RED è il lungometraggio animato che sarà disponibile dall’11 marzo in esclusiva su Disney+, il cui protagonista è una bimba che talvolta si trasforma nell’adorabile panda rosso qui sopra. Vi ho anticipato qualcosa a fine febbraio, quando per l’occasione si è tenuta la conferenza stampa del film, cui hanno preso parte Domee Shi (la regista), Lindsey Collins (la produttrice) e alcune fra le voci italiane. In quei giorni ho anche avuto l’occasione di vedere RED in anteprima; eccovi quindi il commento (e qualche riflessione) su un film d’animazione con un personaggio tanto emotivo quanto morbido.
Trama
RED racconta la storia di Meilin “Mei” Lee, tredicenne di Toronto devota alla scuola ma soprattutto alla famiglia. Fin da appena nata, in casa le è stata impartita un’educazione rigidissima, riassumibile con il motto “Onora i genitori“, che la bimba prende alla lettera nel modo più obbediente e rispettoso possibile. La vita è sempre la stessa: torna da scuola, aiuta la madre nella cura del tempio di famiglia [“Anziché un dio, veneriamo gli antenati, senza distinzione di sesso.”], fa i compiti, cena e va a dormire. Il tempo per le amicizie è riservato alle pause fra una materia e l’altra. Tutto procede senza alcuna perturbazione finché un giorno, per un fraintendimento, Mei Lee è sottoposta a un imbarazzo insopportabile. In conseguenza della forte emozione provata, la giovane adolescente fa un sogno molto burrascoso. Al suo risveglio, è un panda rosso. Vittima di una maledizione, la bimba avrà solo un mese di tempo per trovare un equilibrio fra la sua vita familiare, amicale e personale, cercando di capire come sbarazzarsi della sua forma bestiale.
Stile
RED è il lungometraggio animato di imminente uscita, scritto e diretto da Domee Shi. La regista, qualora il nome non vi avesse ancora acceso una lampadina, è colei che aveva diretto il cortometraggio Pixar del 2018 Bao, vincitore dell’Oscar l’anno seguente. Nel corto, una donna, dopo aver amorevolmente creato un panino cinese (un bao o baozi, per l’appunto) dalle fattezze antropomorfe, se lo mangia. In RED invece il tema della genitorialità si concentra specificatamente sul difficile rapporto fra madre e figlia, cercando di conservare un tono colorato e sgargiante pur avendo per le mani una storia tutt’altro che facile.
Nel film troviamo tanti colori: in particolare, le tre amiche di Mei Lee sono caratterizzate con tratti essenziali sia nell’umore e nel comportamento, sia nella personalità. Una apparentemente poco reattiva, che sfoggia solo indumenti gialli; una apparentemente timida e impacciata, tutta in rosa, fucsia e viola, che all’occorrenza sfodera un carattere tenace e sicuro di sé; una più morigerata, tranquilla, dipinta in verde speranza e nonostante questo ritenuta la sobillatrice della protagonista. Poi c’è Mei, che dopo una partenza da perfettina, con capelli neri e tutto apparentemente impeccabile, emerge nella sua pienezza generatrice, talmente dirompente da lasciarle una folta chioma tinta di rosso anche quando è nella sua forma umana.
Una cura minuziosa ma mai manieristica, che accompagna la pellicola dall’inizio alla fine, intrecciando ilarità a momenti seri e introspettivi, misticismo e relazioni interpersonali. Non era un lavoro facile, ma direi che l’obiettivo è stato centrato alla perfezione.
RED, o del rapporto madre e figlia
Guardare RED mi ha commossa a più riprese: l’inizio ammetto di averlo digerito a fatica. L’atteggiamento oppressivo che la madre, Ming Lee, attua sulla figlia per la gran parte del film, mi ha dato parecchio fastidio. Badate bene, non stiamo parlando di violenze fisiche, lontananza emotiva o qualche altro tipo di trauma socialmente riconosciuto come tale, niente affatto: ciò con cui abbiamo a che fare è di gran lunga più subdolo. In virtù di una buona educazione tradizionale, Ming Lee dimostra a più riprese di aver totalmente plagiato la figlia. Mei non subisce nulla: lei desidera passare tutte le sue giornate pulendo il tempio e facendo i compiti, perché il suo unico obiettivo è quello di non deludere mai, nemmeno in piccolissima parte, i genitori (e in particolar modo la madre). Tanto è vero che la bambina a un certo punto lo ammette a voce alta: “Da sempre compiacere mia madre è la mia sola ragione di vita“.
