Altre nerdate

La famiglia Fang – La linea sottile tra l’arte e la famiglia

Oggi facciamo un piccolo esperimento.

Finora, nella nostra sezione Cinema, vi abbiamo parlato più o meno sempre di quei blockbuster nerdosi che ci fanno sbavare tanto: fantascienza, cinecomics, fantasy e tutta l’allegra compagnia.

Approfittando del fatto di aver ricevuto l’invito per assistere all’anteprima di un film che non rientra esattamente nei canoni appena citati, ma che secondo noi merita attenzione, cogliamo l’occasione per allargare un po’ gli orizzonti su tematiche differenti.

La Famiglia Fang (The Family Fang in originale) è un film di Jason Bateman tratto dall’omonimo libro di Kevin Wilson, che annovera nel suo cast, oltre allo stesso Bateman, due star di prima grandezza come Nicole Kidman e Christopher Walken.

Tematiche differenti? Sì, questo film ci parla di affetto familiare, di ossessioni e di rapporto tra fratello e sorella.

Spero di non avervi già annoiato con questa introduzione perché non si tratta di una classica e melensa commedia come ce ne sono tante, così come La Famiglia Fang non è affatto la classica famiglia da Mulino Bianco.

Innanzitutto, il press kit mi suggerisce le parole giuste, La Famiglia Fang è una famiglia disfunzionale, ovvero “una famiglia nella quale conflitti, comportamenti ingiusti ed abusi si verificano con regolarità tanto da indurre i suoi componenti (incluso il bambino) a ritenerle azioni normali” (fonte: Wikipedia). In questo caso particolare, l’ossessione del padre Caleb (che da anziano è interpretato proprio da Walken) per l’arte coinvolge ed influenza tutti i membri della famiglia: se ci mettiamo anche che la sua forma d’arte è chiamata “performing art” e si basa più o meno su candid camera fatte in pubblico utilizzando anche e soprattutto i suoi figli come attori, converrete con me che questi due figlioli non sono cresciuti secondo il manuale dei perfetti genitori. Lo scopo di questa forma d’arte, per inciso, è quella di scioccare lo spettatore, di osservarne la reazione sincera ed immediata ad un evento improvviso e non ripetibile: la reazione stessa fa parte dell’opera d’arte, come spiega lo stesso Caleb durante il film.

Tra gli anni ’70 ed ’80 gli scherzi perpretati dalla famiglia Fang ad un pubblico ignaro attirano come mosche sia ammiratori che detrattori, anche e soprattutto per il fatto del coinvolgimento diretto dei suoi pargoli e della moglie: come tutte le belle (???) storie però, all’improvviso, finiscono; vuoi perché i bambini diventano adulti, vuoi per un particolare evento scatenante del quale non faccio spoiler, qualcosa si spezza ed i due figli Annie e Baxter Fang decidono di seguire ciascuno la propria strada artistica, una come attrice di film di serie B, l’altro come autore di libri young adult. I genitori, intanto, vivono il conseguente declino dell’ispirazione artistica pur avendovi votato la propria intera esistenza.

Volenti o nolenti, non è facile lasciarsi alle spalle un passato così e bastano una crisi di carriera ed un piccolo incidente per riunire la famiglia. Come reagiranno i due fratelli al ritorno di fiamma dell’istrionica personalità del padre nelle loro vite, in un periodo così complicato?

Non vi dico nulla come di consueto se non che la vicenda è molto più intrigante di quanto non sembri a parole e che la definizione di “drama-comedy” le calza a pennello: si ride, ma di quel riso che in un battito di ciglia sa tramutarsi in riflessione, in tenerezza e financo in tristezza. Un grande Christopher Walken e una splendida e bravissima Nicole Kidman (che mai prima avevo ammirato in lingua originale, mea culpa) illuminano una pellicola che fa riflettere parecchio, mantenendo nel contempo alta l’attenzione, grazie anche alla bella regia di Bateman, che non si fa problemi ad utilizzare primi piani, movimenti di camera veloci e sfocature per le scene più intense.

L’ossessione di Caleb, il fatto che Camille, sua moglie, lo assecondi in modo pedissequo e la ricerca compulsiva dell’opera perfetta sono controbilanciate dai momenti fratello/sorella, dai flashback sulle performance artistiche della famiglia, in equilibrio perfetto tra la sottilissima inquietudine, il sospetto e la leggerezza che sfocia in risate.

Un punto focale del film è appunto la relazione tra fratello e sorella e quanto essa possa essere diversa da qualsiasi altro rapporto tra due persone: c’è bisogno di poco per essere ricostruito pur dopo anni, ma non svanisce mai e su di esso si può fare sempre affidamento in qualsiasi momento, senza vergogna. La Kidman e Bateman mi sono piaciuti davvero tanto nel tratteggiare questo aspetto, forse il più bello e riuscito del film, così come Walken e Plunkett sono estremamente credibili nei panni di due genitori un po’ hippie, un po’ delusi dalla vita, un po’ misteriosi nel nascondere alcuni segreti di troppo. Un cast davvero ben assortito per una pellicola che fonda tutto sulla bravura degli attori nel trasmettere le giuste emozioni.

Non ho idea se io sia riuscito, con così poco, ad incuriosirvi pur non andando a sviscerare nel profondo quest’opera, perché in fondo quella del critico cinematografico non è la mia professione: però lo scopo di questo film è certamente l’indurvi a pensare, a smuovervi qualcosa dentro che, delicatamente o meno, vi porterà sicuramente a riflettere. E nel suo piccolo, su di me, la missione è certamente compiuta. Perciò ora la giro a voi.


Nerdando in breve

Un film intimo sui rapporti familiari che, tra una risata e una lacrima, è una piccola perla meritevole di essere scoperta.

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