Prima di cominciare, è doverosa una premessa: si parla di Star Wars, e questo universo lo mastico ormai da quasi trent’anni. Ho visto tutto lo scibile (sì, anche l’Holiday Special del 1978) e mi sono ingozzato di contenuti da entrambi i canoni narrativi. Le opere più importanti, per me, sono quelle che seguono la filosofia Lucassiana (e successivamente Filoniana) dell’equilibrio e delle riflessioni filosofiche su allegorie e metafore taoiste. E le navicelle che fanno pew pew.
Perché questa premessa? Beh, la cosa che subito ho notato di questo Star Wars Outlaws è che, come lascia intuire il titolo, di tutti questi elementi non c’è nemmeno l’ombra. È un bene? È un male? Adesso ve lo racconto, insieme a tutto quello che ho provato nel nuovo prodotto di Massive Entertainment.
Recensione
I cacciatori di taglie, i contrabbandieri e tutti i fuorilegge dei peggiori bar della galassia sono fondamentali in Guerre Stellari, ma nel nuovo canone non sono forse mai stati esplorati così approfonditamente come in Star Wars Outlaws. Come anticipavo, scordatevi di Jedi, Sith, spade laser, guerre, cloni, armate di droidi e stazioni spaziali distruggipianeti. Qui si bazzica nel sottobosco di criminalità, povertà e violenza che ricorda allo stesso tempo storie del vecchio West, della frontiera e storie distopiche futuristiche degne del peggior universo cyberpunk.
In questo contesto troviamo Kay Vess e tutti gli altri personaggi del gioco, che fondamentalmente passano il tempo a commettere crimini, accoltellarsi alle spalle e muovere guerra ai delinquenti avversari. Il tutto in un terreno di gioco che potremmo definire un “finto” open world, mascherato però molto bene. Assieme alla protagonista Kay, tutto un compendio di personaggi, fra cui spiccano il droide commando ND-5 e Nix un… cosino estremamente carino e puccioso che sembra fatto in laboratorio per mandare in overdose di serotonina chi lo guarda per più di dieci secondi (è legalmente sanzionato il non adorarlo).
Le avventure di questa banda di sciagurati spaziali si svolgono per la maggior parte su circa quattro pianeti esplorabili, sulla superficie e in orbita, dove incontreremo altrettante organizzazioni criminali e con le quali sarà inevitabile stringere complessi rapporti. Lavorare per un clan di malfattori spesso vi farà perdere favore nei confronti di altri clan rivali. Anche sparare ai loro membri non è molto gradito. A complicare le cose, c’è ovviamente l’Impero Galattico (l’ambientazione è fra Episodio V ed Episodio VI, quindi all’apice della guerra con l’Alleanza Ribelle) che non renderà le cose facili e sarà in grado di vendicarsi duramente degli attacchi.
Questo è in linea di massima Star Wars Outlaws. Così non è semplice capire che gioco è, questo anche perché vi assicuro che i pregi e i difetti del gioco sono inseriti in modo non uniforme nel gameplay e nella storia. Ok, questo è vero per molti titoli, ma la mia esperienza è stata un po’ come andare sulle montagne russe, con alti e bassi che non si possono spiegare in due paragrafi. Già da adesso, però, vi posso assicurare che probabilmente dovrete provare il gioco con mano per capire se fa per voi, anche se posso comunque tentare di raccontarvi nel dettaglio che cosa ho scoperto e vissuto in questa nuova opera di Ubisoft e Massive Entertainment.
Trama
Tranquilli, niente spoiler. Giusto il minimo indispensabile per farvi capire cosa succede nel gioco: Kay Vess è una delinquentella cresciuta nei bassifondi di Canto Bight, la città casinò del pianeta Cantonica (vista per la prima volta in Episodio VIII – Gli Ultimi Jedi) che per una serie di ragioni si trova a dover fuggire con una nave danneggiata su Toshara, un ventoso mondo minerario e agricolo. Qui, inizia rapidamente a stringere legami con i clan criminali della zona e a lavorare con loro per rifarsi una vita. Subito capisce che i guai sono all’ordine del giorno e collaborare con dei mafiosi non è una passeggiata di salute.
