Sono passati quasi 10 anni dal primo film tratto da Sin City, fortunata ed apprezzata Graphic Novel di Frank Miller. Sono passati quasi 10 anni da quando Robert Rodriguez ci ha dimostrato che sì, era possibile trasporre le atmosfere noir e fumose immaginate da Miller su pellicola, e con successo.
Il primo film era stato quasi una rivelazione: originale, vibrante, la perfetta trasposizione sul grande schermo dell’opera originale. Grazie ad una tecnica innovativa, fedelissima in tutto e per tutto alle tavole a fumetti, ad attori perfettamente in parte ed una regia ispirata (in particolare per quanto riguarda l’episodio diretto da Quentin Tarantino), guardando il film si aveva l’impressione di trovarsi davanti al fumetto originale, magicamente trasportato sul grande schermo.
Ci sono voluti quasi 10 anni per realizzare l’atteso seguito ma, finalmente, “Sin City 2 – Una donna per cui uccidere”, ha raggiunto le sale cinematografiche di tutto il mondo. Ma cosa ha conservato dello spirito e dell’accuratezza della prima pellicola?
Apparentemente, tutto.
La tecnica è la stessa utilizzata nel primo capitolo, la regia rispetta lo stile dell’originale, le storie sono, ancora una volta, riprodotte fedelmente dall’opera a fumetti.
Eppure, nonostante tutto questo, “Sin City 2” appare vuoto e lascia lo spettatore con un grande senso di delusione ed è evidente come qualcosa sia andato storto nel passaggio da un film all’altro. Sicuramente contribuisce la scelta di una storia meno coinvolgente e più complicata da seguire, con salti temporali non sempre chiari ed alcune situazioni non adeguatamente approfondite (il personaggio di Joseph Gordon-Levitt, per esempio, meritava di più).
Anche la tecnica, così originale ed apprezzata nel primo capitolo, qui non stupisce affatto ed i brevi camei di attori cult (vedi Ray Liotta o Christopher Lloyd) diventano più macchietistici che altro.
Il film manca di cuore, in sostanza, e si nota. L’intera pellicola appare come una stanca ripetizione, quasi svogliata, di ciò che aveva reso ottimo il primo capitolo, come se gli stessi autori non fossero coinvolti nel progetto quanto la prima volta. Un’operazione di marketing, forse, che perde completamente la magia della pellicola precedente. Avevo aspettative altissime sul film, così come, credo, molti altri fan. La delusione, in virtù di questo, è stata decisamente cocente.
Un consiglio, quindi: se siete colti da irrefrenabile nostalgia ed avete la tentazione di andare al cinema a vedere “Sin City – Una donna per cui uccidere”, risparmiate i soldi del biglietto e riguardatevi in DVD il primo film.