Interviste

Due chiacchiere con: SparkeR (Pro di Valorant)

SparkeR

Come non tutti saprete, sono sempre stato interessato al mondo dell’Esport, in questo periodo mi sto proprio infognando con Valorant.

Studiando il gioco e i giocatori in Italia mi sono imbattuto in SparkeR, un ex CS:GO proplayer che ora è finito a giocare all’FPS tattico di Riot Games.

Un tizio molto simpatico, un po’ ritardatario (se leggi questo articolo, dovevo citare questa piccolezza), ma è valsa la pena di aspettare per scambiarci due chiacchiere.

Fedrizzi: Ciao, Sparker, benvenuto su Nerdando!

Sparker: Ciao, non sono mai stato bravo a fare le presentazioni, ma ci provo ugualmente: sono Marco, AKA SparkeR, pro di CS:GO, adesso sto facendo il tentativo di entrare nel progaming di Valorant e di portare anche un contenuto, uno streaming, che possa aiutare la community a crescere, soprattutto a livello competitivo, nel mondo dell’fps tattico di Riot Games. Questo sono io, così al volo proprio.

F: Allora, partiamo dal basso, dall’antico per meglio dire, quando e come sei arrivato al proplaying di CS? 

S:Bella domanda, diciamo che io sono sempre stato attratto dai videogiochi in generale, fin dalla prima PS1, da Crash Bandicoot, da Tekken 3, da Final Fantasy, ma anche da nintendo, ho addirittura pianto dopo aver finito il primo Pokémon quindi ero molto emozionato per i videogiochi. Poi, all’età di 13/14 anni, ho avuto la fortuna di conoscere degli amici che avevano già PC e linee decenti, mentre io non avevo nulla, e giocavano a questo Counter Strike Source, e io sono finito a giocare con loro, e mi divertivo un sacco, di conseguenza uno dei miei amici me lo ha regalato e ha detto “ok, provalo”. Ho fatto un mini PC con cui facevo 30 fps a pedali e mi sono messo a giocare con loro nel famoso Clan Italy e ci divertivamo, c’era una varietà di età paurosa, ma riuscivamo a divertirci comunque. Rispetto a tanti altri, però, mi sono accorto che avevo  in me una vena competitiva non ignorabile, io non volevo divertirmi, io volevo ararli e vincere le partite. Questa cosa non andava genio proprio a tutti, molti mi dicevano che ero troppo competitivo. Counter Strike Source faceva un po’ schifo, perciò ci spostammo su League of    Legends, per poi tornare su CS, quando uscii Global Offensive: era un periodo in cui stavo lavorando, studiavo e avevo la ragazza, non riuscivo a dedicarci molto tempo. All’improvviso invece, dopo un anno, mi lascio e finisco di lavorare, comincio a giocare tanto a CS:GO di sera tardi e mi riparte la vena competitiva: in ogni momento della mia giornata pensavo a strategie, a come avrei potuto  giocare meglio quel round, agli errori ed alle tattiche. Sentivo proprio che quella era la mia strada, infatti da lì a un mese mi sono impegnato giocando tutti i minuti possibili, ho incontrato italiani più forti di me sulla carta, mi hanno invitato a giocare con loro in mixed, giocando con loro ho notato che li distruggevo, quindi sono iniziate le mie  vicende con diversi team italiani e dopo un anno mi sono ritrovato campione italiano, avverando il mio sogno di dominare il paese. Solo che da lì è arrivata la voglia di dominare il resto, cosa per nulla facile, soprattutto qui. Quindi mi sono ritrovato a giocare a Valorant, perché la scena italiana di CS è defunta.

F:Stavi continuando a giocare a CS o lo avevi mollato del tutto? E, soprattutto, cosa è successo quando è arrivato Valorant?

S: Prima di Valorant giocavo ovviamente fisso a Counter Strike, solo che non portava i risultati sperati, diciamo che la competizione estera è due spanne sopra a quella italiana, poi ad esempio, nella lega spagnola, otto giocatori su dieci prendono uno stipendio serio, da professionisti, sopra ai 1400/1500, gente che riesce a dedicare anche otto ore al giorno al teamplay, mentre noi giocavamo con uno stipendio base, davvero molto basso, dedicando al massimo quattro ore al giorno, se andava bene. Difficile dedicare più tempo, se una persona deve anche lavorare. Quindi, la novità di Valorant è stata perfetta per me soprattutto, perché era il momento giusto di cambiare, di fare il salto. Diciamolo, CS in Italia sta facendo il flop, gli streaming di CS in Italia fanno quaranta spettatori al massimo e quindi vedere un FPS tattico, sviluppato da un’azienda che nel nostro stato tira e che ci tiene, come si nota da come viene gestito il marketing e tutto il resto, l’ho vista come un’occasione imperdibile, che voglio sfruttare.

F: Secondo te, per quello che hai visto fino ad ora, Valorant potrebbe essere la strada che porterà l’Italia a contare qualcosina di più negli Esports, almeno a livello europeo?

S: Penso proprio di sì, credo che non sarà un salto immediato, ma penso che porterà un sacco di gente a pensare il casual gaming in modo più competitivo. Sì, c’è il giocare con amici e il trollare, ma esiste anche un lato in cui la gente ride, scherza, piange, prende le botte, si rialza, compete e vince. Quello che manca all’Italia, secondo me, è questo tipo di mentalità competitiva, che farebbe davvero bene, perché è il bello degli esports. Ed è per questo che abbiamo creato il progetto di nome “la corsa”, in modo da invogliare la community a competere e arrivare Radiant prima di noi Pro.

F: Qual è la tua voglia di giocare nel competitivo di Valorant? Esistono già dei Team o delle leghe nazionali a cui saresti interessato?

