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C’erano una volta Instagram e la verdurachallenge del fumetto

Su Instagram impazza la #verdurachallenge, ma non è tema per foodblogger: illustri esponenti del fumetto pop hanno deciso di sfidarsi a colpi di carciofi, rape rosse e barbe amare.

Come tutto ebbe inizio

La storia inizia il 17 gennaio, quando Zerocalcare (Michele Rech) decide di spiegare alla gente che bazzica il sopracitato social network, come mai i carciofi siano lo strumento del maligno. In 9 vignette quadrate, perfette per la fruizione da smartphone, il fumettista romano racconta la sua esperienza personale con i suddetti ortaggi, non mancando di lamentarsi con il tono arguto e diretto che lo caratterizza. L’atto di mangiare carciofi viene descritto come un processo in tre fasi: l’incomprensibile bontà iniziale, l’incontro con la parte tagliente delle foglie e il rigetto del boccone. Il tutto, accompagnato dalla voce fuoricampo di qualcuno che gli suggerisce di separare le nutrienti foglioline dalle loro fastidiosissime punte affilate.

Ora: avrebbe potuto essere solo uno scontro fra lui e i carciofi, fra il fumettista che negli ultimi mesi ci ha migliorato i lockdown con i corti di Rebibbia Quarantine e quella pianta della famiglia delle Asteraceae dalla quale si ricava un liquore dolce-amaro da ormai oltre settant’anni; avrebbe potuto scomparire così, nel limbo del web, in cui a quanto pare persino i carciofi riescono ad avere quei 15 minuti di celebrità previsti da Andy Warhol, suscitando breve ilarità o stucchevole pedanteria da parte di chi è in grado di gustarsi un piatto di carciofi senza provare la stessa sensazione di chi si mangia “un polpettone co’ dentro tutti cocci di vetro di una lampadina sbriciolata”. Invece no, perché in conclusione della vignetta, Zerocalcare se la prende con le rape rosse, che rispetta maggiormente perché almeno loro non lo illudono. Tuttavia, Calcare non poteva immaginare la piega che da lì a poco avrebbe preso l’intera faccenda: la sua critica ai carciofi, anziché morire lì dove è nata, si sarebbe presto trasformata in una faida grafica piena di citazionismi e rimandi in una vera e propria veg-battle.

A Panda piacciono i carciofini sott’olio, a Sio le rape rosse

Prende la palla (più propriamente, la tavoletta grafica) A Panda Piace, letteralmente “il panda a cui piacciono le cose” creato da Giacomo Bevilacqua. L’orsetto bianco e nero non poteva certo esimersi dal difendere gli ingiustamente criticati carciofi, soprattutto perché, grazie a loro, esistono i più dolci e gradevoli (e unti) carciofini sott’olio. Panda ci racconta, in aperta risposta al post di Zerocalcare, “Perché i carciofini sono un dono del paradiso (anche se non ti piacciono i carciofi)“. Riprendendo il tema grafico e non solo contenutistico, l’autore trasforma le tre fasi del collega in un percorso verso l’estasi paradisiaca, concludendo la decina di vignette con un dialogo a tu per tu fra Panda, piacevolmente convinto dell’arringa appena sostenuta in favore dei carciofini, e lo stesso Zerocalcare, disgustato dall’assaggio dei prescelti.

Non stiamo a parlare di metafumetto e a riflettere su quanto sia incredibilmente sorprendente il fatto che, a tutti gli effetti, esiste un universo virtuale in cui possono coesistere un panda parlante a cui piacciono le cose e un fumettista che ne disdegna diverse. Non stiamo nemmeno a soffermarci sull’amicizia che lega Michele e Giacomo, palesata dagli stessi a più riprese sugli stessi profili social, in cui risulta evidente che dietro le loro figure professionali, per certi versi, concorrenziali, si cela una sincera amicizia. Come dicevo, non stiamo a soffermarci su questi aspetti, perché la rispettosa critica alle barbe rosse ha suscitato una reazione non trascurabile in un altro fumettista assai noto nel palinsesto degli artisti che postano su Instagram: Sio.

Lasciamo il Lazio e scaliamo in Veneto per trovarci di fronte a “UN DISSING A ZEROCALCARE NON INSULTARE LA MIA VERDURA/MINERALE PREFERITO!!!”, come scrive pacatamente Sio (Simone Albrigi) nella descrizione del suo post. Esso titola “Perché le rape rosse sono buone – e non non buone” e riprendendo il format delle tre fasi, l’autore descrive in quattro vignette i tre motivi per cui si schiera contro l’opinione sui vegetali dell’amico e collega romano. In una conclusione per niente splatter, il fumettista veronese ci tiene a specificare che “sono buoni pure i carciofi” ma anche che gli “piace mangiare il vetro”.

Ortolani dice i suoi due cent sulla vicenda, e sono amari

Le parole dell’autore vengono poi riprese da un altro big del fumetto, Leo Ortolani (Leonardo Ortolani, manco a dirlo) che riassume un po’ tutta la vicenda, non mancando di ironizzare su ciascuna delle precedenti puntate. Risparmiandoci lo scontato gioco di parole che avrebbe potuto fare sfruttando il suo cognome, Ortolani sale in cattedra in quanto “uomo del secolo scorso” e racconta a chi lo legge di un ortaggio abominevole e spaventoso, l’incubo dei bambini e di chiunque possieda delle papille gustative: le barbe amare! “Oggi sono usate solo per guarire i sintomi del Covid” ci dice Leo, prima di andarsene dalla sua vignetta, dicendo che avremo diritto di parola sugli ortaggi solo dopo averli assaggiati.

