
Rieccoci qui
Negli ormai lontani anni ’90, ho passato parecchio tempo – e, a dirla tutta, la campagna è ancora aperta – con Cyberpunk 2020, gioco di ruolo cartaceo pubblicato negli USA da R.Talsorian Games ed edito in Italia da Stratelibri.
Quando uscì Cyberpunk 2077, ricordo che feci di tutto per procurarmi una copia e per giocarlo: l’esperienza non fu totalmente positiva a causa di parecchi problemi tecnici e di un bilanciamento un po’ ballerino, sono riuscito a rompere il sistema con una build neanche troppo studiata.
Adesso, dopo quasi cinque anni, rieccomi qui, armato di Steam Deck, per dare una nuova opportunità al titolo prodotto da CD Projekt (che ringrazio per la copia speditami).
Cyberpunk 2077 è un crpg open world uscito il 10 dicembre 2020 per PlayStation 5, PlayStation 4, Xbox Series X/S, Xbox One e PC, adesso anche su Nintendo Switch 2, sviluppato da CD Projekt. Il 26 settembre 2023, la storia è stata ampliata con il DLC Phantom Liberty, che non avevo ancora avuto modo di provare.
Per chi non ama leggere: sì, ha senso giocarlo anche oggi. Addio, amanti delle risposte brevi. Benvenuti, adoratori delle risposte lunghe.

La decadenza regna sovrana
Il setting è incredibile
Impazzisco per il genere Cyberpunk e, fin dai primi minuti, in questo gioco ho trovato tutto quello che mi è sempre piaciuto: una metropoli distopica che riesce a incuriosire e ad affascinare a ogni passo.
Un mosaico complesso e articolato, pieno di neon che illuminano zone che dovrebbero rimanere al buio, quartieri in totale contrapposizione tra loro, facendo una passeggiata si può passare dal degrado urbano dei quartieri più malfamati, dove la criminalità si annida dietro ogni angolo, ai maestosi grattacieli nei quali ricchi corporativi passano annoiati le loro opulente vite.
Ho sempre pensato che la vera star, la reale protagonista di Cyberpunk 2077, sia Night City. La megalopoli modellata da CD Projekt ricalca perfettamente l’immaginario di genere già visto al cinema ma, in un media attivo come il videogame, sorprende ancora di più. Camminare o guidare per le strade di Night City è semplicemente fantastico, un’esperienza sublime e visionaria a cui, magari, il giocatore più distratto non presta la necessaria attenzione.
In realtà, l’architettura e l’urbanistica di Cyberpunk 2077 sono coerenti con un mondo ultra-capitalista dove gli edifici diventano una pura manifestazione delle classi dominanti e delle mega corporazioni. L’estetica urbana è segnata, quindi, sì da strutture molto ardite ma le pubblicità sono onnipresenti come a ricordarci che qualunque cosa è in vendita. Gli spazi urbani pubblici sono piccoli e di scarsa qualità, enormi ponti che collegano gli edifici, tolgono luce solare alle piazze e il trasporto di massa è ridotto all’osso. Una chiara vittoria del privato sul pubblico che, in questo futuro distopico, non può far altro che piegarsi sotto il peso dei miliardi di euro-dollari che solo le società multinazionali hanno.
La storia è articolata e intrigante
La narrativa alla base di Cyberpunk 2077 è stato il vero punto di forza al lancio: un’ottima storia non può essere afflitta, fortunatamente, da problemi tecnici.
Il profondo e intimo dualismo che nasce tra V, mercenario che si trova improvvisamente invischiato in una vicenda complessa e stratificata, e Johnny Silverhand, interpretato dall’immenso Keanu Reeves, un carismatico rockettaro che, pur di arrivare al suo obiettivo, è capace di passare sopra a tutto e tutti.
Il rapporto tra i due protagonisti mi ha colpito e mi sono emozionato partecipando ai loro battibecchi, trovandomi a fare delle scelte dolorose ma che mi hanno permesso di portare avanti, in modo coerente con quello che avevo in mente, l’avventura. Ogni bivio influenza la trama e porterà a un finale diverso, situazione che potrebbe portare i completisti ad affrontare più di una run.
Come se tutto questo non bastasse, anche alcuni archi narrativi delle missioni secondarie, attività che solitamente salto a piè pari perché mi piace rushare rapidamente i titoli per poterne giocare il più possibile, si sono rivelati incredibilmente coinvolgenti e hanno saputo tenermi incollato allo schermo come non mi capitava da tempo.

Il carisma fatta persona
È un buon gioco di ruolo
Purtroppo, Cyberpunk 2077 non è stato quello che ci era stato promesso durante i primi trailer promozionali e questo è stato, inizialmente, doloroso.
Quando ho affrontato la prima run, nel lontano dicembre 2020 – ma questo avviene praticamente all’uscita di quasi tutti i giochi del genere -, alcune abilità erano particolarmente sbroccate e permettevano di concludere, in maniera semplice, le missioni. L’unica scelta davvero significativa era data dal background iniziale di V.
Fortunatamente, l’opera di bilanciamento che CD Projekt ha approntato nel corso degli anni ha permesso di avere adesso skill più equilibrate, con dei perks e uno skill tree, ridisegnato dopo la patch 2.0, che lasciano la libertà di realizzare il personaggio che desideriamo e di renderlo comunque funzionale, sia che sia un agile netrunner, un silenzioso cecchino o un letale guerriero cibernetico.
Per un giocatore di ruolo come me, è sempre stimolante preparare una build affine con l’umore e l’idea che ho all’inizio della partita.

Solomon Reed è un buon personaggio
Phantom Liberty è un’ottima aggiunta
La storia principale di Cyberpunk 2077 si può terminare in una trentina di ore, andando a giocare pochissime quest secondarie e già questa è una quantità di tempo importante.
Phantom Liberty ne aggiunge altre ma non mi fermerò al mero numero perché con il DLC ci sono degli extra che definirei crispy, per usare un termine tanto apprezzato dai food blogger ma che io odio perché mi piace usare parole italiane, quindi scriverò anche “croccanti“.
Oltre ai miglioramenti portati dalla patch 2.0 che ha praticamente accompagnato l’uscita di Phantom Liberty, c’è un nuovo distretto da esplorare, Dogtown, dominato da una milizia militare pronta a sparare e poi a fare domande.
La tematica dello spionaggio è avvincente e fare la conoscenza con Solomon Reed, interpretato da Idris Elba, è davvero emozionante.
È bello da giocare in portabilità
Cyberpunk 2077 è compatibile con Steam Deck e, da qualche mese, è arrivato anche su Nintendo Switch 2.
Non mi capita di affrontare più di una run, soprattutto in questo periodo pieno di uscite ma avere un gioco del genere su una console portatile rende l’esperienza più semplice e accessibile: caricare il salvataggio sulla console di casa Valve per poi giocare comodamente seduto sul divano, in autobus o da altre parti (sapete già quali, vero?) è perfetto. C’è sempre un po’ di tempo per fare una missione, livellare e prepararsi per la prossima quest prima di cena, no?
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