S: Di team già in piedi c’è quello di Kaiden (mio ex teammate di CS), full italiano (Morphie, Omega, Kaiden, SimOZ, Lando, BardOZ) che stanno giocando scrim con team top europei e credo proprio che porteranno dei risultati, perché conosco Kaiden e so quanto si impegna. Per quanto riguarda invece il mio team a livello competitivo, ho solo creato una piccola rimpatriata di CS tra amici che giocavano con i Forge, per giocare un torneino di beneficenza spagnolo. Io spero davvero che ci facciano sapere presto, riguardo a possibili leghe nazionali, io penso che PG Esports si butterà, visto che stiamo parlando di un titolo Riot, loro gestiscono LoL, quindi penso ci metteranno un piede, e lo spero, visto che hanno dimostrato grande organizzazione. Spero che anche ESL si stacchi da CS e approdi a Valorant. Riot è stata chiara, i tornei si possono fare, basta chiedere l’autorizzazione, quindi speriamo che si crei una scena competitiva decente.

F: Sei vissuto di Proplaying? o hai fatto anche altro?

S: Vivere e Proplayer sono due concetti che in Italia non possono coesistere, purtroppo. Io ho cercato di vivere di Proplaying, ma era più un sopravvivere: uno streamer piccolo guadagna più di un Pro, quindi ho fatto anche altro, lavori normali: il cameriere, l’addetto all’autolavaggio, però la passione è la passione, quindi preferisco provarci e fare sacrifici, piuttosto che arrivare troppo tardi e rimpiangere di non averci provato.

F: Parliamo di streaming, come ha cambiato la tua carriera? Sta anche cambiando il tuo modo di giocare?

S: Diciamo che è stato un cambiamento in positivo gigantesco, io non me lo sarei mai aspettato, ho iniziato a streammare per puro caso: ero a Terracina, dovevamo fare il solito torneo settimanale spagnolo, ed improvvisamente cade la linea, senza tornare per un giorno. Così ho scoperto che la centrale di Terracina aveva preso fuoco, sul momento ho pensato fosse sfiga, invece mi ha costretto a venire in Qlash House, dove c’era Paolocannone, siamo diventati grandi amici e mi ha chiesto: “perché non provi a streammare?”, non so farlo, dicevo io, poi il giorno dopo ho iniziato e mi sono trovato molto bene. Ho questa sorta di seconda personalità che si attiva quando accendo la telecamera, da tranquillo passo a questo “secondo me” che mi piace un sacco, perché è il me che voglio essere, è il me che sta con gli amici e si diverte. Quindi sì, ha cambiato la mia carriera in maniera tale che non finirò mai di ringraziare Paolo ed i Qlash,
ma anche il piromane che ha acceso la centrale di Terracina. Il modo di giocare è cambiato in maniera particolare, sono sempre competitivo, ma cerco sempre di pensare al ragazzo che passa per il mio streaming, per dargli uno scorcio di com’è la mentalità competitiva, non voglio urlare e bestemmiare, quelle cose non mi piacciono, lo streaming mi aiuta anche di più a controllarmi, se penso a chi mi guarda, mi viene molto più difficile perdere le staffe.

F: Questo sentirti come se fossi tra amici, non ti toglie qualcosa alla concentrazione?

S: Io pensavo che lo streaming fosse una distrazione, per le prime volte lo è stato, ma solo perché dovevo capire meglio come funzionava. In realtà ho notato che il mio cervello fa questi tagli, proprio degli switch di mentalità, da quando guardo lo schermo con la chat a quando passo al gioco: da amichevole passo a concentrato e competitivo. Certo, a volte mi deconcentro, ma generalmente è perché sono cotto: sono umano, finché non cambio qualcosa.

F: Ci siamo, ultima domanda di prassi, qualche consiglio che daresti a chi vorrebbe intraprendere la tua stessa strada: quella del proplayer/streamer?

S: EH… bella domanda, consigli che posso dare, sicuramente concentrarsi prima di tutto sullo studio, prima di voler intraprendere una strada così complicata, crearsi praticamente due strade: lo studio è una strada sicura, che porterà sicuramente dei risultati, mentre questa ha tantissime buche, può stressare mentalmente, non avere un piano B pronto può farti riversare tutto lo stress nel gioco, cosa che uccide le tue performance. Anche a me è successo, quindi sconsiglio a tutti di puntare il 100% su questa strada, si inizia con due strade e si portano avanti entrambe, ad esempio, quando GUGLi è diventato top 10 mondo, stava studiando ingegneria a Londra. Diciamo che non deve esserci quel blocco del tipo: “sto giocando/studiando, quindi non posso fare altro”, si possono fare entrambe le cose. Quindi il consiglio è due strade, studiate e impegnatevi nel gioco, giocare a caso non serve a nulla, piuttosto guardate le persone forti giocare, studiate come e perché fanno determinate cose o prendono determinate decisioni. Per esempio, io mi mettevo a guardare i pro con un quadernetto e mi facevo sempre un sacco di domande.
Per quanto riguarda invece lo streaming, penso, nel mio caso, sia relativo alla carriera da proplayer, iniziare con Twitch da zero, senza portare un contenuto specifico/innovativo, non porterà mai da nessuna parte.

F: A proposito di guardare gente che sa giocare, dove possiamo trovarti?

S: Sicuramente ogni giorno su Twitch dalle 15 e dalle 21, lì ci sono sempre tranne il giovedì, anche se ultimamente non me lo sto prendendo.
Più in generale potete trovarmi su Twitter e Instagram, dove dico cose e faccio sapere se sono ancora vivo.

F: Bene, grazie mille per questa intervista, che è stata estremamente interessante.

S: Grazie a te

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