Non so se sia la stessa cosa, ma dal paesello da cui vengo io, l’ortaggio amaro per eccellenza è la scurzunera, una radice amarissima “che però fa molto bene ai reni dai Francesca non fare storie e mangiala”, il quale si contende il premio immangiabilità con la diversamente dolce catalogna. Avrò quindi diritto di parola, avendo mangiato i sopracitati contorni? Facciamo di sì, che la storia non è ancora finita. A questo punto, quattro fumettisti con un grandissimo bacino d’utenza hanno espresso la loro opinione circa tre ortaggi: forse che il gioco poteva spegnersi subito come un fuoco di paglia? Ovviamente, no. Se infatti cercate l’hashtag #verdurachallenge, fra i post recenti, probabilmente ne troverete molti di più rispetto a quanti ne ho letti io prima della stesura dell’articolo.

La #verdurachallenge impazza

Ogni volta che aggiorno il feed, altri ne spuntano. C’è Nova [chiedo scusa ma dopo circa un’ora di ricerca sul web non sono riuscita a trovarne il nome anagrafico; per intenderci, è l’autrice di “Stelle o Sparo”, ed. Bao Publishing 2018] che immagina Satana intento a vedere “come procede il controverso mondo dell’arte sulla Terra”: dopo l’esternazione contro i carciofi fatta da Zerocalcare, anche Lucifero rimane senza parole.

C’è anche Daw (Davide Berardi) che incolpa alla procrastinazione per altri lavori, per la sua partecipazione alla disputa. Daw ci racconta addirittura il suo rapporto con tutte le verdure, dapprima nullo, ma poi, grazie a una carriera in pizzeria a stretto contatto con gli ingredienti, si è convinto ad assaggiare anche quelli vegetali. È che il poveretto era abituato a mangiarle in un unico modo: bollite, col burro alla fine. La cottura in forno è stata una scoperta rivoluzionaria, benché ancora pare non si sia lasciato convincere dai carciofi della discordia; in compenso, si dichiara sostenitore di melanzane, peperoni, pomodori, cipolle (queste ultime, in particolar modo) ma anche buste di carta e penne digitali.

Entra a gamba tesa Dado (Davide Caporali) che sposta l’attenzione su tutt’altro vegetale, la zucchina, raccontando in 10 vignettePerché le zucchine sono la best verdura ever“. Per farla breve: si possono tagliare in diversi modi, si prestano a simpatiche battute sempre originali e  divertenti nel momento in cui qualche personcina ingenua decidesse di acquistarne esattamente e soltanto due, e hanno i fiori friggibili.

E mentre altre sapienti mani si cimentano nella creazione di vignette a tema, spremendo un hashtag che forse ha già esaurito il suo potenziale, non manca qualcuno che prende le distanze da tutta la faccenda. È il caso di Guarnaboy (Francesco Guarnaccia), che dopo aver manifestato il suo mancato coinvolgimento, dichiara di non aver “nessuna intenzione di salire su questo carrozzone di persone adulte che imbastiscono un dibattito sui vegetali”. Dice infatti “Fate i seri, ecchecavolo!” e nel mentre che lo urla, in perfetta antitesi con quanto appena esposto, tiene in mano un cavolfiore.

La conclusione è affidata ai pokémon d’erba

A questo punto mi chiedo se tutto questo dissing sulle verdure sia davvero nato per caso o se dietro non ci sia un progetto più studiato. Magari Giacomo e Michele hanno deciso di inscenare il dibattito per vedere in che modo il web (ma in particolare il mondo dei social) avrebbe reagito se le vignette, anziché difendere un tema socialmente impegnato, si fossero limitate a trattare di un argomento più neutro e alla portata di chiunque. Una sorta di esperimento sociale senza fini di studio e ricerca, ma semplicemente nato dalla curiosità di due amici chiusi in casa. Oppure la lobby dei carciofini sotto’olio stava cercando un modo per rilanciarli sul mercato, e così anche quella delle rape rosse. Magari è un modo alternativo per sensibilizzarci a mangiare più verdura, ed essendo anche il mese del veganuary (il periodo dell’anno maggiormente associato all’alimentazione vegana), il tutto calzerebbe a pennello.

Probabilmente invece, è solo un’ennesima manifestazione di come funziona il mondo dei social: una persona fa qualcosa perché ne sente il bisogno, delle amicizie in comune riprendono il suo contenuto, la viralità fa il resto. Forse fra qualche tempo ci saranno tesi di comunicazione, sociologia, psicologia e chissà quante altre discipline, che studieranno anche questo tipo di fenomeno, come le scarpe della Lidl prima di esso e chissà quanti altri dopo. Intanto, io mi limito a riconsiderare l’intera faccenda dal punto di vista di un mostro tascabile: sono infatti giunta alla conclusione che il bulbo sulla schiena di Bulbasaur non può che essere un carciofo. Così, infatti, si spiega l’attacco foglielama.

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