Quando ci viene presentato un boardgame “tedesco”, i giocatori meno esperti o poco amanti del genere fanno spesso un salto indietro, temendo di ritrovarsi il tavolo invasi da cubetti e costretti a ragionamenti lunghi e complessi. Non è vero, o meglio non è sempre vero, perché pur restando nel genere, le sfumature sono tantissime ed ogni gioco richiede un approccio diverso. Ritornando al concetto iniziale, ci sono alcuni giochi che, pur essendo sostanzialmente dei “tedeschi” (o “europei”), sono accessibili anche ad un pubblico più vasto che magari apprezza delle meccaniche più semplici ed immediate. In questo caso, oggi andiamo a parlare del pucciosissimo Takenoko, edito in Italia da Asterion, prodotto per 2-4 giocatori ad opera di Antoine Bauza, già noto per 7 Wonders e Il Piccolo Principe (fra gli altri).
I tedeschi iniziano ad ambientarsi bene e Takenoko lo fa alla grande: siamo in Giappone e ci è stato appena regalato dai cinesi un pucciosissimo panda, che è ovviamente affamatissimo dei germogli di bambù (cioè i takenoko del titolo) che l’Imperatore nipponico fa coltivare nelle sue terre. Cosa dobbiamo fare quindi? Sostanzialmente dobbiamo completare degli obiettivi, in un numero variabile a seconda del numero dei giocatori, che sono di tre tipi: bambù da far mangiare al panda, bambù da far crescere su determinati terreni in determinate condizioni e disposizione ed irrigazione dei terreni in determinate posizioni. La plancia di gioco quindi verrà man mano costruita posizionando degli esagoni (belli grandi) attorno all’esagono di partenza, e potremo spostare la pedina panda per mangiare i bambù oppure la pedina del giardiniere per far crescere i germogli; completa il tutto la possibilità di irrigare i campi, condizione necessaria per la crescita delle piante e per l’acquisizione degli obiettivi legati al terreno. Ogni giocatore avrà la classica plancia che riepiloga le azioni disponibili (due per turno, tra le quali abbiamo anche la possibilità di acquisire altre carte obiettivo, un po’ come avviene per i percorsi di Ticket to Ride), le azioni bonus legate al lancio di un dado ad inizio turno, simpaticamente caratterizzate da simboli che richiamano delle particolari condizioni atmosferiche, e infine avremo una serie di segnalini miglioria, conquistabili tramite il dado, che ci aiuteranno nello sviluppare il nostro terreno di gioco e che saranno necessari anche per il raggiungimento di determinati obiettivi legati alla crescita del bambù. Tutto qui: semplice, immediato, veloce.
Takenoko scorre molto rapidamente sul tavolo, complice il fatto che si possono compiere sempre due azioni e l’alea è limitata al bonus legato al dado (sempre positivo, alla peggio inutile, ma mai danneggiante) e agli obiettivi che si possono pescare. In realtà ho notato che la pesca di questi ultimi può influenzare non poco, perché a volte potreste pescare obiettivi che si possono risolvere istantaneamente e ciò accorcia la partita nonché il vostro rapporto con chi si siede al tavolo con voi. Lo abbiamo testato in due e il gioco è davvero rapido, forse anche troppo: mi sento di suggerire di giocarci almeno in 3 per non arrivare subito al completamento degli obiettivi necessari per l’avvio dell’ultimo turno di gioco. Takenoko è un ottimo entry level per i giocatori meno avvezzi ai giochi all’europea e che può coinvolgere anche un pubblico più giovane, complice un’ambientazione fresca e “pucciosa”. Proprio questo fattore è un plus, poiché ultimamente anche i “tedesconi” iniziano ad ambientarsi per non rimanere legati al classico concetto dei cubetti spogli messi lì sul tabellone. Sarà che poi mi piacciono sia gli americani che gli europei, la combinazione che ho trovato in Takenoko mi ha lasciato più che soddisfatto. Il livello di sfida, come dicevo, è basilare, ma da qualche parte si dovrà pur iniziare, no? Nulla da dire se non complimenti per i materiali di gioco, ottimi e con le due miniature, del panda e del giardiniere, davvero belle. Via, a mangiare bambù!
Menzione d’onore: i giochi ambientati in Giappone hanno sempre un grande appeal sul sottoscritto. Poi, tra panza e agilità, mi riconosco alquanto nella figura del panda.