Cosa spinge un uomo a mettere tutto in discussione e a ricominciare da capo? Non è forse vero che siamo animali conservatori e conservativi? Gli studi di psicologia del pensiero non lasciano dubbi, eppure dentro ognuno di noi c’è un motore talmente potente da spingere gli uomini verso l’ignoto: la curiosità.
O almeno questo è quel che accade ad alcuni uomini. I nerd, tanto per fare un esempio a caso… e nel dettaglio, in quel comportamento assurdo che prende il nome di early adopter: ovvero l’insana abitudine di lanciarsi nella prova spasmodica dell’ultima tecnologia, dell’ultimo software disponibile o dell’ultima release in beta version che generalmente scatena un disastro dietro l’altro e ci costringe a investire decine di ore solo per tornare al punto di partenza.
Chi vi scrive è uno che ama definirsi “diversamente nerd”, e non solo perché è talmente eclettico e folle da sfuggire ad una semplice etichetta nerdosa, ma anche e soprattutto perché sfugge come una schegga impazzita dalle normali abitudini dei geek più accaniti.
Vediamo il mobile: normalmente un nerd si affida a device con Android installato, perché gli consente di ribaltare il telefono come un calzino e trasformarlo a piacere in un metal detector. Normalmente, il nerd guarda con sdegno i device Apple, e con sufficienza i Windows Phone, mentre i Blackberry sono considerati a malapena validi per rimettere in asse il tavolo con una gamba troppo corta.
Ebbene, chi vi scrive possiede tutti e quattro i device. Contemporanamente.
Ma prima che pensiate che sia dotato di quattro mani e tre vite segrete, lasciatemi spiegare il passaggio.
Da buon nerd, mi sono buttato su un telefono con Android, e questo è stato il mio primo smartphone. Dopo un paio d’anni ho avuto l’occasione di mettere le mani su un iPhone 4 a pochissimo prezzo. Dopo altri due anni, la batteria del melafonino aveva tirato l’ultimo respiro e perché non passare ad un Lumia?
Il motivo? Ancora una volta: la curiosità. La voglia di sperimentare qualcosa di nuovo… e, naturalmente, il fatto che Microsoft si è degnata di allestire finalmente un buon livello di integrazione tra mobile, postazione di lavoro e Xbox One.
Per farla breve, quindi, sono qui a portarvi la mia testimonianza su cosa vuol dire passare da iPhone a Windows Phone.
Premettiamo che il passaggio da Android a iPhone non fu dei più rosei: abituato a poter fare qualsiasi cosa, mi son trovato a non poter più fare assolutamente nulla.
Vuoi mettere un mp3 come suoneria? Non puoi.
Vuoi inviare una foto via Bluetooth? Non puoi.
Vuoi accedere ai tuoi file? Non puoi.
E così via…
La cosa davvero straordinaria è stata la mia capacità di resistere alla tentazione di scaraventare l’iPhone contro un muro.
Il passaggio da Apple a Microsoft, in compenso, è traumatico da un altro punto di vista: l’interfaccia a Tiles, ovvero i quadratoni che occupano tutto lo spazio disponibile. In pratica, è come fare un trasloco, bisogna reimparare tutto da capo. Nuova metafora, nuovo impatto grafico, nuova cultura: Apple punta tutto sulla user experience, di tipo emotional; Samsung è andato al traino; HTC ha perso il treno con un ibrido mal riuscito… Microsoft invece ha dovuto inventare qualcosa che fosse completamente nuovo e quindi punta ad un target diverso, meno interessato agli sbrilluccichii della Apple e forse più indirizzato alla pragmatica. Se sia stata una scelta azzeccata, lo potrà dire solo l’andamento del mercato, col tempo. Una cosa è certa: con la scomparsa del Genio, Apple si è fermata, gli altri stanno correndo.
Se la domanda che vi sorge ora è “ok, ho capito… fa un po’ cacare ma poi ti abitui e quindi va bene?”… ecco venire il punto dolente: la maggior parte delle applicazioni, semplicemente, non esiste.
Non è una sorpresa, a dirla tutta; che lo store Microsoft fosse il deserto del Sahara si sapeva da anni, ma allo stesso modo si era diffusa anche la notizia che, piano piano, iniziava a sorgere qualche oasi felice.
Per essere sinceri le cose fondamentali ci sono: Facebook, Twitter, Instagram… c’è quasi tutto, ma cosa più specifiche (una su tutte, l’app di Genertel) mancano ancora.
E sempre parlando delle applicazioni, bisogna mettersi l’anima in pace: l’interfaccia di ognuna di esse segue la filosofia del telefono. Pragmatica, pratica, estremamente spartana. Non c’è spazio per i ricamini. In una parola? Brutta.
Brutta sì, ma molto funzionale e una volta capiti i meccanismi, l’uso delle app è per molti versi migliore che su Apple.
Anche l’interfaccia a Tiles, una volta capito come ottimizzarla per il nostro gusto personale, diventa gradevole ed efficace: tutto è a portata di mano, con anteprime e scorciatoie che, per certi versi, ricordano i widget Android, ma molto meno pesanti da consultare e fruire.
Difficile dare una risposta conclusiva univoca. Per molti versi sono felice del cambio, per altri un po’ sento la mancanza della ricchezza dell’Apple Store e degli infiocchettamenti Apple (che ancora non hanno rivali, a mio avviso).
Se posso dare un suggerimento, la via da seguire è quella della convergenza delle informazioni. Se in casa avete unicamente lo smartphone, fate come vi dice il cuore (o il portafogli); se invece avete diversi device (pc, tablet, smartphone, console giochi) la scelta giusta è quella di centralizzare su un unica casa. Questo perché ormai sia Apple che Microsoft hanno potenziato i loro rispettivi sistemi operativi: il vostro account, la vostra persona, è il centro di tutto; i device sono solo i punti di accesso all’account. Naturalmente è possibile utilizzare account Google su iPhone e Windows Phone, ma l’integrazione vera c’è se puntate sulla coerenza.
Nel mio caso: il mio nuovo PC ha Windows 8 installato, ho una Xbox One e ora un Windows Phone. Diversi modi di accedere alle stesse informazioni.
A dirla tutta ho anche un iPad, che era ben integrato con l’iPhone, naturalmente, ma la mancanza di un MacBook mi ha sempre dato la sensazione di essere zoppo.
Con questo chiudo lo sproloquio e diamo il via alle telefonate degli Apple addicted…