Ed è proprio l’aver nascosto sotto il tappeto per tredici anni qualunque sua naturale inclinazione o pulsione, ciò che a un certo punto la fa esplodere in una creatura rossa, soffice ma soprattutto ingombrante. Anni e anni a essere la bambina perfetta l’hanno trasformata in un’imperfezione impossibile da nascondere. Tuttavia, nessuna condanna: pare che la maledizione che colpisce Mei Lee sia genetica, e che grazie a un incantesimo sia curabile.
La natura bestiale della bambina, che da anni condiziona tutta la famiglia, viene trattata come una malattia di cui è necessario sbarazzarsi. Le dice la madre: “Devi bandire la bestia che è in te, per dare luce al tuo io interiore”. Fortunatamente, Mei Lee di genitori ne ha due.
Il consiglio giusto al momento giusto
Recensione
In un’epica battaglia fra una madre che a sua volta ha ricevuto un’educazione rigida e intransigente, e la di lei madre, che nonostante l’età avanzata continua a condizionarne scelte e atteggiamenti, spunta un papà inclusivo e comprensivo, che di fronte alla volontà della bimba di reprimere per sempre quel suo lato ingombrante, le fa capire quale sia il vero traguardo da raggiungere. “L’obiettivo non è nascondere il lato negativo, ma trovargli posto.” Una verità attualissima e ben venga che se ne parli sempre di più.
Delle principali emozioni provate dall’essere umano, ce ne sono due che non sono socialmente accettate: tristezza e rabbia. Non è tanto una questione sociale quanto più un problema empatico: vedere qualcuno triste o arrabbiato, rattrista o intimorisce. È anche per questo, infatti, che si tende a consolare e invitare alla calma: non solo per un reale desiderio di vedere stare meglio l’altra persona [desiderio comunque spesso presente, lungi da me negarlo], ma anche per una tutela personale. Imparare a stare nel dolore e nella difficoltà altrui è forse una delle attitudini più difficili da imparare: accogliere l’altra persona così com’è, anche durante un momento di fragilità, senza cercare a tutti i costi di fargliela superare al più presto, è ciò su cui sarebbe bene lavorare maggiormente. RED si concentra proprio su questo punto: imparare ad accettare che le persone a cui vogliamo bene faranno scelte che non sempre condivideremo o consideriamo giuste per loro, e nonostante questo accettarle e stare loro accanto comunque.
Insomma, un film con un certo spessore, forse è per questo che mi sono commossa a più riprese. RED è un film che vi consiglio davvero tantissimo, soprattutto se avete figli. Magari guardarlo in loro compagnia può offrirvi una buona base per costruire un dialogo costruttivo, anche, stando su toni un po’ più leggeri, sul tema della pubertà.
In conclusione
RED è un film d’animazione con tantissime cose da dire. Ne dice tante, in modi più o meno espliciti. Per il resto è un simpatico cartone animato con magia, famiglia, qualche situazione buffa realmente divertente e quell’adorabile e sofficissimo panda rosso che vi farà venire tanta voglia di trovarlo e abbracciarlo.
Nerdando in breve
RED, disponibile su Disney+ dall’11 marzo, è il film d’animazione che urla l’importanza di accettare i propri figli per quello che sono. Una metafora dell’adolescenza, dei cambiamenti singoli ma anche di quelli generazionali, che da sempre accompagnano l’evoluzione dell’essere umano, fra miti, leggente e tanta realtà. Un film che ci invita a togliere il panda rosso da sotto il tappeto, trovandogli posto nella vita di tutti i giorni.
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