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The Dungeon of Black Company #1 e #2 – Il lavoro fa schifo

The Dungeon of Black Company

Quanto sarebbe bello non dover lavorare?

Mi stupisco sempre di quanto io sia una persona semplice: leggo la parola “Dungeon” nel titolo di un’opera e me ne interesso immediatamente. È successo anche questa volta con i primi due numeri di The Dungeon of Black Company, editi da SaldaPress. Ringrazio l’editore per avermeli spediti.

Recensione

Come sempre nei miei articoli, provvederò a darvi un accenno alla trama senza entrare troppo nel dettaglio per non spoilerare troppo.

Il protagonista di The Dungeon of Black Company è Kinji Ninomiya, NEET (acronimo di “Not in Education, Employment, or Training“, cioè una persona relativamente giovane che non ha un lavoro, non sta studiando o seguendo un percorso di formazione) che ha trovato il modo di vivere di rendita senza fare granché e guardando, letteralmente, tutti dall’alto verso il basso. Capita che, all’improvviso, l’esistenza di Kinji sia destinata a sprofondare quando, nella sua dimora, si apre un portale che lo trascina in uno strano universo fantasy dove è costretto a diventare uno “schiavo salariato” e a lavorare come minatore per una mega azienda, estraendo giornalmente minerali all’interno di un dungeon popolato da terribili mostri, per potersi procurare del denaro per pagare un ingente debito e sopravvivere.

Youhei Yasumura scrive e disegna un manga isekai – genere nel quale una persona del nostro pianeta viene, in qualche modo, trasportata in un mondo parallelo – che vuole essere un’allegoria del mondo del lavoro giapponese in cui ho visto degli elementi sorprendentemente vicini al film Fantozzi, pellicola resa celebre dalla magistrale interpretazione di Paolo Villaggio, nel quale i protagonisti lavorano per un’enorme ditta e non fanno altro che sgomitare, umiliarsi e dare pugnalate virtuali ai propri colleghi per potersi mostrare produttivi agli occhi del mega direttore generale.

Nelle pagine dei primi due numeri di The Dungeon of Black Company si respira un’aria fantozziana e disfunzionale, con persone talmente indottrinate da dare anima e corpo, lavorando duramente per buona parte della giornata e mettendo a rischio la propria esistenza, a un’azienda vista come una grande famiglia, che però non offre niente in cambio se non pochi spicci. In questo contesto, Kinji è un elemento estraneo che, figlio di una vita precedente passata a snobbare il prossimo e a poltrire, si ingegnerà in tutti i modi per provare a risollevare la sua situazione.

The Dungeon of Black Company funziona benissimo grazie alla scrittura frizzante e al tratto virtuoso e dettagliato di Youhei Yasumura che è riuscito a creare una storia dinamica con personaggi ottimamente caratterizzati, che faranno di tutto per restare fedeli ai loro ideali e all’azienda (certo, chi più e chi molto, molto meno). Se vi piacciono le storie fantasy divertenti che però fanno riflettere, procuratevi i primi due numeri e poi decidete autonomamente se andare avanti.

Concludo informandovi che su CrunchyRoll trovate i dodici episodi dell’anime.

Edizione

Il 16 maggio 2025 è uscito il primo numero di The Dungeon of Black Company, volume brossurato in bianco e nero con sovracoperta, della solita grandezza della serie Mangaka di Saldapress, cioè 130 x 188 mm.

È proposto a 7,90 € con la copertina regular e a 8,90 € con quella variant. Il secondo numero, in uscita l’11 luglio 2025, costerà 7,90 €.

Come è già capitato in passato, per i più trepidanti tra voi, ci sono due starter pack contenenti i primi due numeri e un poster in omaggio, venduti a 16 € nella versione standard e 17 € nella versione variant, per quanto riguarda la copertina del primo volume. Questa serie avrà una cadenza bimestrale.

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Nerdando in breve

The Dungeon of Black Company è un’interessante e intrattenente allegoria sul mondo del lavoro giapponese, particolarmente appassionante se vi piacciono i fantasy e le storie che fanno riflettere, ricche di colpi di scena.

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