Una volta riparata la nave, incontrerà una nuova sfida: mettere insieme una banda per un colpo in stile Ocean’s Eleven, viaggiando avanti e indietro da Toshara verso i pianeti di Kijimi, Akiva e Tatooine (già tutti apparsi in vari prodotti della saga). Man mano che la sua avventura “forzata” prosegue, incontrerà personaggi conosciuti e meno conosciuti che le insegneranno i trucchi del mestiere o che la aiuteranno a potenziare la sua attrezzatura, per farsi strada nella galassia e compiere missioni e avventure sempre più difficili e complesse.
Lo so, non sembra entusiasmante e… è così. Purtroppo, la trama non è il punto forte di Star Wars Outlaws e, per quanto non sia necessaria sempre un’originalità sconvolgente, soprattutto nei videogiochi, qui non è la storia a portare avanti la voglia di giocare. Certo, ci sono colpi di scena e alcuni elementi accattivanti, ma almeno per me è stato veramente difficile appassionarmi ai personaggi e alle loro storie. Partiamo da Kay, che pur avendo un retroscena delineato risulta un personaggio con una personalità quasi assente, o almeno così sembra.
Gli unici momenti genuini sono quelli in cui interagisce con Nix, per qualche motivo, sono i soli in cui sembra una persona reale e non un avatar. ND-5 risulta sicuramente più interessante (già solo per il fatto che sia un droide ninja con l’impermeabile, sono almeno centomila punti figaggine), anche per il rapporto un po’ complicato con Kay in cui viene inserito al suo debutto nella storia. L’impressione, poi, è che se uno ha visto qualche film e conosce un minimo il mondo di Star Wars, la storia è abbastanza telefonata e tende a sapere un po’ troppo di “già visto”.
Magari è voluto e il target è una fascia d’età meno avvezza a certi temi ricorrenti, è sacrosanto anche questo. La mia impressione è quella che si sia puntato molto sul voler immergere il giocatore in una “classica storia cinematografica” e non sul fare una storia adatta al medium videoludico. Questo può essere semplicemente questione di gusti e ognuno dovrebbe giudicare secondo i suoi. Dopotutto, talvolta, una storia conosciuta dà quella sensazione di comfort che può piacere.
I personaggi secondari sono comunque fondamentalmente dimenticabili. Il grande villain della storia che è anche il capo del clan che ci dà la caccia, gli Zerek Besh, poteva chiamarsi tranquillamente “Ricco Cattivo” e andava bene comunque. Così come i vari capibastone dei clan dei vari pianeti, hanno un nome e una faccia, ma vi sfido a ricordarli senza andare a guardare! Tutti questi malandrini stellari si confondono facilmente dato che non sono così caratterizzati, se non con il classico cliché del gangster che sta seduto in una fumosa taverna, minaccia chiunque, sa tutto di tutti e fa il duro. Oppure con quello dell’assassino spietato che riesce a scoprire tutto quello che fai e quando ti parla fa il duro. O ancora il delinquente di bassa levatura che per prendersi la sua fetta è pronto a fare il doppiogiochista e quando lo scoprite fa il d…
Insomma, avete capito. Uscendo dal contesto delle missioni principali, devo dire che il mondo si fa immediatamente meno banale e più vivo e le storie sono più approfondite e interessanti, forse anche per quel sapore di “slice of life” che si assaggia talvolta.
Questo è bene, perché è uno dei grandi pregi di questo titolo: l’ambientazione. Se i personaggi della trama spesso sembrano generati da IA, il mondo di gioco in cui si è immersi è innegabilmente ben fatto. Camminare per le campagne di Toshara, le foreste di Akiva o le strade di Mos Eisley su Tatooine è un’esperienza realistica che funziona. Spesso nei videogiochi si vedono città animate con persone, suoni, scene che però spesso risultano un po’ farlocche. Ecco, qui no. in Star Wars Outlaws è tutto “vero”.
Entrare nella taverna vista in Una Nuova Speranza non può non farvi venire un brividino e un sorrisetto, perché sembra davvero di esserci. L’unica critica che mi sento di muovere è che in alcuni contesti il mondo non è così starwarsiano e se non fosse per le varie razze e armature degli NPC potrebbe essere tranquillamente un qualsiasi mondo sci-fi un po’ distopico. La mia impressione è che sia stato reso il meno “alieno” possibile, per quanto l’ambientazione consentisse. Uscendo dalle ambientazioni “conosciute” della saga potremmo tranquillamente confonderci con un Borderlands o con Cyberpunk 2077 e tutto diventa un po’ meno vicino a quell’immaginario che personalmente adoro.
