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Batman: Arkham Knight – La notte più lunga del pipistrello

Batman e Batmobile

Batman e Batmobile

Non voglio scendere a mezzi termini: quando Arkham Knight venne annunciato ufficialmente mi ero ripromesso di non comprarlo. Ho giocato ai primi due capitoli e li ho amati, ma l’eccessiva difficoltà delle prove, delle gigacombo in cui coordinare mosse, gadget e fuochi d’artificio, mi avevano fatto propendere per il no. Non per le storie, che ho divorato come il più appassionante dei fumetti; non per il doppiaggio, semplicemente perfetto e immersivo; nemmeno per quel pizzico di ripetitività che a fine titolo mi aveva gettato addosso un po’ di stanchezza. Il vero motivo è che avevo percepito questo titolo come un’opera ciclopica che avrebbe richiesto ore ed ore di gioco e dedizione per essere vissuto interamente e apprezzato davvero fino in fondo. Ore che sapevo di non avere.
Questo, naturalmente, mentre il gioco veniva annunciato e i primi screenshot già trapelavano in rete.
Poi il gioco è uscito.

Un giorno: esattamente 24 ore. Questo è il tempo che ho resistito.
Mi sono bastati cinque minuti di gioco per innamorarmi perdutamente di questo titolo. Batman: Arkham Knight è uno di quei capolavori assoluti che ti impediscono di mollare il controller, che ti fanno arrivare tardi a tavola e ti fanno rimpiangere di non avere la console installata anche in bagno.
La resa grafica sulla mia One è semplicemente strepitosa: non solo nei landscape, che bisognerebbe screenshottare ogni due minuti e da ogni angolazione, ma anche per la qualità dei dettagli, curati fino al maniacale: gli abiti, i tessuti, le espressioni del viso; le sequenze animate si alternano al gameplay senza soluzione di continuità, regalando una resa assolutamente cinematografica come avevo visto e apprezzato solo in Tomb Raider, finora.

È difficile parlare di questo titolo senza fare spoiler, tuttavia posso dire che la storia riprende dove Arkham City finiva, e la pace garantita dalla fine di Joker riesce a durare solo un paio di settimane, prima che Crane (lo Spaventapasseri) decida di scendere in campo con l’artiglieria pesante. Gotham viene evacuata e diventa così un immenso parco giochi per Batman e i suoi villains più famosi. A questi si aggiunge un personaggio inedito, creato apposta per il gioco: il cavaliere di Arkham del titolo. Una figura misteriosa che sembra conoscere tutto di Batman e quindi si presenta come il più temibile dei suoi avversari.
Ad affiancare il Cavaliere Oscuro, i suoi fidi alleati di sempre: Robin, Nightwing, Alfred, Oracle e, naturalmente, il commissario Gordon. La storia inizia a scorrere impetuosa fin dai primi minuti e non accenna a calare nemmeno dopo ore ed ore di gioco. Ad ogni conquista, un nuovo obiettivo si pone leggermente più in là, impedendomi di interrompere il gioco e spingendo sempre di più il mio Batman ai limiti estremi delle sue possibilità.
Come nei precedenti capitoli, poi, ci sono molte cose da fare parallelamente alla storia: risolvere i diabolici indovinelli di E. Nigma, salvare ostaggi, indagare, scoprire, osare e naturalmente combattere.
Ed ecco l’alleato più prezioso: la Batmobile, utile sia per sfrecciare nell’immensa mappa, sia per affrontare l’orda di droni sparsa su Ghotam. La Batmobile, infatti, può essere usata in assetto da combattimento per distruggere, a suon di missili, i nemici che ci si parano davanti.
Devo dire che non è manovrabilissima, i comandi sono molti e raramente ho trovato un gioco che richieda l’utilizzo praticamente dell’intero controller. Tuttavia, la pratica rende giustiza e la curva di apprendimento è sufficientemente buona da evitare frustrazioni.

Batman: Arkham Knight è una continua sorpresa, è uno di quei giochi che vorresti non finisse mai e ti dilania tra la voglia di riprendere il controller e la paura di arrivare troppo presto alla fine della trama. Insomma: ho atteso 24 ore per comprarlo, ma in realtà sapevo che sarebbe stato mio fin dal primissimo annuncio.

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