Giochi da tavolo

NerdandoSu Il Muro di Berlino – Giocare con la Guerra Fredda

Il 9 novembre di trenta anni fa accadde qualcosa che cambiò profondamente la storia d’Europa e, di riflesso, anche del mondo.

Quello che accadde quel giorno a Berlino fu un atto estremamente simbolico: il crollo di un muro che significò la fine di una guerra strana, particolare, combattuta su un piano fortemente ideologico ma che lunghi strascichi avrebbe lasciato nei decenni a venire: la Guerra Fredda.

Quel giorno il muro di Berlino fu abbattuto e, sebbene le cause erano nell’aria già da tempo, l’evento scatenante fu in pratica un caso, un errore, un malinteso. Ma a volte un sassolino può generare una valanga e da quel giorno, di certo la Storia cambio.

La nostra cover story del mese è dedicata al trentesimo anniversario della caduta del muro di Berlino e non è un caso che abbiamo scelto questo argomento: forte è stata l’influenza di un evento così simbolico nella cultura pop a noi così cara, senza parlare poi della Guerra Fredda in generale, e dovremmo scrivere migliaia e migliaia di righe per poter sviscerare a pieno tutte le opere che il grande scontro tra USA e URSS ha generato direttamente o di rimando.

Oggi l’argomento che affrontiamo è quello prettamente ludico a 360 gradi: voglio andare a darvi qualche consiglio circa i migliori giochi, elettronici e da tavolo, che permettono di calarci nella realtà della Guerra Fredda e di riviverla a modo vostro.

Di titoli ne esistono davvero tanti, ma qui siamo andati a fare una cernita ragionata e, speriamo, esauriente.

Tirate fuori la vostra giacca della DDR, il colbacco o la giubba e i ray-ban da Top Gun, e siate pronti ad attraversare la cortina di ferro.

Wir sind das Volk

Non posso che cominciare con il titolo più azzeccato di tutti per celebrare un anniversario simile: Wir sind das Volk è un gioco da tavolo per due giocatori di Peer Sylvester e Richard Sivél che ricrea lo scontro ideologico tra la Germania Ovest e la Germania Est.

Il titolo, se ve lo state chiedendo, è tratto da uno slogan politico molto utilizzato durante le proteste del 1989 contro il governo della DDR (la Germania dell’Est, Deutsche Demokratische Republik).

Si basa su carte (un cosiddetto card-driven) e le due fazioni sono asimmetriche, così come fu in realtà; le condizioni di vittoria per l’una e l’altra fazione sono perciò differenti.

La Germania Est ha l’arduo compito, semplicemente, di non crollare per le quattro decadi in cui si suddivide la partita, resistendo alla pressione esercitata dall’Ovest, che cercherà di allargare il più possibile il divario di tenore di vita con i cugini orientali.

La necessità di valuta straniera, le proteste da sedare grazie agli agenti comunisti, le fabbriche che rischiano di diventare fatiscenti e le fughe verso l’Ovest saranno le sfide da affrontare. Al contrario, l’Ovest dovrà giocare in modo aggressivo, cercando di far collassare l’economia dell’Est e di causare delle proteste di massa tali da far cadere il regime.

Il tema è reso in modo meraviglioso e il titolo è ottimamente ambientato, anche grazie alle carte che ritraggono i maggiori avvenimenti dei 40 anni di separazione della Germania e da usare a proprio vantaggio.

Non si tratta di un titolo banale, seppur le regole non siano complicate; ma padroneggiarlo è tutto un altro paio di maniche.

Altro grande pregio di Wir sind das Volk! risiede nel prezzo molto contenuto e nel fatto che sia praticamente indipendente dalla lingua. Non è mai stato tradotto integralmente in italiano, anche se sul sito ufficiale si trova il regolamento tradotto nella nostra lingua.

Twilight Struggle

Il secondo gioco da tavolo che ci cala in una perfetta atmosfera da Guerra Fredda è un vero è proprio pezzo da novanta, un capolavoro che è stato considerato per lungo tempo il miglior gioco da tavolo disponibile sul mercato (perlomeno secondo la classifica del sito che funge da punto di riferimento per questo mondo).

Si tratta di Twilight Struggle, un gioco da tavolo per due giocatori creato da Ananda Gupta e Jason Matthews, ed edito da GMT Games (in italiano grazie ad Asmodee).

Il tabellone di Twilight Struggle

Due giocatori si fronteggiano, uno nei panni degli USA l’altro nei panni dell’URSS, a suon di colpi di stato, operazioni segrete, corsa allo spazio ed eventi storici, per ottenere l’egemonia sul mondo senza far scoppiare una guerra nucleare o facendo in modo che, se ciò dovesse accadere, la colpa sia dell’avversario.

Anche Twilight Struggle è un gioco card-driven e gli amanti della storia andranno in solluchero perché il gioco è perfettamente ambientato e le carte riportano tutti i principali eventi storici di 50 anni di storia, da utilizzare a proprio vantaggio.

Twilight Struggle non è di certo un titolo banale, ma le regole non sono difficili, sebbene padroneggiare la strategia richiederà del tempo.

Un capolavoro senza tempo, a giudizio di chi scrive, ma non semplice da intavolare, poiché richiede ore ed impegno.