Lo speeder della protagonista sembra una moto terrestre senza ruote, mentre accanto a noi sfrecciano le classiche moto ad antigravità viste nella saga. Perché non è possibile guidarne una?! Gli interni esplorabili sono quasi tutte bettole o comunque bassifondi criminali senza grosse differenze stilistiche da un pianeta all’altro. Chiaro, il gioco parla di fuorilegge, non di impiegati informatici di Coruscant, però questa linea costante contribuisce a quella dimenticabilità dei personaggi che si incontrano. Dove ho visto quel Mon Calamari? Era la prima taverna o la seconda taverna? E su quale pianeta era? Quello che ha tre taverne o quello che ne ha solo due?
Il problema del gioco, che a volte molla un po’ e si dimentica di essere uno Star Wars, credo sia dovuto al fatto che parlando principalmente di fuorilegge, si perde il senso di meraviglia che ha reso indimenticabile questa saga. Tutto è terreno. Certo, sempre rimanendo nelle logiche fantascientifiche, ma quella meraviglia amplificava le emozioni di vedere creature aliene, astronavi sfrecciare nel cielo e combattimenti a colpi di laser.
A questo si aggiunge che il design del mondo osa poco. Al di là delle ambientazioni di Toshara c’è poco che davvero lascia il segno fra le novità introdotte: gli Zerek Besh e il loro capo sono anonimi, la nave della protagonista è dannatamente anonima (è di fatto un parallelepipedo stondato, forse per esigenze di interni esplorabili) e non ci sono mezzi di trasporto, razze aliene o concetti della mitologia prominenti non dico originali, ma almeno di nuova introduzione.
Sembra che sia stata scelta una manciata di elementi già visti che tutti conoscono se avete guardato almeno un paio di film e chiuso il discorso. Legittimo, sia chiaro, ma un altro elemento fondante di Star Wars è il senso di scoperta, di trovare davanti qualcosa di riconoscibile, coerente con il mondo, ma nuovo e almeno un poco iconico. In questo, ad esempio, Jedi: Fallen Order ha fatto un lavoro più solido: la nave del protagonista grida “galassia lontana lontana” al solo sguardo ed è diventata inconfondibile, così come la sua spada, i suoi compagni di viaggio e via dicendo. Niente di strabiliante, solo qualche nuovo pezzo creato per l’occasione, che si incastra bene con gli altri. Cosa che purtroppo manca a Star Wars Outlaws.
Ad ogni modo, nel complesso resta un mondo brulicante di vita e le missioni secondarie giovano di questa realizzazione, anche perché consentono di esplorare e vivere meglio questi mondi, cosa che la storia principale invece non riesce a fare.
Il problema più grosso di Star Wars Outlaws è la storia, infatti. O meglio, la missione principale è sicuramente una bella avventura, sulla carta, ma in gioco diventa una prigione. Spesso vorrete esplorare, godervi quello che il titolo ha da offrirvi, ma soprattutto nelle prime 10-15 ore circa, sarete parzialmente bloccati dal fare quello che è di fatto un lunghissimo tutorial che vi prende per mano (o vi strattona, a seconda di come la vivrete) e vi costringe a fare lunghe missioni per introdurvi a tutte le meccaniche del gioco.
Ecco, il mio consiglio è quello di fare tutte le missioni a dritto fino ad avere la possibilità di viaggiare sugli altri pianeti e poi esplorare il resto, così da avere a disposizione tutte le possibilità o quasi. Svolgere il grosso della missione principale subito non sarebbe nemmeno una sofferenza, se non fosse per qualche stortura a livello di meccaniche.
