Fumetti & Libri

Marmorini e Abazi raccontano “La creatura perfetta”

Il 12 maggio per Tunué è uscito La creatura perfetta, graphic novel di Alessandro Marmorini e Sindi Abazi, all’interno della collana Ariel.

Nel fumetto leggiamo di una storia d’amore struggente e passionale lungo un trentennio particolarmente burrascoso, a cavallo degli anni ’50. Quando l’ex pugile tormentato incontra la creatura perfetta, ne rimane folgorato, ma le peculiarità di quest’ultima renderanno emozionante e ricca di tensioni la relazione che va costruendosi.

In occasione dell’uscita dell’opera, la casa editrice ha organizzato un incontro proprio con Marmorini e Abazi, così che potessero dar voce personalmente a quanto creato.

L’incontro

Marmorini prende la parola dando il merito dell’esistenza di La creatura perfetta a Simona Binni, coordinatrice della collana Ariel, la quale, dopo aver letto alcuni suoi scritti, gli chiede di scrivere altro. La storia narrata nell’opera si rifà a una realmente esistita: Alessandro la prende e la trasforma in un romanzo. Simona, dopo averla letta, scommette sul medium: è materiale da fumetto.

Genesi di La creatura perfetta

L’opera è divisa in due parti che in origine avrebbero dovuto essere due volumi separati, ma la scelta di fonderle in un unico racconto è stata vincente. Meno dispersione e più concentrazione rendono la narrazione molto avvincente, innescando una tensione narrativa che passa al lettore. La mano di Abazi è stata la chiave di volta: un tratto delicato che aggiunge dolcezza a una storia che avrebbe potuto risultare ben più macabra e grottesca.

Lui scrive la storia, lei ha carta bianca (letteralmente) per trasformarla in immagine. L’esordio di Marmorini alla sceneggiatura di un fumetto trova un felice risultato grazie all’intervento e alle capacità tecniche di Abazi, anche lei per la prima volta alle prese con un graphic novel.

La storia è costruita intorno agli aneddoti storici sulla realmente esistita Golia; sprazzi di storia tessuti insieme, negli anni, dalle relazioni amorose che si intrecciano fra i personaggi. La voce di Golia è invece retaggio del mondo delle dive femminili (come Marilyn Monroe) e nel libro c’è il tentativo di far percepire la transizione che i media hanno avuto nei decenni in cui la narrazione si svolge. In La creatura perfetta, per esempio, vediamo la nascita del cinematografo.

Golia: evoluzione di una “creatura perfetta”

Nel corso della narrazione vediamo la figura di Golia evolversi al pari di un astro nascente: all’inizio è naif, poi cresce e la sua fama esplode. Poi, lo scontro con qualcosa di equiparabile alle dipendenze e infine la cruda realtà della battaglia contro il tempo: quando diventi un simbolo, non ti è più concesso invecchiare. Il tutto, intrecciato dalle ossessioni di lui, sia amorose, sia verso la suprema bellezza.

Nella storia, inoltre, sono disseminate le conseguenze: sia del Dadaismo, sia dello sviluppo della performance art, sia di elementi più concreti che riguardano gli snodi della trama.

Per quanto riguarda il lavoro fatto dall’illustratrice, invece, la linea evolutiva emerge dalla gamma cromatica. Dal blu petrolio al rosso, le palette si susseguono tematicamente assecondando le atmosfere delineate dallo sceneggiatore. Ogni spot della storia ha un proprio genere di spicco cui è associata una specifica palette: il risultato è un volume colorato e uniforme, in cui ogni scena trasmette sensazioni con un curato uso narrativo del colore.

Sviluppo dell’opera: cambiamenti

Golia e l’ex pugile sono i due personaggi che dalla prima bozza a quella definitiva hanno subito i maggiori cambiamenti. La prima, originariamente, aveva tratti analoghi a cartoni animati come Adventure Time; il secondo, inizialmente, aveva linee più morbide. Tuttavia, poiché La creatura perfetta non è una favola né un prodotto disneyano, si è fatto via via un lavoro di limatura: meno dettagli, più concretezza.

