Posso dire, e ne sono assolutamente certo, che Lemmings sia stato il primissimo puzzle game con cui mi son dovuto scervellare. Eravamo nei primi anni ’90 e ricordo perfettamente la telefonata dell’amico di Amiga500 che mi chiamava per dirmi di portare con me il mouse. La cosa sembrava assolutamente assurda: portarsi dietro il joystick per le infinite sfide a Kick Off 2 era un discorso, ma il mouse? A che diavolo poteva servire?
La risposta era, naturalmente, nel punta e clicca dei malefici topolini blu coi capelli verdi. Per la prima volta era possibile giocare in co-op con il mouse, lo schermo diviso in due e migliaia di lemmings pronti a sfracellarsi.
Lemmings mi ha tenuto compagnia per molte ore, regalando giornate di intense sfide con me stesso, nel tentativo spasmodico non solo di superare ogni livello, ma di farlo migliorando ogni volta il body count.
A parte questo, c’era la componente comica del gioco; perché la colonia potesse sopravvivere, qualcuno doveva morire e lo faceva, in genere, in modo al limite dello splatter: schiacciato, precipitato, segato, affettato, esploso, e chi più ne ha ne metta. Lemmings non era un gioco per stomaci deboli o per teneri di cuore: se quel topo doveva essere fatto esplodere per aprire un tunnel, ebbene, che esplodesse alla grande! Le vocine, poi, che ne accompagnavano la dipartita erano semplicemente spassosissime e più di uno è stato il giocatore che si ingengnava per creare nuove tecniche di genocidio cricetidae.
E che dire del fungo atomico? Quando volevamo gettare la spunga, potevamo far esplodere tutti i lemmings sullo schermo contemporaneamente, creando devastazioni immani all’area di gioco.
Lemmings ha avuto molti seguiti, alcuni anche in 3D. Ha avuto citazioni e cloni, sequel e spin-off, emulazioni e parodie. Una cosa è certa: è stato un capostipite assoluto. Ha creato un genere e ha appassionato milioni di giocatori in tutto il mondo.
La cosa più importante è che il concept di questo gioco è frutto di un falso di proporzioni bibliche. La Psygnosis, infatti, si ispirò ad un celebre documentario della Disney, in cui veniva mostrato il popolo dei lemmini (i lemmings, appunto) che, in tempo di carestia, si suicidavano in massa buttandosi in mare in modo da preservare la specie. Gli sviluppatori presero questo concetto e lo ribaltarono, creando un gioco in cui lo scopo era proprio quello di salvarli dal suicidio.
Ebbene, molti anni dopo venne fuori la verità: il documentario era falso. Questo film del 1958, dal titolo “Artico selvaggio”, venne girato in Alberta (Canada), dove lemmings non ci sono (né ci sono mari in cui annegare). Vennero importate alcune decine di roditori e, grazie ad un banale tapis-roulant, venne simulata la corsa di migliaia di esemplari. Poi, terminata la scena, la troupe fece “suicidare” i lemmings facendoli precipitare in un fiume (dato che il mare non c’era). Di questo falso storico (premiato persino con un Oscar e l’Orso d’oro a Berlino) possiamo ringraziare il regista: James Algar.
Tuttavia possiamo anche dire che senza quel documentario, probabilmente, il gioco non sarebbe mai esistito…