Grazie a Tunué, ho avuto la possibilità di approfondire Escher – Mondi impossibili direttamente con i suoi autori, Lorenzo Coltellacci e Andrés Abiuso.
Nel corso dell’incontro con la stampa, gli artisti hanno raccontato la genesi dell’opera e il loro approccio autoriale per dare vita all’interessantissimo volume che abbiamo potuto leggere.
Ad esordire è stato Lorenzo Coltellacci, che ha raccontato come l’idea di raccontare Escher sia nata da una passione personale per l’autore e per le sue opere. Dopo essersi reso conto che non esistevano fumetti su Escher, ha deciso lui stesso di provarci. Il motivo? Trovava assurdo che non esistesse ancora niente al riguardo, non solo parlando da fan di Escher ma anche da un punto di vista prettamente artistico, soprattutto considerato che negli ultimi anni c’è stata una vera e propria esplosione di fumetti sugli artisti. Ma anche perché si tratta di un artista del quale tutti probabilmente conosciamo le opere ma, allo stesso tempo, sappiamo poco o nulla sull’autore, su cosa significano quelle opere per lui e perché le realizzava così.
E così è partita la ricerca di tutto ciò che si poteva trovare su Escher, una ricerca meticolosa ma anche rapida perché il progetto si è definito nel giro di qualche mese. Andrés ha subito sposato l’idea, gettandocisi a capofitto.
Gli fa eco Andrés Abiuso: “Di Escher non si parla abbastanza: ci sono biografie di personalità improbabili e non ce n’è una su un artista che ha influenzato e ispirato così tanto della grafica e dell’arte, a livello concettuale e visivo. Ho voluto metterci del mio ma con Lorenzo mi sono trovato benissimo, mi ha lasciato tantissima libertà. È stato un lavoro lunghissimo ma veloce: temevo che non venisse fuori quello che avevamo in mente e invece siamo più che soddisfatti”.
Riprende Lorenzo Coltellacci, spiegando come la necessità di raccontare la storia così come appare in Escher – Mondi impossibili nasce da due motivi. Il primo è gusto personale: da lettore di biografie a fumetti, spesso si era imbattuto in prodotti didascalici o lacunosi. L’idea era provare a scrivere qualcosa che fosse una storia a sé stante a prescindere dalla biografia di Escher. “Confrontandomi con Andrés e con l’editor di Tenué, ci siamo accorti che serviva qualcosa che potesse legare tutta la sua vita. L’idea di inserire proprio un’avventura e una guida all’interno di questi mondi impossibili ci è sembrata potenzialmente vincente e un gancio narrativo molto valido. Il nostro riferimento era Dantesco, un po’ Virgiliano. Tanto che la bozza si chiamava La bozza Virgilio.
Prosegue Andrés Abiuso: “l’idea principale era di raccontare una storia, al di là della biografia. Una storia a sé stante che poi nel finale ricollegasse le cose e rendesse il tutto una biografia fatta e finita. Abbiamo inserito cose specifiche che magari non sono importanti come eventi effettivi ma creano momenti più personali che artistici. In una biografia classica non si troverebbero ma sono fondamentali per rendere Escher la persona e l’artista che era”.
Lorenzo Coltellacci si è poi soffermato sulla difficoltà di reperire materiale perché effettivamente di materiale biografico su Escher ce n’è solo fino a un certo punto. Si trovano solo edizioni vecchie e in altre lingue, molti libri e molti diari di Escher non sono mai stati tradotti. La scarsità di materiale su Escher è dovuta anche al fatto che era una persona molto riservata, inoltre anche la fondazione a suo nome è molto attenta alla preservazione della sua vita e delle sue opere in maniera discreta. Un esempio? Di Escher si sa quando è morto e che è stato per una malattia ma non si sa che malattia fosse. Anche il fatto che sia morto in una casa di riposo per artisti: già qualche anno prima si era separato dalla moglie ma non se ne conoscono i motivi. Anche per il viaggio in Calabria: nei suoi diari in olandese ci sono molti altri viaggi descritti ma l’unico che è stato tradotto, anche se sotto forma di parafrasi, in Italia è stato quello in Calabria.
