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Silent Hill f – Significato nascosto

Silent hill f

Non sono mai stato, più per ragioni logistiche che altro, grande fan della serie Silent Hill, eppure ne ho sempre ammirato il fascino: l’oscurità dei temi che emergono dalla nebbia per sbattersi in faccia al processo di maturazione. Una enorme, vivida, metafora dell’eterna contrapposizione tra inconscio ed io cosciente, quando le parti più intime e nascoste di noi, emergono a sprazzi e in modo pericoloso e dannatamente doloroso.

Di Silent Hill f mi sono innamorato all’istante e non ho potuto staccarmi per nessuna delle (quasi) quattro run, 60 ore, che ho impiegato a sviscerarlo, gustandomi le (a volte piccole, altre enormi) differenze tra le cutscene dei diversi percorsi evolutivi di Hinako.
Se lo hai giocato, e non hai capito alcuni passaggi o semplicemente vuoi confrontarti con altri punti di vista, allora continua a leggere. Altrimenti fermati subito: sto per spoilerare tutto.

Quanto dolore per autodeterminarsi

Silent Hill f ha cinque finali diversi. Diciamo in realtà quattro più uno faceto. La cosa bella, però, è che non sono alternativi ma complementari e vanno giocati in un determinato ordine facendo determinate scelte. Solo così si riesce ad avere un quadro che si illumina sempre più, passo dopo passo, gettando finalmente luce sugli avvenimenti che sono stati punto di svolta per la giovane Hinako, dando conferme e svelando piccoli misteri.

Il tutto mescolando sapientemente cultura nipponica (se non lo hai giocato in giapponese sei un criminale), spirituralità, società.
Ma andiamo in ordine: Hinako è una giovane ragazza che fa fatica a digerire la rigida cultura imposta dai genitori, con un padre-padrone che esige obbedienza e una madre succube che cerca di convincerla di quale sia il suo ruolo, in quanto femmina, nella società: ovvero ambire a un buon matrimonio con un bravo marito che, magari, non alzi troppo le mani e non faccia mancare cibo in tavola.

Se ti si sta stringendo lo stomaco, è solo l’inizio, perché dopo è peggio.
Assistiamo a una terribile litigata da cui Hinako fugge per incontrare gli amici, e sarà l’inizio dell’incubo, ma in realtà non si tratta di una semplice litigata poiché, procedendo di poco nella storia, scopriamo che il padre, in preda all’alcol, ha lanciato un coltello alla figlia, rischiando di ucciderla. Lo stesso coltello che brandirà poi la versione corrotta della madre durante la boss fight coi genitori.

Si potrebbe pensare, quindi, che si tratti di una “semplice” fuga dalla società patriarcale e retrograda, ma in realtà c’è molto di più come vedremo a breve.
Ma, al di là di ogni elucubrazione, una domanda resta appiccicata alla mente: cosa rappresenta quella f del titolo?

f come Famiglia

Certamente il perno centrale del gioco e della storia: la famiglia di Hinako non è disfunzionale, come diremmo oggi, ma è arcaica. A un primo sguardo sembra che sia governata con pugno di ferro dal padre con il benestare della madre. Questi trovano un marito per Junko, la sorella maggiore, di cui Hinako sentirà la mancanza e che, inesorabilmente, diventerà come loro: è infatti lei che torna più e più volte, sotto la maschera di civetta, a ricordarle che deve uccidere l’altra sé.

La situazione, delicata, si sbriciola quando il padre trova anche per lei un marito, che nel suo inconscio viene identificato come l’uomo-volte, l’inari che la conduce attraverso prove sempre più dolorose e annichilenti. Prove che in realtà ognuno di noi ha già subito e superato: ovvero quei passaggi obbligatori per diventare adulti. Distruggere, metaforicamente e inconsciamente, i nostri legami infantili è il primo passo per poter crescere. La splendida sequenza in cui eliminiamo i nostri tre amici è potentissima da questo punto di vista. Personalmente ho davanti agli occhi due, tre amici e amiche della mia infanzia che ho dovuto imparare a “mettere da parte” perché mi ancoravano alla fanciullezza.