Gameplay
Snocciolate virtù e peccati della trama e dell’ambientazione, arriviamo al vero centro del gioco. Dopo un po’ che scoprivo i vari aspetti delle meccaniche di Star Wars Outlaws mi sono reso conto che è un titolo dalle personalità multiple. Se, da una parte, c’è una gestione veramente interessante dei rapporti con i clan e di tutte le capacità di Kay e Nix, dall’altra c’è una parte di interazione con il mondo di gioco non esattamente sopraffina, che mi ha stimolato istinti malsani, talvolta. Il minigioco dello scassinamento richiede, ad esempio, che si clicchi a ritmo con un anello che ruota e si chiude e richiede di farlo tre-quattro volte per ogni serratura, più volte per ogni missione. Ho dovuto disattivarlo dalle impostazioni di accessibilità per non impazzire.
Altra grande “chicca”, soprattutto delle missioni principali, sono interminabili sezioni di parkour arrivate direttamente da Uncharted che richiedono di andare avanti su balconate e appigli per rampino senza rischi o difficoltà. In pratica, bisogna solo tenere premuto avanti e saltare una volta che non si può più proseguire. Attenti però a non deviare dalla strada prefissata! Potreste trovarvi a ripetere gli ultimi cinque minuti di arrampicata, più volte a missione. Insieme a queste sezioni, spesso al loro interno, potete trovare poco simpatici quick time events che forse per smorzare la monotonia vengono appioppati al player. Capisco che sia l’andazzo dei giochi action adventure, ma in alcuni momenti una cutscene sarebbe stata ampiamente più apprezzata, soprattutto quando ho fior di abilità trovate durante la partita e che sono costretto a non utilizzare per lunghe missioni. Potete disattivare i QTE, certo, ma non le sezioni di arrampicata, purtroppo.
Il peggio, però, arriva con le missioni stealth che per la maggior parte non possono essere svolte in altro modo. Dovete essere silenziosi, pena ripeterla quasi sempre da capo. Ah, molte volte, non potete comunque svolgerle come preferite, ad esempio mettendo fuori gioco in modo silenzioso tutti i nemici, perché soprattutto nella missione principale vi sarà impedito in vari modi e dovrete quindi andare per la strada che il gioco vi “intima” di seguire. Figuriamoci entrare in una stanza e sparare a tutti, aiutandovi con le abilità che avete ottenuto!
Fortunatamente, nella maggior parte delle missioni secondarie ci si può divertire di più e possiamo scegliere l’approccio che preferiamo, cambiandolo quasi in ogni momento. Se la sensazione di essere su binari invisibili è forte nelle lunghe missioni principali, la gestione delle secondarie è parecchio più snella e dinamica, dato che spesso richiede anche di esplorare una zona per trovare tesori o informazioni che il gioco non indica in modo diretto. Non è così netta la distinzione fra missioni primarie e secondarie, dato che comunque anche nelle secondarie ci sono sequenze più rigide dal punto di vista del gameplay, ma la differenza fra i due contesti è palpabile.
Detto ciò, il resto delle meccaniche di Star Wars Outlaws è bello solido, senza ombra di dubbio. Il sistema di relazioni con le organizzazioni criminali, tanto per iniziare, è profondo e ramificato. Quando fate missioni a favore di un clan, questo aumenterà il favore nei vostri confronti, dando accesso a zone private, commercianti esclusivi, missioni e bonus di vario tipo. Se però iniziate a commettere azioni come rubare o uccidere membri del clan, perderete questi privilegi arrivando addirittura a diventare bersagli di questi gruppi, che verranno a cercarvi attivamente per farvela pagare. La situazione dei rapporti con i quattro clan disponibili riesce a plasmare l’esperienza di gioco, perché di fatto vi costringe a valutare in modo un poco diverso gli spostamenti, soprattutto se considerate che su alcuni pianeti non sono presenti certi clan, che invece sono presenti su altri mondi.
Riguardo all’esplorazione c’è da fare una premessa: non chiamatelo open world, per amor del cielo. Chiamiamolo free roaming, come si faceva una volta. La mappa di gioco è divisa in quattro pianeti con un’area più o meno vasta che può essere esplorata, ma vi accorgerete presto che non è così aperta, esplorabile o comunque interessante. Le attività sono concentrate negli insediamenti o nei punti di interesse e i grandi spazi sono utili soprattutto per vedere dei bei paesaggi. La dimensione non è funzionale al titolo e poteva essere tranquillamente ridotta per avere tragitti più brevi e lo stesso identico gioco a fronte di qualche gigabyte in meno occupato sul disco.
