Poi crescendo quella sensazione è passata in altri luoghi ed altri contesti: per noi nerdoni, ad esempio, entrando in una fumetteria ben fornita, o in un negozio di videogiochi quando ancora c’erano le scatole belle ingombranti o al Mediaworld quando l’e-commerce era acerbo.
Anzi, tiriamo in ballo quella emozione nell’entrare in un parco divertimenti tematico, tipo Gardaland o Disneyworld, quando hai dieci anni: quel sense of wonder, quel momento in cui ti sembra di essere entrato e poter toccare il mondo dei tuoi sogni.
Teneteli in mente, quei momenti. Tra poco ci serviranno.
Credo di essere troppo iperbolico, ma l’argomento Guerre Stellari mi fa questo effetto: come si evince dal mio nick e come ho scritto altre volte, il favoloso mondo creato da George Lucas ha influenzato la mia vita sin dalla giovane età più di quanto si possa pensare, essendo alla fin fine semplici pellicole da 120 minuti l’una.
Ne sono stato letteralmente sempre ossessionato, saltando da un media all’altro, transitando ovviamente dai videogiochi, e ci mancherebbe. Da quando ho messo mano su un mio PC, i videogiochi dell’universo di Star Wars hanno sempre transitato (e molti si sono radicati) sui miei hard disk.
Perciò come potevo farmi sfuggire l’opportunità, gentilmente offerta da Electronic Arts Italia, di provare il nuovo, attesissimo Star Wars: Battlefront? Non potevo, risposta esatta. Per onor di cronaca, si tratta della versione PC, che richiede il client Origin per la registrazione, l’installazione e soprattutto per il giocare.
Premessa: Battlefront è il reboot del franchise che ha dato vita, con lo stesso nome, a due apprezzatissimi e giocatissimi titoli di due generazioni fa, entrambi sviluppati da Pandemic Studios: Star Wars: Battlefront (2004) e Star Wars: Battlefront II (2005). Soprattutto quest’ultimo è rimasto nel cuore degli amanti di Guerre Stellari in generale e degli appassionati di FPS multigiocatore in particolare, per la vastità di contenuti, modalità, libertà e immensa figaggine che offrivano le battaglie portate sui suoi campi virtuali. Immensi scenari in cui si potevano utilizzare le armi più disparate, interpretare eroi celebri, guidare veicoli e sfrecciare a bordo dei caccia in velocissime battaglie spaziali, tutto insieme. Io Battlefront II lo provai quando ormai i server online erano stati chiusi, ma ne apprezzai persino la modalità a giocatore singolo, che condiva questa libertà con una storia interessante e missioni non banali.
Intanto sono passati dieci anni da allora, LucasArts non c’è più, Pandemic neanche, e la EA si è presa i diritti di Star Wars per il prossimo decennio. Come esordio, anziché puntare direttamente sulla nuova trilogia, ha scelto di proporre un remake di quel franchise così amato, e stuzzicare tutti i fan di vecchia e nuova data su un argomento che mette tutti d’accordo: la Vecchia Trilogia. E per farlo, ha pensato bene di affidare il lavoro a dei veri esperti di FPS competitivi come sono gli svedesi di DICE, i creatori della serie Battlefield (antagonista storica di Call of Duty) e di Mirror’s Edge.
Dopo questa megagalattica e doverosa introduzione, vi racconto di quanta bava ho perso la prima volta che ho avviato il nuovo Battlefront.
Ricordate delle sensazioni e delle emozioni di cui vi dicevo ad inizio articolo? Esatto, proprio quelle. Mi sono ritrovato in un secondo circondato da luci, suoni e colori che descrivevano perfettamente i miei sogni di amante della sacra trilogia, sin dal menù. D’altronde con le note di John Williams si va sul sicuro, e quindi è un colpo basso, maledetti. Una rapida occhiata alle modalità, ne scelgo una, frega nulla, fatemelo provare SUBITO!
Entro nell’arena, e mi trovo di fronte alla più bella rappresentazione elettronica di sempre del mondo di Luke Skywalker & soci. Caccia che sfrecciano veloci nel cielo, colpi di blaster ovunque, un camminatore AT-AT imperiale che mi passa accanto. Mio Dio. Il mondo è un posto bellissimo, penso (grazie Falloppa per questa citazione, ndr).
Corro, sparo, sono estasiato, la musica è pazzesca, boati, esplosioni, voci… e ad un certo punto, incontro un power-up blu che mi fa apparire il faccione di Lord Vader in persona in basso a destra. Premi LB+RB, dice (gioco su PC con il controller della Xbox). Li premo. Un momento dopo, sono il Male. Sono il Lato Oscuro della Forza. Godo.
Perdo malissimo perché in generale sono scarsissimo negli FPS, figuriamoci contro i superpro che ci sono online. Nonostante ciò, accumulo qualche punto esperienza, passo di rango (il nome dei livelli) e già posso sbloccare qualcosina.
Sbircio le altre modalità e vengo attratto da Squadrone di Caccia, ricordando che sia Tencar che Falloppa ne erano entusiasti dopo la loro prova in anteprima tramite EA Access. E ho capito anche perché: semplicemente si sale al posto di guida di un X-Wing o un Ala-A per i Ribelli o su di un TIE-Fighter o un Intercettore TIE per gli Imperiali. E via di manovre ardite, missili, caccia in coda, manovre evasive e l’inquietantissimo ma amorevole rumore dei caccia imperiali con le ali esagonali. E a un certo punto, con il power-up giusto, ti meriti lo Slave I di Boba Fett oppure, rullo di tamburi, il Millennium Falcon. Pazzesco.
