applauso e, mentre il premio Oscar prende posto al tavolo, tutti iniziano furiosamente a scattare foto, prendere appunti, sbracciarsi per avere il turno di domanda.

A rompere il ghiaccio ci pensa la moderatrice che la invita a parlare del suo ultimo film: Il Cacciatore e la Regina di Ghiaccio dove riprende l’iconico ruolo della regina cattiva Ravenna, già interpretato in Biancaneve e il Cacciatore. L’attrice non si fa pregare ed incanta tutti con la sua voce, raccontando di quanto fosse difficile dare vita ad un personaggio così radicato nell’immaginario collettivo e legato indissolubilmente al classico disneyano; il forte desiderio di rompere i clichè che lo circondano hanno dato origine alla regina bionda, con la carnagione chiara, che abbiamo visto sullo schermo, intrappolata in costumi sì strepitosi ma che, ammette, sono una vera tortura da indossare per otto ore sul set.
Volontà di tutti era il renderla un personaggio moderno, attuale. L’unica cosa che conta, al di là dell’interpretare un personaggio malvagio oppure buono, è quello del messaggio che viene inviato al pubblico: la ricerca della verità di chi interpreta. E questo vale sia per i film d’azione, che per le favole che per i film sui supereroi (che, accenna sorridendo, difficilmente faranno parte del suo futuro). E quando le chiedono se, a fronte delle sue interpretazioni, lei si senta più donna fragile o forte, risponde che non ama le etichette: le donne posso essere contemporaneamente entrambe ed è una fortuna che il cinema finalmente si stia accorgendo delle loro infinite sfumature intermedie.

Altre domande si alternano e il tempo per la stampa è risicato.
Fortissima in me, invece, la consapevolezza che un’occasione del genere non si presenta due volte nella vita: adocchio la ragazza del microfono e lei incrocia il mio sguardo. È uno di quelli che non ammette repliche. Il microfono è mio.
Giunge il mio turno. Appoggio le cuffie del traduttore sulla sedia e mi alzo lentamente, simulando una tranquillità che non mi appartiene.
Presento me e Nerdando.com, poi uso il mio miglior inglese per la domanda che (lo confesso) mi ero preparato da due ore.
Le chiedo se, secondo lei, le favole sono ancora utili a tramandare insegnamenti e valori, anche alla generazione dei bambini di oggi.
Lei mi ringrazia e, guardandomi negli occhi, mi risponde che considera le favole come qualcosa di ancora importante, fondamentale. Sono cambiati i linguaggi, sono cambiati i film e il pubblico; tuttavia i valori sono ancora quelli, sono universali e di assoluta importanza per l’uomo; lei stessa legge le favole ai suoi due figli (adottati da sola), e le sta scoprendo ora perché quando era bambina nessuno gliele aveva mai lette. “Le favole sono importanti a qualsiasi età – conclude – perché tramandano valori che crescendo perdiamo di vista”.

Ma l’occasione è utile anche per temi più profondi, quelli che più le stanno a cuore, come la lotta per l’uguaglianza tra uomini e donne. Charlize Theron si auto-definisce una femminista che ama gli uomini. Essere femministe, secondo lei, non vuol dire odiare gli uomini, vuol dire piuttosto iniziare a parlar loro fin da bambini, per far sì che poi, da adulti, diventino esattamente quegli uomini che desideriamo che siano: rispettosi della donna e capaci di trattarle in modo equo e onesto. Per questo ci racconta di come parla non tanto alla figlia dei diritti delle donne, ma al maschietto; e quando quest’ultimo si è appassionato al film Frozen, lei l’ha vissuto come una cosa positiva: una pellicola contro gli stereotipi, una favola dove la figura del principe azzurro è stata sostituita dall’amore tra sorelle, forte come – se non più – di quello romantico delle storie classiche.

L’incontro termina dopo mezz’ora. Una mezz’ora che ho vissuto col fiato sospeso e col cuore a martello per essere di fronte all’aspetto più umano e delicato di una star incredibile, un premio Oscar, una donna dotata di bellezza e classe che trascendono il metro di giudizio dei mortali.
E così come era apparsa, quella luce scompare nel momento in cui abbandona la sala.
Resterà il ricordo di un’esperienza rara, condivisa con pochi fortunati eletti e che porterò con me per sempre.

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