I viaggi e i combattimenti spaziali seguono la stessa logica: avvengono tutti in un’area ristretta in orbita al pianeta e non c’è nulla al di là dell’area delimitata (che non è nemmeno così grande tutto sommato).
Il combattimento non è niente di rivoluzionario, ma funziona. L’armamentario di Kay è composto da qualche granata e da un blaster, che può essere modificato e potenziato per migliorarne le prestazioni o per avere a disposizione nuovi effetti oltre a quello di sparare laser. Ad esempio, l’emettitore a ioni permette di disattivare droidi e robot vari così come di interagire con alcuni macchinari, mentre l’emettitore di potenza permette effetti esplosivi. Ogni emettitore poi ha tre modalità selezionabili ciascuno per vari stili di gioco che potrete utilizzare. Si possono anche raccogliere le armi che alcuni nemici lasciano cadere, ma solitamente hanno pochi colpi e comunque non sono persistenti.
Non aspettatevi di andare in giro con armi e munizioni, anzi, pure l’inventario serve principalmente per trasportare materiali necessari a far progredire le proprie abilità e non è presente un vero e proprio crafting, invece, per progredire negli alberi di abilità è necessario talvolta spendere oggetti che si trovano in giro. Questo è il caso soprattutto delle modifiche allo speeder e all’astronave, che possono essere migliorati in molti aspetti (velocità, potenza di fuoco, funzioni aggiuntive e via dicendo). Le abilità di Kay, invece, non sono in veri e propri alberi, ma sono set di capacità che si ottengono spendendo materiali e/o compiendo determinati obiettivi.
Un esempio: atterrare dieci nemici silenziosamente permette di sbloccare l’abilità di parlantina che a sua volta consente di avere più tempo per atterrare nemici che ci scoprono. La cosa più interessante è che determinati personaggi, una volta rintracciati e conosciuti, insegnano alla giovane fuorilegge le loro conoscenze, sbloccando nuove funzioni che possono essere poi ottenute soddisfacendo i requisiti richiesti. Le abilità quindi non sono subito tutte disponibili e conosciute ed è necessario esplorare i pianeti per scoprire chi può insegnare i trucchi del suo mestiere alla protagonista.
Oltre a questi aspetti, si possono equipaggiare indumenti speciali che danno bonus passivi e si può modificare l’estetica di quasi ogni cosa: blaster, speeder, navi e pure gli stessi vestiti possono essere visualizzati come un qualsiasi altro modello posseduto, così da avere un outfit sempre perfetto, senza rinunciare ai potenziamenti dei capi di abbigliamento speciali!
Altra parte fondamentale del gameplay è Nix, l’animaletto coccoloso che Kay si porta dietro che è in grado di fare azioni a distanza e di derubare e distrarre nemici, che poi possono essere atterrati di nascosto, oppure può semplicemente difendere l’amica in combattimento, ed ha la capacità di metterlo in modalità difensiva o aggressiva. Con i suoi bargigli invece riesce a dare un’idea di cosa si trova nei dintorni, se ci sono apparecchi da utilizzare, nemici in allerta o in semplice pattugliamento e oggetti da raccogliere o da far raccogliere.
In questo modo, quella che poteva sembrare una semplice mascotte (un po’ come il BD-1 di Jedi: Fallen Order e Jedi: Survivor) diventa un personaggio giocabile a tutti gli effetti. Non passa molto prima di rendersi conto che, soprattutto durante esplorazioni e combattimento, si stanno utilizzando due personaggi allo stesso tempo.
Nix è poi presente in molte altre situazioni: è parte integrante di diverse scene di trama e i personaggi sono sempre consapevoli della sua presenza. In giro per i vari pianeti è possibile trovare delle bancarelle di street food che se ordinato danno accesso a delle simpatiche cutscene in cui Kay e Nix dividono un pasto (seppur farcite di inutili e distraenti quick time events, dannazione!) le quali sbloccheranno dei potenziamenti da assegnare al compagno, che così potrà calciare via le granate, distrarre meglio i nemici e così via. Nix è poi presente anche durante le partite di Sabacc, in cui si può barare come i peggiori contrabbandieri di spezia di Kessel e può vedere le carte degli avversari, a patto di fare attenzione a non farsi scoprire, pena la rissa violenta.
