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Hanno ucciso l’Uomo Ragno – La leggendaria storia degli 883: gli anni da rivivere

Hanno ucciso l'uomo ragno

I due azzeccatissimi protagonisti

Recensione

Gli 883 sono la colonna sonora della mia vita fin da quando ero bambina. Ricordo ancora la prima musicassetta di cui abbia memoria, Nord Sud Ovest Est, mandata a ripetizione nell’autoradio dell’Alfa Romeo 33 durante i tragitti estivi verso le giornate di mare. Così come rimangono indelebili nella memoria le notti passate a cantare a squarciagola Come mai, nella prima vacanza tra amiche neodiciottenni.

Una colonna sonora lunga una vita: penso basti questo a far capire quanto mi sia emozionata nello scoprire che sarebbe una uscita una serie TV per ripercorrere gli esordi degli 883. Hanno ucciso l’Uomo Ragno – La leggendaria storia degli 883 è una serie Sky Original prodotta da Sky Studio e Groenlandia, disponibile su Sky e Now TV a partire dall’11 ottobre 2024.
Grazie a Sky, ho potuto guardare in anteprima i primi due episodi e innamorarmene perdutamente!

Trama

Massimo è un diciottenne di Pavia nell’estate del 1989: fresco di bocciatura, anche a causa della sua passione per la musica punk, è costretto dai genitori a cambiare scuola e aiutarli con il negozio di fiori per tutte le vacanze.
L’incontro con la bellissima Silvia, per la quale decide di scrivere una canzone -pur non sapendo suonare nessuno strumento musicale- e quello con l’istrionico nuovo compagno di banco Mauro porteranno la sua vita a una svolta tanto inaspettata quanto incredibile.

Stile

Lo dico subito: che bomba! Hanno ucciso l’uomo ragno – La leggendaria storia degli 883, per quanto ho potuto vedere finora, si rivela una serie pazzesca, che ha saputo prendermi dal primo momento e coinvolgermi ancora più di quanto mi sarei aspettata.
Il materiale di partenza, come è lecito aspettarsi, catturerà inesorabilmente tutti gli attuali trenta/quaranta/cinquantenni, che potranno rivivere gli anni della infanzia/giovinezza e ritrovare due giovani artisti che ancora non sapevano quanto profondamente avrebbero inciso nella cultura musicale e generale italiana per più di una generazione.
Allo stesso tempo, Hanno ucciso l’uomo ragno è una serie in grado di parlare anche ai ragazzi di oggi, quelli che non hanno mai tenuto in mano una musicassetta e magari conoscono solo vagamente di nome Max Pezzali e Mauro Repetto: questo perché mette al centro due adolescenti normali, disposti a tutto pur di realizzare il proprio sogno, con caparbietà e un pizzico di incoscienza tipica dell’età.
Quella a cui assistiamo è una storia universale: è ambientata negli anni Novanta (e noi che li abbiamo vissuti potremo solo emozionarci) ma non ci troviamo davanti a un’epoca idealizzata con nostalgia, bensì a un contesto non poi così lontano da quello che vivono i ragazzi di oggi. E, in questo senso, Hanno ucciso l’uomo ragno riesce davvero a parlare alle generazioni, risultando trasversale e unendo i giovani di ieri e di oggi.

A firmare la regia di questi primi due episodi c’è Sidney Sibilia, anche mente creativa dietro il progetto, e la sua cifra stilistica risulta riconoscibilissima: adoro questo regista dai tempi di Smetto quando voglio e il suo modo di raccontare per immagini, con quella vena ironica e leggiadra, è perfetta per immergerci nella narrazione e coinvolgerci subito nelle vicende.
A livello di regia, Hanno ucciso l’uomo ragno è un lavoro collettivo: insieme a Sidney Sibilia, infatti, nei prossimi episodi potremo assistere alla visione registica di Alice Filippi e di Francesco Ebbasta (uno che di anni Novanta in TV ne sa qualcosa, avendo diretto già Generazione 56K). Una poliedricità che risulta in un valore aggiunto, in cui i rispettivi stili si amalgamano per dare vita ad un linguaggio unico.

Un lavoro incredibile è stato svolto dai due attori principali, Elia Nuzzolo nel ruolo di Max Pezzali e Matteo Oscar Giuggioli in quello di Mauro Repetto. Vere e proprie sorprese, i due interpreti riescono a dar vita a due protagonisti incredibilmente vivi e credibili e a catturare lo spirito intrinseco delle personalità cui prestano voce e volto.
Sembra davvero di rivedere, con uno sguardo inedito, i due giovani protagonisti della musica italiana, ancora ignari del proprio potenziale e alla scoperta del loro ruolo nel mondo.
Oltre che una serie sull’ascesa di un duo iconico della musica, Hanno ucciso l’uomo ragno è prima di tutto una storia su due ragazzi, sulla loro amicizia e sulle difficoltà del crescere e, per quanto ho potuto vedere finora, è proprio questo aspetto a fare la differenza.

Insomma, come avrete capito io sono estasiata e non vedo l’ora di scoprire cosa accadrà dopo! Obiettivo pienamente centrato e ben al di sopra delle aspettative che nutrivo in partenza: ottimo lavoro, per ora è la mia serie dell’anno!
Ora corro a riascoltarmi la discografia degli 883, in attesa di gustarmi le prossime puntate!

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Aggiornamento a fine visione

Ora che ho concluso la visione di Hanno ucciso l’Uomo Ragno – La leggendaria storia degli 883 mi sembra doveroso tirare le somme su quella che, per me, ve lo dico subito, sarà la serie dell’anno.
Dopo aver guardato in anteprima i primi due episodi avevo scritto: “che bomba!” e ora, a visione conclusa, mi sento di ribadirlo, tutto in maiuscolo.

Hanno ucciso l’Uomo Ragno – La leggendaria storia degli 883 è una serie davvero ben fatta, dall’inizio alla fine. Ho già parlato delle incredibili prove attoriali e della confezione in generale, oltre delle doti di scrittura e di regia e di quanto sia riuscito l’esperimento di una direzione collettiva. Mi sento di aggiungere che il procedere delle puntate si rivela un crescendo di emozioni cui è impossibile resistere, in particolare per un finale intenso e carico di eventi e pathos, oltre che decisamente aperto.
Spero davvero con tutto il cuore che sia prevista molto presto una seconda stagione, perché siamo di fronte a un prodotto che merita e coinvolge e di cui tutti meritiamo di averne ancora.

Nerdando in breve

Hanno ucciso l’Uomo Ragno – La leggendaria storia degli 883 parte decisamente bene, dimostrandosi una serie iconica in grado di trascendere le generazioni.

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