Come pazientemente illustrato da Morgana nel suo fantastico articolo, siamo ormai giunti alla conclusione della fase 2 del Marvel Cinematic Universe proprio grazie al nuovissimo film uscito il 12 agosto nelle sale italiane: parliamo di Ant-Man, diretto da Peyton Reed (famoso per Yes Man con uno scoppiettante Jim Carrey) e interpretato da Paul Rudd (Scott Lang/Ant-Man), Michael Douglas (Hank Pym), Evangeline Lily (Hope Van Dyne, figlia di Pym e della defunta Wasp) e dal villain Corey Stoll (Darren Cross/Calabrone). Andiamo ad esaminare più nel dettaglio questo bel film, ma c’è una premessa particolarmente importante da fare: Ant-Man è un film che parla della nascita di un supereroe. Quindi è assimilabile al primo Iron Man, al primo Capitan America ma tendenzialmente ad ogni film che segue questa canonica sequenza (quasi da fiaba di Propp): abbiamo una persona tendenzialmente sfigata con dei problemi, un deus ex machina che gli propone una soluzione a patto di duro allenamento e sacrificio per sconfiggere il cattivo della situazione e per il bene supremo, la parte di duro allenamento e sacrificio, lo scontro con il cattivo dove c’è una grande fase di difficoltà del nostro sfigato/eroe e una brillante conclusione grazie al coraggio del protagonista. Detta così sembra quasi che sia una cosa negativa, o che comunque sia un film scontato, invece è comunque molto godibile grazie all’indiscutibile qualità tecnica degli effetti speciali – Industrial Light & Magic vi dice qualcosa? – e ad una narrazione che scorre piacevolmente anche grazie ad una buona prova degli attori.
Scott Lang è un geniale ladro, famoso per aver hackerato il sistema di sicurezza di una grande azienda, che è appena uscito dal carcere e vuole rimettersi in riga per poter conquistare la fiducia dell’ex-moglie ma soprattutto per stare più tempo con sua figlia. Tuttavia la sua fedina penale non gli consente di mantenere il lavoro in un fast-food, quindi decide di fare un ultimo, apparentemente semplice colpo in un appartamento “di un pensionato milionario”. Grazie alle sue doti che combinano agilità e conoscenze scientifiche, Scott riesce a superare le difese della casa e trova nella cassaforte, con suo sommo disappunto, solo una strana tuta rosso-argentea. Una volta indossata, scopre che la tuta gli permette di rimpicciolirsi notevolmente, riducendosi alla dimensione di un centimetro, e sente la voce di un uomo anziano che lo invita a collaborare con lui. L’uomo anziano altri non è che Hank Pym, geniale scenziato e creatore della PymTech, azienda specializzata nelle nanotecnologie, che spiega a Scott che lo ha scelto come nuovo Ant-Man, suo ruolo per decenni, per poter fermare il suo ex-allievo Darren Cross, ora a capo dell’azienda di Pym, che sta cercando di ricreare una tuta simile a quella creata da Pym grazie all’uso delle omonime particelle, capaci di ridurre le dimensioni della materia organica. Scott dovrà quindi imparare ad utilizzare la tuta e anche a comandare le sue migliori alleate, le formiche, con l’aiuto di Hank e della sua riluttante figlia Hope, in una corsa contro il tempo per fermare la creazione di Calabrone, una micro-tuta militare con cui Cross ha intenzione di cambiare la concezione dei conflitti militari. Riusciranno i nostri eroi nel loro intento? Alla visione (senza V maiuscola) l’ardua sentenza.
Ant-Man si integra molto bene nella continuity Marvel, con diversi riferimenti agli Avengers e agli eventi visti in alcuni precedenti film, con tanto di citazioni ammiccanti e un cameo che mi ha divertito tantissimo (e che non vi svelerò), per quanto al momento ciò che succede è alquanto slegato dalla trama di fondo della saga degli Avengers – per chi non lo sapesse, nell’universo dei fumetti Marvel Ant-Man è uno dei Vendicatori più importanti, reale creatore di Ultron e presenza fissa all’interno delle saghe. Da questo punto di vista, essendo il capitolo conclusivo della fase 2, forse mi sarei aspettato qualcosa di più come preludio a Civil War (maggio 2016), eppure non mi è dispiaciuto un film dai toni decisamente più leggeri e fumettistici che ha comunque disteso un po’ la situazione prima dei forti tumulti che avverranno tra Cap e Iron Man. Nella pellicola saranno diverse le occasioni che vi strapperanno più di una risata, e lo si guarda a cuore veramente leggero. Ho apprezzato tantissimo la performance del grande Michael Douglas, che ho trovato perfetto nel ruolo di un Hank Pym dei giorni nostri, grande uomo ormai divenuto anziano ma comunque sempre ligio al dovere e pronto a fare del bene – e anche un po’ “tirchio” nei confronti delle sue particelle, diciamolo! Paul Rudd, in alcuni momenti, ha proprio la faccia da “ma perché non me ne va mai bene una”, in linea con le sfortune di Scott, ed Evangeline Lily, anche se era travestita da Valentina di Guido Crepax, è sempre gradevole da osservare sul grande schermo. Abbastanza convincente il villain Corey Stoll, che ho trovato davvero odioso e folle – sebbene un villain come Loki è ancora inarrivabile per il MCU. Come già accennato sopra, effetti speciali sempre ottimi e sempre di prim’ordine, con una bella realizzazione delle formiche e soprattutto dei cambiamenti di dimensioni di Scott/Ant-Man e di Calabrone, che forse – essendo totalmente digitalizzato poiché indossare quell’armatura sarebbe stato troppo difficile – a volte risulta un po’ ingessato, ma nel complesso non dà la sensazione di totalmente finto. Questo per Ant-Man non accade perché Paul Rudd ha veramente indossato la tuta!
Un bel film, quindi, che non vi cambierà la vita ma è un tassello in più per la comprensione dell’universo Marvel e anche per giustificare la futura presenza di Ant-Man nei prossimi eventi cinematografici. Una visione che consiglio sia agli appassionati che agli spettatori meno “esperti”, per via dell’ottima fruibilità e di una narrazione leggera. A volte ci vuole un film che non ti tiene troppo occupato il cervello, che non ha toni cupi ma che ti permette di passare un paio d’ore spensierato e con qualche risata qua e là. Poi, se vogliamo fare gli estremisti, potremmo anche dire che Ant-Man meriterebbe una saga a sé, soprattutto col personaggio di Hank Pym e con tutte le sue incarnazioni (Ant-Man, Giant-Man, Golia, Calabrone, il nuovo Wasp) a causa del suo importante ruolo negli Avengers e negli Illuminati… ma non è questo il caso, pazienza.
Menzione d’onore: Ci sono 2 scene post-credits. Ovviamente è la seconda, quella dopo i credits lunghi, ad essere quella veramente interessante. Ovviamente.