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Harry Potter e la maledizione dell’erede: marketing o operazione nostalgia?

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La saga di Harry Potter, per la mia generazione, rappresenta una delle fondamenta della cultura letteraria nerd. Proprio per questa ragione, quando ho sentito parlare per la prima volta de “La maledizione dell’erede“, nuovo tassello del Potter Universe, mi è sorta spontanea nella mente una questione: come porsi nei confronti di questo seguito?
Il mito di Harry Potter è esploso a partire dal 1997, quando in Inghilterra J.K.Rowling, allora sconosciuta autrice, diede alle stampe il libro “Harry Potter e la Pietra Filosofale“. Da allora, il maghetto ne ha fatta di strada: quel primo volume ha dato vita ad una eptalogia di portata internazionale, che ha fatto perdere la testa a miliardi di lettori sparsi in lungo e in largo per il globo (basti pensare che i libri, oltre ad essere stati tradotti in praticamente qualunque lingua attualmente parlata, vantano versioni anche in latino e greco antico).
Come se non bastasse, sono arrivati gli altri media: il cinema, su tutti, ha contribuito ad espandere la fama di Harry e del mondo magico anche tra chi fosse fino ad allora rimasto immune al fascino della carta stampata. I videogiochi e il merchandising hanno fatto il resto. Ma alla fine della saga?

L’autrice, dopo aver scritto “Harry Potter e i Doni della Morte“, ultimo dei sette libri previsti, è stata categorica: la storia di Harry finisce qui. E, nonostante le insistenze dei fan, è rimasta fedele al proposito: il Potter Universe è stato arricchito da libri “collaterali”, aventi per oggetto il mondo magico ma nessuno dei personaggi resi famosi dalla saga precedente.
Eppure il 2016 ha segnato la svolta, con l’annuncio di “Harry Potter e la maledizione dell’erede“, rappresentazione teatrale di Jack Thorne, ispirata alle vicende dei romanzi e loro ideale seguito (l’azione, infatti, si svolge 19 anni dopo gli eventi de “I Doni della Morte”).
Inutile dire, come era prevedibile, che lo spettacolo ha fatto sold out in pochissimo, nonostante i pareri discordanti degli affezionati di vecchia data, poco inclini ad apprezzare la piega che si è scelto di dare alla pièce.

Il soggetto dell’opera, scritto dalla stessa J.K. Rowling, da Jack Thorne e da John Tiffany è poi prevedibilmente stato trascritto ed inserito nella cronologia ufficiale come 8° romanzo della saga, invadendo le librerie italiane a partire dal 26 settembre.
Un’operazione nostalgia volta a colmare il vuoto creatosi dopo la conclusione della saga nel cuore dei fan? Oppure una mero tentativo di marketing, per risollevare l’attenzione intorno al maghetto, proprio un mese prima dell’uscita nei cinema di “Animali fantastici e dove trovarli“?
Certo, il dubbio resta e io, personalmente, non sentivo il bisogno di un nuovo capitolo: la storia, per me, era perfetta così com’era. Tutte le storyline si erano chiuse, i misteri erano risolti e questo “La maledizione dell’erede”, per come la vedo io, non può aggiungere niente di nuovo a quello che già sapevamo. Ciononostante, gli concederò una lettura prima di dare un giudizio definitivo. E voi, lo avete già letto o lo leggerete?

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