La Hinako cosciente cerca di opporsi a questo processo, mentre quella inconscia supera le prove non senza difficoltà, dove i mostri non sono altri che le ombre del nostro subconscio e i tormenti che fa patire ai suoi amici una diretta conseguenza di questo processo di maturazione. L’ultima grande prova è ovviamente l’eliminazione dei genitori, l’ultimo ostacolo che ci àncora al noi bambino e che dobbiamo eliminare per poter crescere.
Quando Junko dice che capisce quanto sia difficile uccidere l’altra, ma che deve essere necessariamente fatto, si riferisce proprio a questo: è doloroso crescere, dannatamente doloroso. Ma l’alternativa è restare bambini, immaturi, infantili all’infinito. Ed è peggio.

Nell’ultima run, col quarto finale, scopriamo infine che i genitori non sono quei mostri che avevamo creduto fin dall’inizio. Il padre ha perso tutti i soldi perché è stato truffato, non perché un inutile ubriacone. E la madre le spiega che gli uomini spesso si comportano così per dimostrare forza e autorità, anche se intimamente sono dei pezzi di pane.
Attenzione: questo non li giustifica, ma li spiega. E per Hinako diventa più difficile odiare come ha sempre fatto: perdonare? Forse. Non facile, ma è una possibilità.

f come Femminile

Ho accennato all’altra sé ed è buona parte dell’ossatura della storia.
Prima però scopriamo che Hinako è non binaria. Ho apprezzato che il termine non sia usato perché sarebbe suonato anacronistico, ma è un dato di fatto: sfogliando i suoi ricordi nella sua cameretta, durante le diverse run, scopriamo che ha sempre avuto difficoltà a identificarsi unicamente in una femmina. A volte voleva giocare con le altre bambine con le bambole (che tornano, ancora e ancora e ancora), altre voleva giocare col suo amico Shu, a cui si è legata proprio per il suo considerala al proprio pari, un “compagno”, non una ragazza.

Nel momento in cui le viene ordinato di sposarsi, a Hinako è sbattuta duramente in faccia la propria femminilità. Sposarsi vuol dire accettare di essere solo una cosa e non entrambe perché è quello si aspettano da lei i genitori, i familiari, gli amici, la società tutta. Non è un caso se il mostro della nebbia è lei stessa con indosso un abito tradizionale da sposa: lei ma priva di volto, perché ha perso la sua personalità per accettare il ruolo impostole.

Qui comprendiamo anche perché il volto di Junko è nascosto, mascherato per sempre: lei ha accettato il ruolo imposto dalla famiglia, si è sposata e ha annientato il proprio sé, rinunciando a sogni e desideri, speranze e paure. Si è cancellata e ha lasciato al suo posto questo burattino della società.

f come Furusato

Furusato è un termine giapponese permeo di nostalgia: per la vecchia casa in cui si è nati e cresciuti, dove sono custoditi i ricordi spensierati della fanciullezza. Un termine che racchiude senso di gioia e tristezza allo stesso tempo. Qualcosa che ognuno di noi, quando si perde nel viale dei ricordi, sa di aver provato.
E Hinako torna spesso a quando, bambina, giocava con Shu alle battaglie stellari, quando la cosa più difficile era sconfiggere alieni immaginari e scorpacciarsi quante più caramelle possibili.

Hinako fatica ad accettare di dover crescere, di non poter più semplicemente giocare con Shu spensieratamente. Non ha grandi velleità, non desidera nulla di speciale, solo continuare ad essere felice come era da bambina. Ma questo non è possibile, per nessuno di noi. E questa difficoltà a crescere (oggi la chiameremmo “sindrome di Peter Pan”) cozza violentemente con i progetti del padre, con le gelosie di Rinko e l’attaccamento della piccola Sakuko, da cui cerca disperatamente di emanciparsi (e che non a caso la chiama traditrice).

f come mojibake

No, non sono impazzito: lo so che non c’è la f nel termine mojibake, ma seguimi. Il termine è l’unione di due parole: moji (lettera, carattere… da qui poi arriva anche emoji) e bake (trasformazione). In pratica vuol dire cambio di “forma” (eccoti la f, visto?). In genere un cambiamento in peggio, ma di base una “trasformazione”, quindi ecco tornare ancora il tema della metamorfosi, da qualcosa in qualcos’altro e abbiamo ben visto che la mutazione da ragazzina in “sposa” non è esente da lacrime e sangue.

f come Forte

Scritto con la f in italico è una notazione musicale (si scrive in italiano in tutte le lingue del mondo), ed è un chiaro riferimento al modo in cui una melodia deve essere eseguita. Il che crea un cortocircuito violentissimo con il “silent” del titolo e del franchise. Forse (un’altra f) c’entra lo zampino di Akira Yamaoka, il musicista che ha preso parte al processo creativo dietro Silent Hill f.
Questa doppia connotazione, forte – silent, potrebbe anche rappresentare un riferimento alla doppiezza dell’universo di gioco: reale – inconscio. A te la scelta.

f come finali

No, ok questa me la sono inventata solo per aprire un paragrafo sui possibili finali.