E proprio il Sabacc è la punta di diamante di un’altra parte molto ben curata di Star Wars Outlaws, ovvero i minigiochi. Premesso che il Sabacc è più una meccanica integrante del gioco che uno svago, non mi stupirei di vederlo uscire su una app a parte, per quanto è divertente e veloce. Non vi voglio annoiare con le regole, ma è fondamentalmente una versione a due carte del poker italiano unita al blackjack, con alcuni modificatori jolly in aggiunta.
Nelle bettole della galassia potete anche trovare anche altri ottimi modi per dilettarvi: cabinati con videogiochi che creano eccessivamente dipendenza e su cui rischiate di passare troppo tempo, il gioco delle tre carte (in chiave stellare, ovviamente) su cui scommettere soldi e corse con i Fathier, gli strani cavalli con cui i protagonisti fuggono dal casinò di Episodio VIII. Piccola chicca: le corse dei cavalli sono truccate e potete scoprire, esaminando datapad in giro per i vari luoghi esplorabili, chi vincerà e come fare a capire chi scegliere, altrimenti, potete sempre tentare la fortuna!
E in tutto questo, cosa fa il nostro caro Impero? Di fatto, è l’equivalente della polizia di Grand Theft Auto, solo meno presente, ma più pedante. Sui vari pianeti, troverete una certa presenza imperiale, con basi e avamposti che, se stuzzicata, farà aumentare il livello di ricercata di Kay che vedrà arrivare forze imperiali sempre più ingenti e vi assicuro: scontrarsi con un AT-ST incavolato nero non è affatto una piacevole esperienza.
Le basi imperiali offrono loot goloso e prezioso, ma allo stesso tempo sono anche difficili da affrontare e se venite scoperti, vi sarete fatti un nemico importante. L’unico modo per scrollarsi le teste a secchio di dosso è sconfiggere un manipolo di Deathtroopers oppure corrompere un ufficiale imperiale per insabbiare il tutto. Alla fine, la parte più divertente dell’andarsene in giro a caso per i pianeti è sicuramente sparare ai cattivi ogni volta che si parano davanti.
Ultimo, ma non meno importante (beh, forse invece sì) è lo spazio. Una volta sbloccato il volo orbitale, è possibile avventurarsi fra detriti, asteroidi e battaglie per recuperare risorse e affrontare missioni, un po’ come sulla superficie. Le battaglie sono all’ordine del giorno, che siano fra clan rivali o fra gang e Impero, o anche tutti contro di voi, c’è sempre da sparare, scappare e rubare. La nave è dotata di cannoni, missili, turbo e, a un certo punto, pure di una torretta. Per quanto rinfrescanti, i viaggi spaziali non sono così entusiasmanti (anche se sono obbligatori quando ci si sposta da un pianeta all’altro) e devo dire che non aggiungono niente al gioco, se non un po’ di varietà che, sia chiaro, male non fa e quindi, perché no?
Grafica e sonoro
Niente da eccepire, qui. Il comparto grafico di Star Wars Outlaws è eccelso. Punto e basta. Ci ho giocato a dettagli massimi su PC, su uno schermo 2K ultra-wide ed è uno spettacolo per gli occhi. È stata una delle poche volte in cui mi sono soffermato ad apprezzare il realismo della resa grafica dei paesaggi, personaggi, luci ed edifici. Alcuni screenshot mi sembrano dei fermo-immagine di un film e, se visti di sfuggita, anche un occhio attento potrebbe non notare la differenza. Ci sono alcune piccole storture qua e là, soprattutto nelle espressioni facciali dei personaggi, ma niente di tremendo. La qualità su questo aspetto è davvero massima e anche a volergli trovare un difetto rilevante e costante non ci si riesce. Bravi!
La colonna sonora, dal canto suo, fa delle scelte singolari: non ci sono i classici ottoni e archi di John Williams, ma i suoi temi vengono solo citati qua e là. Le musiche sono originali e composte da Wilbert Roget II. Non so se potranno diventare memorabili, come altri temi della saga, ma sicuramente hanno il loro perché e si sente la loro bontà e presenza, non è una musica anonima messa lì tanto per non avere dei silenzi.
