Il mio primo contatto con una serie tv l’ho avuto da bambino, con Twin Peaks: spaventoso, inquietante, intricato.
Successivamente, l’appuntamento settimanale diventò quello con X-Files, telefilm che mi fece amare Duchovny alla follia (e che mi spinse a seguire Californication, ma quella è un’altra storia).
Dopo queste sporadiche visioni, conobbi, grazie ad un amico che non c’è più, Lost ed il Tencar di una volta scomparve. Lo seguii “in diretta”, puntata dopo puntata per un anno, arrivando a scoprire il mondo delle tv series.
Guardando un episodio ogni 7 giorni, non ho incontrato grattacapi nel dedicare un’ora a Locke e compagni.
Il problema è nato quando, dopo una breve ricerca sull’internet, ho scoperto l’esistenza di serie che trattavano le tematiche più disparate.
Ricordo ancora che un collega dell’università mi portò il DVD con le puntate della prima stagione di Prison Break. Iniziai a vederle di pomeriggio, macinandone una dopo l’altra, guardando il finale la mattina successiva: mi resi conto del tempo passato soltanto ascoltando gli uccellini che salutavano il sole ed il nuovo giorno che stava incominciando.
Fu l’inizio della fine: l’evoluzione del Tencar mangiatore di serie tv ha subito, finora, tre fasi.
1° fase – L’universitario
Il tempo non manca, tanto in un mese Analisi II si prepara, anche se finisco di guardare Chuck, vuoi che non riesca a studiare quel libro in 15 giorni, tra una puntata di Veronica Mars ed una di House, sicuramente in una settimana passerò l’esame, ma non posso saltare l’episodio di Dexter. 24 ore? Finisco Heroes ed apro gli appunti, promesso.
Guardavo circa una dozzina di serie fisse, come ne finiva una, ne iniziavo un’altra: come diamine abbia fatto a laurearmi, finendo triennale e specialistica, non lo capirò mai.
Questo periodo si concluse con il contratto firmato presso l’attuale azienda per la quale lavoro: la settimana prima dell’assunzione feci un “chiusino” (periodo di tempo passato – per l’appunto – chiuso in casa per un determinato motivo) per vedermi le sei stagioni de I Soprano.
2° fase – Il lavoratore
Prima di conoscere Clack, la vita da professionista mi concedeva meno tempo da passare in compagnia dei miei personaggi televisivi preferiti ma riuscivo a ritagliarmi sempre un’oretta, durante le serate infrasettimanali, per capire come mai Jack Shephard volesse tornare sull’isola o per scoprire se Nicholas Brody fosse davvero un terrorista.
Nei weekend capitava di guardare ciò che avevo lasciato in sospeso durante i giorni lavorativi, non potevo più godermi tutto ciò che veniva prodotto, ma questo non è stato certamente un male, anzi: non avrei più buttato attimi preziosi a vedere tutta lammerdah girata negli USA.
Con l’anello al dito, sono passato all’ultima – per ora – fase.
3° fase – L’uomo sposato
Il tempo diminuisce sempre di più e riuscire a recuperare intere serie risulta quasi impossibile.
Quasi perché prima House of Cards, poi Il trono di spade sta prendendo molte serate sia a me che alla mia signora, impedendoci di vedere altre cose.
Occorre scegliere con oculatezza cosa seguire e cercare di farlo “in diretta”, puntata per puntata, per evitare maratone che, purtroppo, con molti compiti extra-lavoro da portare a termine, tra pulizie di casa e cibo da cucinare, diventano piuttosto improbabili e molto logoranti.
Logoranti, ma non impossibili, come dimostriamo con fierezza Clack ed io: essere nerd si può, anche una volta sposati, ma occorre stabilire un obiettivo e portarlo a termine (per intenderci, per guardare GoT, ho dovuto appendere per un po’ il pad al chiodo, ma anche questa è un’altra storia).
Chissà se, da pensionato, potrò vivere una quarta fase!