
ceci n’est pas l’opéra, mais ça va le même
Sotto la tela
Avete terminato Clair Obscur: Expedition 33 e siete rimasti con un’ombra di dubbio? Non avete capito chi è il ragazzo sfumato?
Riprendo questa rubrica a me molto cara con l’ultimo titolo che mi ha emotivamente travolto, quel Clair Obscur: Expedition 33 che sarà probabilmente il mio personale gioco dell’anno per gameplay, lore, musica e molto altro.
Ma soprattutto eccomi tornare a raccontarvi e sviscerare i misteri che si nascondono dietro le trame della Pittrice, o meglio: dietro le sue pennellate.
Se non avete ancora completato il gioco, fermatevi subito: smettete di leggere e correte a finirlo. Ci vediamo dopo.
Se invece siete qui per capire a cosa avete giocato, procedete pure: sto per illustrarvi il mio punto di vista di questo capolavoro firmato da Sandfall Interactive.
Il lutto
Non che fosse molto nascosto, ma il tema principale è quello del lutto e della perdita. Ci viene buttato in faccia fin dal prologo, quando vediamo sparire Sofie a causa del gommage, cancellata da una perfida entità soprannaturale, nota come Pittrice, senza una reale ragione apparente.
Inizia così la nostra spedizione, che verrà scandita, alla fine di ogni atto, da qualche evento capace di stravolgerci la mente.
Partiamo con la fine dell’Atto I: Gustave, il nostro protagonista, viene ucciso a sangue freddo da Renoir, l’uomo anziano che ha decimato la spedizione nel momento esatto in cui è approdata sul continente. Facciamo invece la conoscenza di Verso, misterioso e immortale come, guarda un po’, il padre.
Verso è quindi sì il figlio di Renoir, ma lo combatte con ogni sua forza e anche se ci è chiaro fin da subito che non sta svelando tutto, la nostra attenzione è focalizzata su Alicia, la misteriosa ragazza mascherata che sembra avere una connessione straordinaria con la nostra Maelle.
Dobbiamo però arrivare alla fine del secondo Atto per fronteggiare finalmente Pittrice e scoprire che, se pensate di avere una famiglia incasinata, quasi certamente quella Dessendre lo è molto di più. Scopriamo quindi che l’intero mondo che abbiamo imparato a conoscere e amare, non è altro che un mondo “dipinto” (in realtà indizi ce n’erano, eccome), ed esiste solo all’interno della tela dipinta dal (vero) Verso.
La famiglia Dessendre ha il potere di creare nuovi monti tramite la pittura, ma un terribile incendio, causato dalla gilda degli “scrittori”, intrappola Verso e Alicia. Per salvare la sorella, Verso perderà la vita, mentre Alicia, seppur viva, ha subito danni irreparabili, perdendo un occhio, la voce e la bellezza.
Di Verso resta solo il suo ultimo dipinto ed è lì che la madre Aline e il padre Renoir entrano per cercare di affrontare il loro lutto e godere di quel briciolo di anima rimasta intrappolata nella tela, diventando così la Pittrice e il Curatore.
Persi nella tela (e di fatto nella fase della negazione del lutto), Alicia decide di entrare a sua volta per recuperare i genitori, spinta dalla sorella Clea troppo impegnata in una personale lotta contro gli “scrittori” (forse un gancio al prossimo gioco?).
La famiglia Dessendre è smembrata e distrutta. Alicia si perde a sua volta nella tela, rinascendo nei panni di Maelle. Renoir, compreso che l’amata moglie non vuole più uscire, inizia la sua crociata per distruggere la tela e riportarli a casa. Per farlo ruba tutto il croma che riesce a trovare e con quello scatena il gommage, che quindi è opera di Renoir e non della Pittrice. Lei, per salvare la tela, crea il monolito e lo imprigiona al suo interno, scrivendo su di esso un numero decrescente di anno in anno: un’indicazione sulla sua forza in diminuzione, e la sua crescente impotenza nel proteggere gli abitanti di Lumière dalla furia di Renoir, che di fatto cancella i personaggi dalla tela partendo dalle creazioni più remote, quelle più “anziane”.
