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Prigione numero 5 – Il fumetto che tutti dovremmo leggere

Prigione numero 5

Recensione

Mi sono presa il mio tempo per parlarvi di Prigione numero 5 di Zehra Dogan, pubblicato in Italia da Beccogiallo.

L’ho fatto perché ero intimorita dall’importanza della materia, temevo di non riuscire a renderle giustizia. Come si fa a “recensire” anni di prigionia, di tormenti indicibili e di profonde ingiustizie? Semplice: non si può. Se ne può solo parlare. Anzi, se ne deve parlare perché il lavoro clandestino di Zehra Dogan nella prigione n.5 mette a nudo una realtà crudele, che non deve restare ignorata ma deve essere conosciuta da tutto il mondo occidentale, dipinta in tutta la sua nefandezza.

Pensiamo spesso al fumetto come qualcosa di “frivolo”, che possa intrattenere e divertire. Ma il fumetto è arte a tutti gli effetti e, come tale, è in grado di farsi strumento di denuncia, diario di guerra, specchio della realtà o anche aereo di carta per volare fuori dalle sbarre di un carcere.
Tutto questo lo troviamo rappresentato perfettamente in Prigione numero 5.

Trama

2015. Zehra Dogan, giornalista e artista curda, è a Nusaybin quando scoppia il delirio. La Turchia sottopone la città a coprifuoco e pesanti bombardamenti. Zehra è un’artista e fa quello che sa fare meglio: un disegno che rappresenta la devastazione che vede ovunque intorno a sé.

Quel disegno, per lei così naturale, le costerà tre anni nella prigione di Diyarbakir, la cosiddetta Prigione n.5.

Dal carcere, però, Zehra trova comunque il modo di continuare a fare il suo lavoro: realizza disegni con mezzi di fortuna e li fa uscire clandestinamente. Le sue tavole, che denunciano i soprusi del governo turco nei confronti dei prigionieri politici, sono oggi raccolte nel volume pubblicato da Beccogiallo.

Stile

Prigione numero 5 non è un fumetto come gli altri; non lo è nel tema, non lo è nella realizzazione e non lo è nemmeno nella lettura.
Lo immaginavo ancora prima di aprire il volume ma ne ho avuto la conferma già dopo le prime pagine: Prigione numero 5 non riesce a lasciare indifferenti e su di me ha avuto un effetto pesante.

Immaginare le condizioni in cui le tavole sono state realizzate, conoscere la vicenda di persone imprigionate e maltrattate solo per la propria appartenenza etnica o per le proprie idee politiche mi ha colpito profondamente, lasciandomi addosso un senso di impotenza difficile da scrollare via.

Sul piano artistico e grafico, Prigione numero 5 è un’opera completa. Pochi tratti tracciati sul retro delle lettere ricevute dal mondo esterno, con uno stile personale e unico, per raccontare una storia lunga e lontana (purtroppo) dal vedere la fine, per conoscere protagonisti invisibili che stanno lasciando un segno nella storia eppure sono sconosciuti ai più.

Edizione

Come sempre le edizioni di Beccogiallo mi lasciano a bocca aperta per la cura messa in ogni dettaglio. In questo caso, ho apprezzato molto la scelta dei materiali per riprodurre anche visivamente quelli originali. Tutta l’opera è stampata su carta marroncina che ricorda da vicino la quella da pacchi, pur restando chiarissima nella lettura. Una scelta originale che contribuisce ad immergere il lettore nell’atmosfera del volume.

Il volume, cartonato, è di 128 pagine a colori e lo trovate in vendita dal 1 aprile 2021 al prezzo di copertina di 20,00€.

Concludendo

Prigione numero 5 è una lettura forte, stordente, necessaria. Ringrazio Beccogiallo per aver creduto in un progetto così anticonvenzionale e dall’alto valore sociale e per avermi dato la possibilità di leggerlo e parlarne.
E sento il bisogno di ringraziare, soprattutto, Zehra Dogan, per il suo coraggio e per la sua forza. Per aver dato voce a chi non ne aveva.

Nerdando in breve

Prigione numero 5 è una lettura che tutti dovremmo fare e che vi consiglio col cuore: non vi lascerà indifferenti ma vi regalerà una consapevolezza nuova e, chissà, magari contribuirà a migliorare le cose.

Nerdandometro: [usr 4.5]

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