Il modello di volo è più arcade che mai, e la mappatura dei comandi perfetta: scudi, missili e power up sui grilletti, manovre evasive sul Pad digitale. Modalità divertentissima a dir poco, e nella quale non sono nemmeno troppo scarso, mi piazzo subito quarto in classifica. Lacrimuccia che scende, mi ricorda il mitico e mai dimenticato Rogue Squadron 3D.
In men che non si dica, e per quel poco che ho giocato, è diventata la mia modalità preferita del gioco: contribuisce di certo il fatto che sono scadente io, ma secondo me anche un fatto che emerge ad una analisi leggermente più disincantata: non essendo presente il single-player, alla fin fine le altre modalità di gioco sono più o meno le solite classiche di tutti gli FPS online. Anzi, oserei dire che si è anche cercato di semplificare e rendere il tutto più snello e accessibile per il più vasto pubblico possibile, non solo per coloro che passano le notti a morire virtualmente ammazzati.
Non dico sia una scelta sbagliata perché è giusto che si sfrutti il forte revival di Star Wars che è in atto ora, e che si cerchi di allargare l’utenza: però con tutto l’hype che si è creato, limitare le modalità senza introdurre sostanzialmente nulla di nuovo fa sicuramente inasprire il giudizio di chi mastica pane e bombe virtuali da anni.
La modalità Supremazia è quella che ricorda di più il vecchio Battlefront: ambientata nelle mappe più grandi del gioco, è una immensa battaglia campale a 40 giocatori che permette anche di utilizzare i veicoli, ed è un vero carnaio. Divertentissima e spettacolare anche questa modalità, ma… c’è un altro ma. Quante mappe abbiamo? Sostanzialmente si tratta di soli 4 pianeti con diverse location, ricostruite in modo ineccepibile e da far venire i lucciconi agli occhi, ma un po’ pochine secondo me. Oh, che poi a me capita di giocare ogni tanto a COD: Black Ops in split screen con degli amici (ciao, Giakimo) e non c’è nulla da fare, Nuketown è la mappa più bella di tutte e la rifarei allo sfinimento. Quindi può essere che faccio lo snob. O può essere che penso al vecchio Battlefront, che aveva 18 mappe terrestri e 6 spaziali solo nella modalità Instant Action, più altre per le altre modalità. Lì nelle battaglie campali c’era un po’ più di folli. Sessantaquattro anime digitali che se la davano di santa ragione.
Altri tempi.
Ad una critica, faccio seguire un elogio, che mi pare sia già trapelato nelle mie parole: il Frostbite Engine 3 che muove il gioco, e il lavoro fatto da DICE per ottimizzarlo è assurdo. Paesaggi da lacrime, personaggi bellissimi, veicoli perfetti, luci, esplosioni, effetti come li abbiamo sempre sognati. È il picco audiovisivo starwarsistico di sempre, ed è più leggero di quel che pensassi: pur essendo un motore bello pompato, anche a dettagli massimi sulla luna di Endor con il fogliame in movimento e i dettagli pazzeschi delle texture, il gioco è fluido. Vi prego, questo motore usatelo come se non ci fosse un domani. E non facciamo gli hipster, in giochi come questo la graficona se c’è ci piace tanto, e non fa male a nessuno.
Altro elogio casuale: i veicoli. Vi ho già detto dei mezzi aerei, ma anche pilotare un hoverbike nelle foreste della luna di Endor è un’esperienza che ci fa sempre un po’ contenti noi maniaci. Anche se mi sono schiantato ad un albero sì e a quello dopo pure.
Ci sono due modi secondo me di approcciarsi a Star Wars: Battlefront, quello dell’amante degli FPS competitivi, e quello dell’amante di Star Wars, che si sciropperebbe persino Force Commander (se non sapete di cosa sto parlando, fatevi i cavoli vostri, è meglio). Ecco, il mio approccio è decisamente il secondo: con gli occhi di un bambino al parco dei divertimenti sfreccio sul mio X-Wing o cerco di abbattere un AT-AT imperiale con il cavo d’acciaio sulle lande innevate di Hoth. Un bellissimo parco giochi, che non so quanto possa durare ma, per me che ne farò un raro uso nei momenti d’intermezzo tra altri giochi più profondi, è divertente e tanto basta.
Per tutti gli altri, non so. Potrei dirvi che anche questo Battlefront non è immune da quella stradannata moda del Season Pass, per il quale ci vengono chiesti ben 50 euro per ottenere modalità e scenari in più a partire dai prossimi mesi. Bah, io una politica del genere non la tollero, ma sono un vecchio brontolone, che per il momento si accontenterà del DLC gratuito in tema di Episodio VII, chiamato la Battaglia di Jakku.
Il mio vero rammarico, e non ci posso far nulla, è la mancanza della modalità a giocatore singolo. Se non fosse stato Star Wars, io di questo gioco non avrei neanche letto le recensioni per questo motivo e sono convinto che se avesse avuto un single player avrebbe fatto contento molte ma molte più persone in giro per il mondo. Suvvia, non è che dobbiamo sempre tornare al vecchio Battlefront, che aveva persino una modalità simil Risiko per la conquista della Galassia, però questo baule pieno di splendidi e scintillanti balocchi ha ancora un po’ di spazio da riempire.
In sostanza, “non so ancora se ucciderla o innamorarmi di lei”.