La chiave è proprio nel croma che, per creature dipinte, può essere inteso come “forza vitale” e come la materia prima necessaria ad ogni pittore per dare vita alle proprie creazioni. Con la raccolta del croma, rubato ai personaggi cancellati, Renoir diventa sempre più forte, più micidiale nelle abilità (ne abbiamo la prova durante gli scontri) e con esso alimenta pictos e lumina che danno energia ai nevron (è da loro che infatti li recuperiamo).
Lo scontro finale è un braccio di ferro tra Renoir, che vuole distruggere la tela di Verso e riportare la famiglia nel mondo reale e Maelle, che invece non è ancora pronta a dire addio al fratello, anche a causa del suo senso di colpa. Il climax svela così che la vera Pittrice non è Aline, ma la stessa Alicia/Maelle. Per questa ragione, al di là dello scontro con Renoir, il vero finale si gioca su un filo ancor più sottile: sconfitto il Curatore, anche grazie al ritorno provvidenziale della Pittrice, e riportati i genitori nel mondo reale, non resta che decidere cosa fare della tela. Anche perché, ricordiamoci, che tanto Renoir quanto Aline non sono i veri genitori, ma una loro versione dipinta da Alicia, e come tali seguono le regole decise da lei.
Nel drammatico finale Maelle e Verso si scontrano: la prima, come detto, non vuole perdere il fratello. Il secondo non ne può più di vivere una vita falsa, muovendosi come un burattino, solo per colmare il senso di vuoto della sorella che, nonostante la promessa fatta, non ha alcuna intenzione di uscire dalla tela.
Da questo scontro nascono i due finali del gioco.
Se a vincere sarà Verso, la tela verrà distrutta e la famiglia si riunirà davanti alla tomba di Verso, morto il 33 dicembre (sic!) – c’è anche un disco dedicato a questa strana data. Sarà un finale doloroso ed emotivamente provante, ma sarà anche il primo passo verso la guarigione: dire addio a Gustave, Siel, Lune, Monoco ed Esquie, ma pronti a rimettere insieme i pezzi di una vita distrutta, per andare avanti. E se nel dipinto sono passati 67 anni, nel mondo reale è stata questione di pochi giorni.
Sul perché la data di morte sia 33 dicembre il dibattito è ancora aperto. Personalmente l’ho interpretato come metalinguaggio, un po’ come Alan Wake 2: Clea dice che la colpa della morte di Verso è quella degli Scrittori, intendendo una fazione avversaria a quella dei Pittori. Tuttavia potrebbe essere un riferimento al fatto che anche il mondo “reale” della famiglia sia, de facto, un mondo fittizio: quello del videogioco e gli scrittori, che hanno ucciso Verso, non sono altri che gli sceneggiatori del gioco.
Forse sarà per colpa di Sam Lake, ma io propendo per questa interpretazione metalinguistica.
Se a vincere sarà Maelle, il ragazzo che dipinge la tela, il ragazzo sfumato, il pezzo di anima residua di Verso, verrà risparmiato. Lumière tornerà a sorgere e Maelle potrà continuare a vivere la sua illusione, ricongiungendo Siel col marito, facendo tornare Gustave e Sophie e, di fatto, imprigionando Verso in una non vita guidata da lei. Un Verso anziano costretto a suonare il piano per intrattenere gli amici di Maelle, è una potente metafora dell’incapacità di superare il lutto: quando il nostro dolore è talmente lancinante da renderci egoisti oltre ogni limite, piegando la volontà degli altri alla nostra, pure di avere un minimo di serenità.
Una serenità falsa e vuota. Senza gioia. Senza speranza di guarigione. Costretto a suonare in eterno per il piacere degli altri.
Conclusioni
Come va l’amaro in bocca? Non vi dirò quale scelta ho fatto, conserverò questa decisione per me.
Anche perché, come Maelle, non sono ancora pronto a lasciar andare il mondo di Clair Obscur: Expedition 33.
A proposito: se vi siete domandati cosa significhi “Clair Obscur”, non è altro che la tecnica pittorica del chiaroscuro. Una tecnica artistica per dare volume agli oggetti tramite l’uso di luci e ombre.
Come la vita.
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