“A parte la fase iniziale della sua vita, in cui non ha avuto grande successo a livello universale,” prosegue Andrés Abiuso “le sue opere sono iconiche soprattutto adesso. Ma a livello di personaggio è sempre rimasto nella nicchia. La sua opera è un’immagine che è chiara a tutti, anche per come è stata riutilizzata poi nella cultura pop e in altre opere, ma come persona e mentalità è sempre rimasto un po’ confinato nel suo angolino. Per questo la sua vita è sempre un po’ più nascosta”.
Riguardo al personaggio della Guida, Lorenzo Coltellacci ha raccontato come la scelta delle sue fattezze è venuta da Escher stesso. L’omino è una delle sagome di “Relatività“. “Mi era piaciuta l’idea perché ci permetteva di avere un personaggio neutrale ed esterno ma che potenzialmente aveva la conoscenza pregressa e anche quasi l’onniscienza dei mondi di Escher. Chi meglio di uno dei personaggi stessi delle sue opere per orientarsi in questi mondi? È stata una scelta quasi obbligata, immediata”.
Andrés Abiuso si sofferma poi sull’importanza della scelta stilistica per Escher – Mondi impossibili: “volevamo dire tante cose su di lui, sulla sua figura e sul suo pensiero ma l’idea di mettere in bocca parole a un personaggio che ha avuto la sua sfera privata ci dispiaceva. Volevamo trovare un modo per esprimere le sue opere e la sua vita evitando di fargli dire cose che magari non avrebbe mai detto. Nel volume tutti i personaggi suono un po’ parte di lui, anche il Giullare lo è”.
E ancora, a livello grafico: “Amo molto disegnare prospettive a mano libera, senza troppi riferimenti. È stato complesso all’inizio, ho fatto tantissime prove, schizzi e test cercando di variare, fare qualcosa nel suo stile ma che non fosse necessariamente riferito a lui e alle sue opere. Alla fine abbiamo optato per mantenerci sull’iconografia che ha creato dandogli uno spazio più narrativo, evitando di scimmiottare il suo modo di disegnare e le sue idee. È stato difficile ma non impossibile”.
L’idea, comunque, è sempre stata quella di non creare una “guida all’artista” ma di raccontare una storia. Lorenzo Coltellacci ha specificato: “Una delle nostre preoccupazioni era quella di rischiare di mettere parole in bocca a persone che magari non volevano davvero intendere quello. L’obiettivo non era quello di fornire una spiegazione delle sue opere. Quello che abbiamo cercato di fare è far emergere quella che secondo lui era la sua visione. Non tanto una nostra spiegazione ma evidenziare la sua ricerca e la sua visione delle proprie opere. Un modo per interpretare e guardare le sue opere in un altro modo”.
“Non volevamo insegnare niente a nessuno, non avevamo un intento pedagogico” aggiunge Andrés Abiuso “Non a caso quando incontriamo le opere di Escher nel volume – le abbiamo elencate alla fine del libro proprio per invogliare il lettore a cercarle – in quel momento si sta toccando un periodo particolare della vita di Escher, un argomento, un’emozione, un piccolo ritaglio di vita di Escher che ha a che vedere con il concetto che c’è dietro l’opera“.
In questo senso la sfida maggiore è stata quella di scegliere dove inserire le opere all’interno della narrazione. Spiega Lorenzo Coltellacci: “Dove avevo un’idea più specifica, dove l’utilizzo di una determinata opera era funzionale alla narrazione, cercavo di dare indicazioni ad Andrés. In molti altri frangenti lasciavo libertà a lui”.
Conclude Andrés Abiuto: “All’inizio del lavoro sono stato molto rompiscatole e Lorenzo ha accettato tutto quello che gli ho detto riguardo alla sceneggiatura base e alla scansione delle tavole. Volevamo dare un senso narrativo forte ad ogni opera che inserivamo. Tanto che i personaggi comprimari, in molti casi, sono tratti anche loro dalle opere. L’idea era capire come e dove inserire le opere in base alle fasi della vita di Escher ma anche della nostra storia. Volevamo dare l’idea di non essere nel mondo reale ma in una sorta di limbo in cui ci sono geometrie e pericoli: è questo il ruolo che avevano le opere per noi”.