Prezzo
Star Wars Outlaws è disponibile su PC, Xbox Series X e S e su PlayStation 5 al prezzo di 69,99€ per la versione base, 109,99€ per la Gold Edition che include anche il season pass e 3 giorni di acquisto anticipato e infine 129,99€ per la Ultimate Edition, che include i bonus precedenti più alcuni pacchetti estetici aggiuntivi e l’artbook digitale. Quest’ultima edizione è presente anche in Ubisoft+ a cui ci si può iscrivere a 17,99€ al mese.
Nel season pass si trovano principalmente due avventure (che si sappia per adesso) una con protagonista Lando Calrissian e una con il mio adorato pirata Hondo Ohnaka, previste rispettivamente per l’autunno 2024 e la primavera 2025. In aggiunta, è già disponibile una missione con Jabba e alcuni elementi cosmetici per Kay e Nix
In conclusione
Ammetto che a un primo impatto ero rimasto molto deluso da Star Wars Outlaws. Ho avuto bisogno di dargli un po’ di tempo, finire la prima parte della missione principale per capirlo a fondo e avere tutti gli elementi per comprendere cosa mi ha detto questo gioco. Ho capito che non lo giocherei per la trama o per il carisma dei personaggi e che non lo giocherei per il senso di avventura di arrampicarmi ovunque senza rischio o difficoltà. Non lo giocherei per le missioni stealth, che a me piacciono pure, ma non posso sfondare la tastiera dal nervoso perché le guardie hanno la vista laser un momento e diventano gravemente miopi quello dopo.
Lo giocherei per il senso di esplorazione e scoperta di missioni e luoghi nascosti. Lo giocherei per i combattimenti in cui posso sbizzarrirmi con azioni, strategie e abilità che ho coltivato viaggiando per la galassia. Lo giocherei perché talvolta mi sembra di essere davvero dentro Star Wars. Lo giocherei per Nix.
Ho capito una cosa: è il gusto personale che sposterà l’ago della bilancia su questo titolo. Se siete appassionati di action adventure con una spruzzata di gdr, qualcosa lo troverete. Qualcosa vi acchiapperà e qualcosa no. Personalmente, ho ancora voglia di giocarci, ma solo ad alcune parti. Vorrei che fosse un qualcosa di un po’ diverso.
Forse voglio un GTA Star Wars? Possibile, chi non lo vorrebbe? Se questo è ciò che vi aspettate, resterete in parte delusi. Ma come biasimarvi? Alla fine è anche quello che gli manca: una storia accattivante con personaggi memorabili, un level design mai noioso che ti tiene sempre sull’attenti, anche nelle sezioni più facili, e un gameplay che non ti incatena a dei binari francamente non necessari. Se fra le basi fondanti di un titolo open world c’è la libertà di gioco, perché farla a metà?
Ed è quello che alla fine credo manchi a Star Wars Outlaws per diventare un classico. Per essere un gioco che ti propone di rischiare il tutto per tutto nel mondo criminale e di muoversi con libertà sui vari pianeti, poteva rischiare un po’ di più invece di andare sul sicuro. Detto ciò, penso che possa regalare parecchie ore di divertimento, se vi concederete di chiudere gli occhi di fronte ad alcuni limiti. È una cosa buffa da dire per un prodotto basato sulla libertà d’azione, ma alla fine tutto dipende dall’aspettativa e spero di avervi dato quella giusta per godervelo a pieno. Buon divertimento e che la Forza sia con voi!
Vuoi chiacchierare e giocare con noi? Vienici a trovare sul nostro Server Discord e sul nostro Gruppo Telegram.
Nerdando in breve
Star Wars Outlaws è il primo videogioco free roaming (e non open world) ambientato nella galassia lontana lontana. Una storia deboluccia e alcune meccaniche snervanti non dovrebbero però impedirvi di godervi un gioco graficamente stupendo e con un gameplay coinvolgente che orbita tutto intorno a combattimento ed esplorazione.
Trailer
https://www.youtube.com/watch?v=MSduHybgouI?si=uHQX1zp45H8sxA-Y&w=560&h=315
Contenuti