Recensione
Provate a immaginare…ricevete un’immensa eredità ed è tutta per voi a una sola condizione: trovarla.
Plot semplice, risoluzione difficilissima se il malloppone si nasconde all’interno di una stanza che, semplicemente, non esiste.
Sentite salire il mal di testa? Bene: è solo il principio. Questo è Blue Prince.
Gameplay
Ve la faccio facile: immaginate una villa ricca di stanze che si dipanano su una mappa 5×9.
Ogni volta che aprire una porta, vi vengono proposte tre diverse opzioni di stanze che potete “disegnare”. Ognuna ha le sue caratteristiche, potenziali oggetti, impatti sul gameplay stesso e, naturalmente, uscite.
Le stanze non sono ruotabili, per cui in base a quello che scegliamo potremmo trovarci a sbattere contro un muro, un dead end, oppure la stanza che vogliamo è proprio nell’elenco ma non abbiamo le gemme (una delle valute di gioco) per costruirla.
Molti elementi devono essere scovati, e per farlo a volte basta risolvere un enigma all’interno della stessa stanza ma, nella maggior parte dei casi, occorre fare delle azioni altrove, in altre stanze, oppure trovare gli indizi giusti nella moltitudine di lettere, foto, messaggi e documenti sparsi ovunque.
Unica nota positiva: a parte rari casi, le combinazioni non cambiano, quindi raccogliendo e collegando le giuste informazioni, possiamo sbloccare qualcosa nei giorni successivi.
Sì, perché il tutto deve essere svolto entro un numero limitato di “passi” (ricaricabili tramite stanze di riposo o cibo), dopodiché o nell’eventualità di restare bloccati in vicoli ciechi, la giornata finisce e si passa al giorno dopo. Peccato che non si possano portare fuori oggetti, per cui dovremo ricominciare da capo in perfetto stile roguelike, e dalla nostra avremo solo l’esperienza acquisita.
Come se non bastasse le stanze più rare appaiono solo nei livelli più alti, ma sono anche quelle che più probabilmente saranno chiuse a chiave e che dovranno essere appositamente sbloccate.
Infine (ma davvero c’è una fine?) ci sono meccanismi che possono essere attivati solo collocando stanze in modo attiguo e configurandole adeguatamente. Per cui non potremo mai essere sicuri al 100% di aver azzeccato la soluzione giusta finché non ci sbatteremo contro.
E se la fortuna è cieca, la sfiga, si sa, ha invece la vista molto lunga.
Comparto tecnico
Lo Studio Dogubomb ha dato vita a un’opera incredibilmente semplice e coerente a se stessa: l’estetica fumettosa è fantastica ed è straordinario come le diverse combinazioni riescano ad incastrarsi tra loro dando un’apparenza di verosimiglianza pur cambiando in infiniti modi diversi.
Costruire, manipolare, esplorare. Ogni volta che risolviamo un puzzle, la sensazione di appagamento è incredibile. Ma è ampiamente superata dalla frustrazione quando non riusciamo a combinare le cose che vorremmo: magari abbiamo le stanze giuste, ma finiscono i passi. Oppure abbiamo gli oggetti per costruirne uno fondamentale, ma manca l’officina. O, ancora, le chiavi si esauriscono troppo presto.
Le cose possono andare male, lasciandoci ad un passo dalla vittoria, in mille modi diversi. E credetemi: lo faranno eccome.
Per questa ragione il miglior approccio possibile è quello di non dare nulla per scontato e affrontare ogni giorno con la mente aperta. Alcune cose si troveranno in posti diversi, e la strategia deve cambiare necessariamente sulla base delle prime stanze costruite o su quelle che troveremo. Inutile incaponirsi volendo a tutti i costi risolvere un puzzle, se le carte non escono di conseguenza.
Vi faccio un esempio: costruire la piscina dà accesso ad un altro paio di stanze che saranno utili per qualcos’altro. Se siete in quella run, focalizzatevi su quel che avete per le mani e rimandate i vostri bei propositi ad altra giornata.
Certo, occorre anche sapere cosa dà accesso a cos’altro. Ma questa è un’altra storia, ed è fatta di continui trial and error, prove, tentativi infruttuosi, e lacrime amare. Fiumi di lacrime.
Conclusioni
Blue Prince è un gioco incredibilmente addictive: una partita tira l’altra, e ognuna ci avvicina di un passo a svelare il prossimo puzzle, il prossimo enigma. Avvicinandoci, di conseguenza, alla mitica stanza 46.
Non demordete, mai, ma mettetevi l’anima in pace a una sana e robusta dose di ulcere, sangue marcio e fegato ingrossato.
Meglio sottoscrivere un’assicurazione sanitaria, prima di imbarcarsi in questa esperienza totalizzante.
Se volete un consiglio: trovate qualcuno con cui giocarlo. Più teste lavorano meglio assieme e ci sarà di che spremersi le meningi.
Unico possibile problema: non è localizzato e tutti gli enigmi richiedono una conoscenza più che media dell’inglese. In attesa che arrivi una patch italiana (se mai ci sarà), siete avvisati.
Un’ultima curiosità: volete sapere perché si chiama così? Beh, il blue prince è un particolare colore di lana decisamente pregiata. Una non velata metafora del continuo processo di costruzione della villa.
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Nerdando in breve
Blue Prince è un puzzle game originale e accattivante.
Trailer
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