La prima run ha un solo finale possibile: Coming Home to Roost. In questo finale Hinako sconfigge la versione inconscia di se stessa, il mostro della nebbia vestito da sposa e senza volto. Tuttavia poco dopo scopriamo che si è trattato di un viaggio psicotico dovuto a una overdose delle pillole rosse e che durante questo attacco ha massacrato le persone invitate al proprio matrimonio.

La seconda run può avere due finali alternativi. Fox’s Wedding: la versione umana di Hinako è distrutta dall’uomo volpe e Shu cerca di interrompere il suo matrimonio con Kotoyuki. Shu le confessa anche di averle dato le pillole rosse per farla tornare in sé. Hinako si scontra quindi con Shu e si avvicina a Kotoyuki, decidendo infine di sposarlo a costo della propria libertà.
The Fox Wets its Tail: finale alternativo in cui invece Hinako rifiuta il matrimonio, distrugge l’uomo volpe e torna a Ebisugaoka con Shu. Nel finale si ode una notizia alla radio di attività vulcaniche lì vicino che hanno causato l’evacuazione della città (e la nebbia, direi).

Ebisugaoka in Silence: questo finale è disponibile solo in una run in cui abbiamo già avuto due finali diversi (primo e secondo o primo e terzo).
Di fatto è il finale più completo, più “vero”, se mi concedi il termine. Da un punto di vista psicanalitico abbiamo fin qui discusso di luci e ombre, io cosciente e inconscio, tesi e antitesi. Come ogni psicoterapeuta potrà dirti, lo scopo ultimo di un processo psicanalitico non è quello di rimuovere o cancellare le proprie ombre, la propria antitesi, ma di comprenderla e accoglierla raggiungendo un equilibrio finale, quella “sintesi” che rappresenta la serenità. Lo scendere a patti con se stessi in modo sereno e armonioso.

In un epico doppio scontro finale (uno dei più emozionanti, narrativamente parlando, che io ricordi) non una, ma entrambe le versioni di Hinako affronteranno i loro demoni. Ecco la chiave: non è stato solo l’uomo-volpe a cercare di manipolarla, spingendola a sposare Kotoyuki, ma anche Shu ha fatto lo stesso, cercando di ostacolare il matrimonio. In questo, nessuno dei due ha lontanamente pensato di chiederle cosa volesse.

La chiave è questa: possiamo sbagliare, ma siamo il frutto dei nostri errori e decisioni. Possiamo avere una vita serena, ma non sarà mai felice se non sarà stata la somma delle scelte che abbiamo fatto per noi stessi. Meglio sbagliare, e perdere, con la propria idea di vita, piuttosto che subire passivamente le decisioni che altri si arrogano il diritto di prendere per noi.

Restando ancorati alla lore, invece, in questo splendido finale abbiamo visto come Hinako e la sua forma umana e quella di volpe si riconciliano. Il suo antenato appare (un inari mostruoso), rivelando che Kotoyuki è stato costretto a sposare Hinako per preservare il clan delle volpi. Entrambe le identità di Hinako sconfiggono l’antenato di Kotoyuki e lo spirito che possiede la sua bambola (che si rivela essere un rappresentante di un pantheon rivale che desidera che Hinako rimanga libera anche se questo significa distruggere la sua mente attraverso l’uso delle pillole rosse), liberando Kotoyuki dal possesso del suo antenato e sciogliendo la maledizione sulla città. Le due Hinako e Kotoyuki annullano il loro matrimonio, con entrambe le identità di Hinako che tornano a Ebisugaoka e Kotoyuki che si trasferisce altrove, finalmente libero di esplorare la propria umanità. I due promettono che si rivedranno in futuro per ricominciare la loro unione se, e solo se, entrambi capiranno che questo rapporto nasce da un amore spontaneo.

Silent hill f

The Great Space Invasion! è il finale faceto di cui parlavo all’inizio: il gioco si interrompe abbastanza presto e finisce con animazioni in stile manga a tinte vagamente demenziali, però dà accesso a un’arma interessante nelle run successive.

Conclusione

Insomma. Ecco perché Silent Hill f è il mio goty 2025. Un capolavoro incredibile. Nonostante la maledetta legnosità dei combattimenti.

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