Adoro gli articoli realizzati a più mani, mi evitano di scrivere i miei soliti, enormi spiegoni introduttivi.
Clack: La rivincita dei nerd servita sul grande schermo: se siete inguaribili nostalgici delle vecchie sale giochi e dei cabinati anni ’80, non potrete che sentirvi gasati all’idea di “Pixels”. La storia? Quattro nerd ed ex campioni di videogiochi vintage (uno dei quali è, inspiegabilmente, il Presidente degli Stati Uniti) si ritrovano inaspettatamente ad essere gli unici paladini in grado di salvare la Terra da una aggressiva minaccia aliena. Gli extraterrestri, infatti, hanno intercettato una sonda che, tra le altre immagini, comprendeva anche estratti di alcuni videogiochi classici e, scambiandola per una dichiarazione di guerra, hanno creato un temibile armata composta da versioni reali dei protagonisti dei vecchi coin-op.
L’idea alla base del film, sulla carta, ha tutte le caratteristiche per risultare un successo: humour, fattore nostalgia, effetti speciali e intrattenimento puro e semplice. Premesse ottime, ma il risultato? Il film è godibile e divertente, ma presenta limiti notevoli che non gli permettono, purtroppo, di restare impresso nella memoria degli spettatori, come invece sarebbe stato nelle intenzioni degli autori. Il limite maggiore è, come prevedibile, la scelta del protagonista, Adam Sandler: non perché sia un cattivo attore (può piacere o, come nel mio caso, non piacere) ma perché influenza troppo l’intera pellicola, che finisce per diventare l’ennesimo, classico film con Adam Sandler. La storia e l’economia del film ruotano eccessivamente intorno al protagonista, le battute si plasmano sullo stile dell’interprete, rendendo il tutto ripetitivo e conferendo un senso di “già visto”. Forse è legato a questo anche l’altro grande difetto del film: la storia tarda ad ingranare, procede lentamente e la prima metà lascia spazio a qualche sbadiglio di troppo. Il secondo tempo ha, finalmente, più verve ma la sensazione è che si sarebbero potute comprimere le battutine di Sandler a favore di un po’ più d’azione o dei veri protagonisti: i videogiochi. In compenso, la veste grafica è di tutto rispetto e vedere sullo schermo versioni giganti e pixellose dei coin-op d’annata che abbiamo tanto amato è un’emozione.
Un’occasione sprecata, in sostanza, per quello che avrebbe voluto e potuto essere il nuovo Ghostbusters (le strizzatine d’occhio al capolavoro di Ivan Reitman si sprecano, dalla tenuta dei protagonisti, al bagno di folla in una New York sull’orlo del tracollo, passando per l’emblematico cameo di Dan Aykroyd).
In definitiva, un film godibile per passare una serata d’estate al cinema con un pizzico di retrogaming, sicuramente non un capolavoro. Se cercate atmosfere dal gusto vintage che vi facciano scendere le lacrime dalla nostalgia, vi consiglio di preferire “Ralph Spaccatutto”.
Tencar: Ringraziando la sempre precisa e puntuale Clack, eviterò di ripetere dettagli della trama ma esporrò semplicemente il mio pensiero sulla pellicola.
Prima di tutto, occorre una breve premessa: Adam Sandler mi fa ridere, anche se – fondamentalmente – è un cane, come attore.
Ricordo di aver proposto a Falloppa di venire con noi al cinema ed il dialogo è stato pressappoco questo:
T: “Oh, vieni a vedere Pixels stasera?”
F: “Quella merda di Pixels?”
T: “Perché?”
F: “Vai a vedere le recensioni.”
A quel punto, incuriosito, ho iniziato a leggere molti articoli di testate autorevoli, restando sconfortato dai giudizi estremamente negativi attribuiti a questo film.
Con la consapevolezza di aver gettato 5€, varco la soglia della sala del cinema e mi siedo.
Al termine dei 105 minuti di Pixels mi chiedo cosa si aspettassero i vari recensori: è un film con Adam Sandler, ci sono le solite battute di Adam Sandler, l’ironia di Adam Sandler, le faccine buffe di Adam Sandler e, inoltre, c’è l’aggiunta di Pacman, Donkey Kong, Paperboy ed altri classici immortali del mondo videoludico. Non è assolutamente un capolavoro, ma non risulta pesante e mi ha fatto ricordare, piacevolmente, i tempi in cui cambiavo la mille lire in cinque pezzi da duecento e, all’interno delle sale giochi, mi catapultavo in mondi fantastici, circondato da altri nerd appassionati.
In conclusione, Pixels è un film da vedere solo se vi piace un minimo Adam Sandler ed avete nostalgia dei tempi in cui il multiplayer era davvero un qualcosa di multigiocatore.
Ah, ma certo, dimenticavo una cosa importante: è stata, senza ombra di dubbio, la peggiore prova di Peter Dinklage come attore.