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Ghost of Tsushima – Lo Spettro Giapponese

ghost of tsushima

Ghost of Tsushima è uno di quei giochi che aspetti da una vita, di cui senti parlare mille volte, che viene annunciato ad ogni nuova fiera videoludica facendoti sempre più salire la scimmia ma che attendi felicemente e quando arriva senti un po’ di aver chiuso un cerchio e di aver “investito” bene la tua capacità di attendere senza rosicchiare quel vecchio tavolo di faggio in giardino. Pubblicato da Sony e sviluppato dall’occidentalissima Sucker Punch, che ricorderete per la saga di Infamous, e in particolar modo per Infamous: Second Son, tra i primi AAA per PlayStation 4, Ghost of Tsushima vi porterà nel Giappone del 1270, durante l’invasione mongola, e vi porrà di fronte ad un dilemma: meglio l’onore a tutti i costi, o “il fine giustifica i mezzi”? Andiamo a scoprirlo assieme, circondati dalla natura incontaminata dell’antica terra nipponica.

Recensione

Ghost of Tsushima inizia “in medias res”, ossia proprio durante l’assalto ai danni dell’isola di Tsushima dei mongoli, guidati dal temibile Khotun Khan, intelligente e inarrestabile leader. Impersoneremo Jin Sakai, figlio di un samurai deceduto, che è stato preso sotto l’ala protettrice dello zio Shimura, reggente dell’isola di Tsushima; i primi, emozionanti, attimi di gioco ci vedono alla disperata ricerca di fermare i mongoli ma, nonostante gli sforzi e l’onore dei samurai, la disfatta è pressoché totale, e mentre Jin sarà trafitto da alcune frecce, il leader mongolo rapirà nostro zio e lo porterà in una delle roccaforti presenti sull’isola. Ci sveglieremo poco dopo, grazie alle cure di Yuna, una ladra di un villaggio che ci rimetterà in sesto e ci metterà di nuovo in grado di combattere, e poi, poiché samurai e quindi sostanzialmente grandi testardi, proveremo subito a salvare lord Shimura. Tuttavia il buon Khotun Khan ci farà assaggiare la potenza dei suoi pugni e, una volta terminato il combattimento, Jin deciderà di mettere in moto il cervello e di girare per l’isola di Tsushima in cerca di alleati, al fine di attaccare e scacciare i mongoli in maniera più organica ed efficace – ottima idea, Jin!

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Potrei dire che è qui che inizia la nostra avventura, ed infatti è qui che mi fermerò nel raccontarvi la storia; posso solo aggiungere che Jin si troverà di fronte alla necessità di deviare dal rigido codice del Bushido (ossia il codice d’onore del samurai, che ne regola non solo il comportamento con gli altri ma anche l’ingaggio in battaglia) e diventare sempre più lo Spettro, ossia un guerriero-ombra (non chiamatelo ninja, però!) che sfrutta tutto ciò che ha a disposizione per sconfiggere i nemici anche con metodi poco ortodossi. Diventerete, quindi, il vero e proprio Ghost of Tsushima?

Gameplay

Ghost of Tsushima è un action-adventure open world – per fortuna la definizione è abbastanza facile! Quindi gli amanti di The Witcher, Horizon Zero Dawn, Spider-Man, Red Dead Redemption e così via, si troveranno subito a loro agio con le meccaniche base del gioco. Il “nucleo” del gameplay si basa principalmente su due elementi, quindi: l’esplorazione dell’isola, al fine di affrontare sia i capitoli principali che le infinite sub-quest (o, più semplicemente, raccogliere risorse e fare un po’ di esperienza con combattimenti qua e là) e la gestione dei combattimenti, che aprono un piccolo spiraglio “rpg-like” nella crescita delle abilità e dell’esperienza di Jin.

