Come vi ho raccontato nella prima parte di questo resoconto, sto guardando “Breaking Bad” fuori tempo massimo e mi sta piacendo tantissimo. Come vi ho già detto, ho macinato le prime due stagioni in appena un paio di settimane ma, con il procedere della storia, il mio coinvolgimento è arrivato al punto che ci ho messo lo stesso lasso di tempo per guardare le ultime tre. Ora che ho finito, posso dirlo a voce alta: ragazzi, che serie!
“Breaking Bad” è davvero una delle serie migliori mai realizzate, è tutto quello che mi dicevano di lei prima di vederla e anche di più. E lo è perché è una serie coraggiosa. Coraggiosa perché sceglie di cambiare le regole base della serie TV, costruendo qualcosa di nuovo ed inedito. Alla base della serialità stanno, infatti, personaggi abbastanza uniformi e “immutabili nel tempo”: non cambiano, restano così come li abbiamo conosciuti all’inizio del percorso. E, diciamocelo, questo, oltre ad essere poco realistico è anche spesso fonte di una buona dose di noia. Ebbene, con “Breaking Bad” scordatevi di questa regola, i personaggi evolvono e cambiano con il progredire delle situazioni, eccome!
Il percorso dalla terza alla quinta e conclusiva stagione è qualcosa di emozionante, che mi ha tenuta col fiato sospeso ed incollata allo schermo, che mi ha sconvolta e disorientata con i continui ed inaspettati colpi di scena. I personaggi sono “veri”, realistici e ben delineati, le situazioni si evolvono in maniera inaspettata: tutto contribuisce a creare dipendenza nello spettatore. L’aspetto che mi ha colpita di più della seconda parte della stagione è stato, senza alcun dubbio, il cambiamento, già iniziato nella prima parte della serie, del personaggio di Walter White. Nonostante già nelle prime due stagioni si fossero delineati alcuni aspetti del protagonista, è a partire dalla terza stagione che la metamorfosi del personaggio si manifesta pienamente, per culminare soprattutto nella quarta e nella quinta stagione. Ormai non c’è più nulla del timido professore di chimica dell’inizio: Walter ha abbandonato ogni freno inibitore e la sua vera natura è pronta a mostrarsi in tutta la sua lucida crudeltà. Raramente mi è capitato di guardare una serie tv che, contemporaneamente, mi piacesse così tanto ed in cui odiassi il protagonista a tal punto. White si evolve, nel corso della storia, diventando un personaggio detestabile, un essere umano spietato e calcolatore, per il quale è impossibile provare empatia. Il protagonista che, inizialmente, aveva delle motivazioni che giustificassero le sue scelte, gradualmente si cala a tal punto nell’ambiente con il quale è entrato in contatto, finché non ne diviene parte: non c’è più nessun Walter White, solo Heisenberg. Guardando la serie ci ritroviamo, inesorabilmente, a tifare contro il protagonista, a sperare che la polizia riesca a fermarlo ed a svelare i suoi inganni.
Questo, a mio parere, è uno degli aspetti migliori di “Breaking Bad” ed è quello che rende la serie così al di sopra degli standard, così indelebile nel cuore degli spettatori. La prova d’attore di Bryan Cranston, come avevo già accennato, è immensa ma funziona così bene perché supportata da una storia ben scritta e realizzata e da un cast di comprimari altrettanto impeccabile.
Oltre a questo, ci sono altri due aspetti dei quali non avevo parlato nella prima parte di questa riflessione e che, secondo me, contribuiscono in maniera netta alla qualità della serie ed a renderla indelebile nei ricordi degli spettatori: la regia e la colonna sonora. Lo stile registico di “Breaking Bad” è molto personale e riconoscibile e si adatta benissimo allo stile della storia. In particolare, gli stacchi e le inquadrature particolari e originali hanno saputo conquistarmi e valorizzare al meglio il potenziale della serie che, con una regia più piatta e canonica, di sicuro avrebbe perso molto del suo appeal. In questo discorso si inserisce anche il lavoro svolto dalla colonna sonora: i pezzi scelti, in molti casi inaspettati per una serie che affronti le tematiche di cui tratta “Breaking Bad”, si sposano a meraviglia con le immagini, e restano indissolubilmente legate, nei ricordi, ad un preciso momento della storia. (A proposito, io sono a caccia del CD con la colonna sonora ufficiale).
In conclusione, una Serie con la S maiuscola, di quelle che purtroppo non capitano tutti gli anni e che non ci si stanca mai di riguardare. Come avrete notato, ho volutamente evitato di parlare del finale: nel caso non fossi l’unica “ritardataria” che è arrivata nel 2015 senza aver visto “Breaking Bad”, evito spoiler ma, fidatevi, mi ha lasciata davvero a bocca aperta, è la conclusione perfetta per la storia. Se siete tra coloro che non l’hanno ancora vista, quindi, spero di avervi incuriositi!