Dal punto di vista della sceneggiatura, invece, se tanto era chiaro dove dovessero andare a parare i personaggi, dall’altra lo stesso Marmorini li ha conosciuti man mano. Anche dal punto di vista estetico, l’immaginario dello sceneggiatore prevedeva una rozzezza estetica per quanto concerne la figura dell’uomo, ma la rilettura di Abazi gli ha conferito dei capelli lunghi e un fisico “alla Yzma delle follie dell’Imperatore”, dice la disegnatrice.

La morale della favola

Viene chiesto ai due artisti quale possa essere una possibile morale da trarre da La creatura perfetta. Sindi accenna alla facilità dell’abbandonare una situazione difficile cui non si prospettano miglioramenti. Una delle morali importanti che traspaiono è quella di sprone alla tenacia, al non mollare, perché quando si abbandona durante un picco di criticità, poi non è detto che ci sia spazio per una redenzione.

Alessandro insiste invece sull’importanza della meraviglia, che emerge dall’oscurità burtoniana della storia. Lo scrittore insiste su quelle narrazioni oscure, che riescono a conquistare e far ridere pur con i propri tratti grezzi e torbidi, inducendo chi legge a fermarsi di fronte a ciò che accade e sapersi meravigliare.

Questa è quella che dovrebbe essere la caccia degli esseri umani: sapersi meravigliare sempre, anche nelle storie di sofferenza.

Scontri e compromessi

L’incontro fra un teatrante (attore e regista) e una disegnatrice, porta al confronto fra due linguaggi differenti. Soprattutto nelle tavole ampie, le così dette splash page, l’ossessione per i dettagli di Alessandro trova una forma nei tratti di Sindi. Dopo un inizio di rimandi e richieste esplicite, quasi blindanti, si è aggiunto il tempo e lo spazio per alleggerire la densità delle scene e arricchire le inquadrature di Golia. Un lavoro di equilibri sia fra le pagine del fumetto, sia fra il lavoro degli artisti.

La creatura perfetta: un gioco di squadra

Il lavoro insieme ha portato a gioie e dolori: da una prima tavola presentata per errore, sono passati a una gita a Torino di conoscenza personale, alla ricerca di tratti e disegni della città. La maggior parte del lavoro è stata svolta da remoto, con tempi diversi e ritmi vitali e lavorativi differenti anche a causa delle deformazioni professionali.

Ad Alessandro, la distanza ha ostacolato il godersi pienamente le piacevolezze del lavoro di squadra, dando maggior peso alle difficoltà e alle fatiche di un lavoro che, soprattutto per lui, è durato circa 3 anni. A Sindi, gli accadimenti quotidiani hanno riservato non solo momenti felici, appesantendola immancabilmente in quello che, comunque, è stato un lavoro di cooperazione e coordinazione. Alla ricerca costante di un equilibrio dal quale potesse scaturire quella stessa meraviglia di cui parla La creatura perfetta.

Dal fumetto al teatro?

La drammaturgia non è come la letteratura: se qualcuno scrive qualcosa, è perché qualcun altro possa dirla, non leggerla. I discorsi del protagonista maschile, per trovare la loro verosimiglianza, hanno passato il vaglio di Marmorini che le ha provate, a voce, personalmente.

Chiedendogli un parere circa il suo posizionamento nei confronti di una trasposizione teatrale dell’opera, ci confessa che, se La creatura perfetta diventasse uno spettacolo, non vorrebbe prendervi parte né come regista, né come cast. L’unica prerogativa sarebbe quella di conservare la voce narrante: Golia dovrebbe manifestarsi come voce di donna. Per il resto, lascerebbe a qualcun altro ogni compito, facendosi da parte e lasciando che altre persone possano cimentarsi nella narrazione molteplice di una storia fantastica.

Ci dice lo sceneggiatore: “Non esistono storie brutte: tutte le storie sono belle, ma quella bellezza dipende da come le racconti e soprattutto dal punto di vista che scegli di usare“. In La creatura perfetta ne emerge uno probabilmente spesso ignorato ma che, come vedrete leggendo il fumetto, ha davvero molti pensieri e riflessioni da condividere con chi sappia ascoltare.

Contenuti

To Top