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Credo che la domanda che molti si sono fatti è “Ma è come Sekiro? Morirò male ogni tre secondi? Sarà un gioco difficilissimo?” – beh, posso garantirvi che non ha nulla a che vedere con Sekiro e con la sua esperienza di gioco! Mentre Sekiro, pur pieno di componente action, lo ritengo personalmente assimilabile al sistema di combattimento dei Souls-like (Tencar non ti arrabbiare! ndr) con la necessità quasi forzata di gestire la parata e la schivata senza possibilità di errore, pena la morte. Qui invece il sistema di combattimento, forse anche a causa della mancanza del sistema di lock-on (peccato, ma nulla di irreparabile) è più simile ad un free-flow, dove con due pulsanti più una schivata possiamo gestire tutto quanto senza necessariamente ricorrere al parry. Attenzione, però: parare col giusto tempismo ci permette di aprire notevolmente la guardia del nemico e quindi di colpirlo efficacemente, quindi è comunque un qualcosa che vi consiglio di implementare quanto prima! La differenza, ripeto, è data dal non essere un sistema tremendamente punitivo nel caso in cui non siate precisissimi; la presenza di diversi livelli di difficoltà, inoltre, permette ad un pubblico più ampio di fruire di Ghost of Tsushima senza lanciare il pad per conficcarlo nel vostro 65 pollici nuovo di zecca. Ogni tanto sarà la telecamera a farvi impazzire, però anche qui nulla di irreparabile, se saprete gestire gli scontri senza farvi mettere vicino a muri o strutture che bloccheranno la visuale.

Abbiamo parlato del combattimento, ma forse uno degli aspetti più particolari del gioco è dato dall’esplorazione, che svolgerete quasi sempre a cavallo del vostro fidato destriero, richiamabile in ogni punto (o quasi) della mappa con la pressione di un tasto. Essendo il gioco dotato di un HUD molto minimale – scelta che mi trova d’accordo – non si è voluta utilizzare la classica minimappa oppure una bussola grafica, bensì sarà la natura la nostra principale alleata, o meglio, sarà il vento a guidarci. Eh sì, poiché sfiorando verso l’alto il touchpad del gamepad, si solleverà un vento che indicherà la direzione verso la quale dovremo muoverci, in una maniera intuitiva e graficamente bellissima che vi lascerà piacevolmente sorpresi. Quando avevo visto questa feature in uno dei video pre-lancio, temevo fosse un sistema poco chiaro; l’esperienza di gioco mi ha invece fatto capire che è l’esatto opposto, ed è un modo fantastico per fare “una cosa standard” in una maniera innovativa: bravi, Sucker Punch!

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Nell’ambito delle nostre esplorazioni avremo vari tipi di missioni da svolgere, che spaziano dal seguire delle persone senza farci notare al liberare insediamenti e villaggi dal giogo mongolo, oppure resistere a degli assalti o compiere azioni particolari che ci faranno apprendere nuove abilità. Le missioni principali, quelle definite come “Racconto di Jin“, sono quelle che ci faranno andare avanti nella trama principale (15-20 ore di gioco), ma poi saranno presenti un’infinità di sub-missions che serviranno sostanzialmente a renderci sempre più forti e a sbloccare le nuove abilità. Se devo essere puntiglioso, alcune missioni sono molto simili e un pochino ripetitive, però credo che sia l’anima open-world a dar luogo a questa meccanica, tant’è che l’ho riscontrata in pratica in tutti gli open world ai quali facevo riferimento in apertura di paragrafo.

Ciò che caratterizza parecchio alcune missioni secondarie, e che quindi non rende l’esperienza di gioco noiosa, è la lore attorno all’Isola di Tsushima e a tutte le personalità che incontreremo e di cui sentiremo narrare dagli abitanti e dai bardi. Il lavoro dietro tutta questa parte è enorme, ed è segno di grandissima cura nella realizzazione del gioco da parte di un team occidentale, tant’è che sono veramente rimasto stupito da come non si sia “scimmiottata” la lore giapponese ma, al contrario, è stata mantenuta nei temi e nelle situazioni che incontreremo durante Ghost of Tsushima. Non me ne voglia chi ha parlato di “appropriazione culturale” ma secondo me si sbaglia di grosso, perché qui è tutto un enorme omaggio al Giappone e alla sua storia, così come alla cinematografia di Akira Kurosawa e alla figura del samurai, omaggio realizzato con cura e con dedizione, solo da encomiare e non da condannare. Per citare una cosa random: potrete dar luogo a dei veri e propri “Confronti” quando vi avvicinerete a dei nemici, ossia li sfiderete a duello in un 1 vs 1; dovrete tenere premuto il pulsante triangolo fino a quando il nemico si aprirà per attaccarvi e voi lo farete secco in un colpo solo. Bene, queste cose succedevano davvero in quei tempi, ma anche la tecnica di spada di Jin, ossia quella basata su estrazione e taglio in rapida successione, è una tecnica vera, che esiste e che potete apprendere frequentando corsi di Iaido. Quindi, solo kudos, e che gli haters stiano in silenzio.

Grafica e Sonoro

Ghost of Tsushima rappresenta in teoria il canto del cigno di Playstation 4 – o comunque una delle ultimissime giga-produzioni per questa generazione – e credo che, dal punto di vista grafico, vada totalmente in questa direzione. Pur con la gestione poco precisa della telecamera in alcuni momenti, la grafica del gioco è qualcosa di spettacolare e, personalmente, ne sono rimasto a dir poco estasiato. Cavalcare nella foresta dorata, costeggiare la riva di un lago, arrampicarsi lungo il fianco di una montagna andando alla ricerca dei santuari è qualcosa di bellissimo, e credo fortemente che parte dell’esperienza di gioco di Ghost of Tsushima sia il perdersi in quella natura incontaminata.

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Il vento, come non parlare del vento? Se vi ricordate il bellissimo Okami di Capcom, il vento lì era rappresentato come un dipinto, e lo stesso accadeva in maniera similare in The Legend of Zelda: The Wind Waker. Bene, qui siamo all’apoteosi della realizzazione del vento, con l’erba alta che si muove in maniera “ordinatamente casuale” come succede in realtà, con foglie e pollini che si muovono danzando nel vento e con la sensazione di essere accompagnati dalla brezza fresca mentre cerchiamo vendetta per il nostro oppresso popolo.

I personaggi principali sono ottimamente realizzati, con dovizia di particolari e grande cura nelle espressioni facciali, e ho apprezzato molti tocchi di classe quali il sudore “dinamico” e l’ottimo lip sync con il doppiaggio in lingua originale. Qui mi aggancio con il discorso del sonoro, ottimamente realizzato e che suggerisco a tutti di gustare appieno con un impianto surround che vi avvolgerà all’interno della natura di Ghost of Tsushima e vi permetterà anche di capire da dove arrivano quelle dannate frecce! Grande cura è stata riposta anche in tutto il comparto “colonna sonora“, infarcita di suoni e strumenti tradizionali giapponesi.

Concludendo

Ghost of Tsushima è un grande gioco, punto. Non credo ci sia molto da aggiungere, se non il consiglio di provarlo e di farvi rapire da un’esperienza da gustare fino in fondo, con i ritmi giusti e con la volontà di scoprire cosa c’è oltre quella collina, oltre quel fiume, alla ricerca di un’ennesima perla, di un’ennesima fonte dove farvi il bagno, di un’altra sub-quest o di una tecnica leggendaria di spada. Mi sento di sconsigliarlo solo a chi non ama gli open-world o non ama l’ambientazione puramente giapponese, altrimenti è di sicuro uno di quei titoli che chiuderanno al top questa generazione e che ci porteranno man mano verso la next-gen. Io me lo sono gustato così, e voi? Venitecelo a raccontare sui nostri canali!

Nerdando in breve

Ghost of Tsushima vi porta nel Giappone del 1200 nei panni di un samurai in cerca di riconquistare la sua isola: siete pronti a immergervi nel bushido e nella natura?

Nerdandometro: [usr 4.8]

Trailer

Ringraziamo Sony Italia per averci dato la possibilità di recensire questo titolo.

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