Per chi non dovesse essere così fortunato da avere qualcuno con cui scontrarsi, consiglio vivamente la versione digitale del gioco, disponibile sia per mobile che per PC: è fatta benissimo, vi insegna a giocare, è bello da vedere e da sentire, permette di giocare online contro altre persone ed ha una intelligenza artificiale che vi darà davvero un gran filo da torcere, oltre a costare, ovviamente, sensibilmente meno della versione fisica.

World in Conflict

Ci spostiamo al mondo dei videogiochi, e per farlo andiamo su uno degli strategici migliori del XXI secolo.

World in Conflict immagina un terzo conflitto mondiale provocato dall’Unione sovietica in pesante crisi economica (come in realtà era), che comincia nel 1989 proprio con l’invasione della Germania Ovest e successivamente degli USA: il filmato iniziale mostra proprio i carri sovietici che abbattono il muro di fronte alla porta di Brandeburgo.

Durante la campagna principale e quella dell’espansione Soviet Assault, saremo al comando delle forze USA nato e URSS in una serie di missioni legate da una trama ispirata a film come Alba Rossa o a libri come Uragano Rosso di Tom Clancy.

Che ci volete fare, a me la fantapolitica e l’ucronia affascinano da morire, ma a prescindere da questo World in Conflict è un gran bel pezzo di software, confezionato con maestria dagli svedesi di Massive Entertainment, che forse ricorderete per i bellissimi Ground Control ed il recente Tom Clancy’s The Division.

Piccola chicca: la Collector’s edition di World in Conflict conteneva un pezzo numerato ed originale del muro di Berlino (e il sottoscritto si mangia le mani a non aver speso quei 10 euro per averla, ndr)!

Command & Conquer: Red Alert

Introdurre Red Alert mi sembra di un banale sconcertante perché si tratta di uno dei videogiochi più famosi ed influenti della storia, nato come spinoff di un altro dei videogiochi più famosi ed influenti della storia: insomma, in famiglia tutti molto molto bravi.

Red Alert, per chi non lo sapesse, propone una versione alternativa della Guerra Fredda, che fredda nono lo è più molto: la trama comincia con Albert Einstein che inventa una cronosfera che permette i viaggi nel tempo, decide di tornare indietro nel tempo e mettere in moto una serie di eventi che uccideranno Hitler prima che possa diventare il Fuhrer. La Seconda Guerra Mondiale come la conosciamo non avviene, ma Stalin approfitta della mancanza del Terzo Reich per attuare i suoi piani di conquista. Scoppia così un conflitto tra USA ed URSS, che continua anche in seguiti ed espansioni.

La saga di Red Alert è arrivata al terzo capitolo, uscito dieci anni fa, e li si è fermata purtroppo.

Se il primo Red Alert può risultare un po’ vetusto, io vi consiglio quantomeno di recuperare il secondo, che è uscito nel 2000 ma è tuttora a mio avviso stupendo e lo trovate ad un prezzo ridicolo.

Tra tecnologie fantasiose, filmati in live action da antologia e anche tanta ironia, Red Alert è una saga importantissima per la storia del videogioco, seppur non rappresenti una guerra fredda del tutto canonica e storicamente coerente.

DEFCON

Ecco, dopo la goliardia e il pacchiano di Red Alert, torniamo ad un po’ di serietà con uno dei primi videogiochi a fregiarsi del titolo di indie e a mettermi una angoscia che pochi altri videogiochi mi hanno regalato.

DEFCON è sostanzialmente un simulatore di bombardamento nucleare in cui, interpretando una delle potenze, andremo prima a schierare le nostre forze e poi, con il progressivo abbassarsi del grado DEFCON, andremo a lanciare l’attacco nucleare.

Lo scopo è quello di fare più punti dell’avversario e i punti si fanno col conteggio dei morti.

Sì, avete capito bene: la schermata del gioco è una mappa vettoriale del pianeta Terra (in stile Wargames e film anni ’80 analoghi) e al cadere di ciascun ordigno comparirà un numero in sovrimpressione che indicherà le vittime.

Semplice, essenziale ma terribile. È questa la vera forza di DEFCON, farci sentire delle persone orrende e farci capire l’orrore di una possibile guerra di questo tipo, come se non fosse già chiaro.

Piccola curiosità: per chi non lo sapesse, DEFCON è la forma abbreviata di DEFense readiness CONditionla descrizione dello stato di allarme utilizzata dalle forze armate degli USA. In sostanza, è un contatore che va da 1 a 5: più è basso, peggio è. Per darvi un’idea, durante la Crisi dei missili a Cuba il DEFCON arrivò a 2.

Papers, please

L’ultimo titolo che vi proponiamo è un altro gioiellino indie, uscito nel 2013 e che richiama parecchio la tematica del muro di Berlino.

Papers, please, infatti, ci mette nei panni di un funzionario addetto al controllo passaporti in un check point di frontiera, in un fittizio paese con un regime comunista.

Direte: tutto qui?

Come al solito, l’apparenza inganna, perché un gioco che sappia mettervi così moralmente in difficoltà come Papers, please è difficile da incontrare.

Si presenteranno di fronte al vostro sportello persone ligie al dovere, migranti i fuga, clandestini, ribelli o semplicemente criminali e sarete proprio voi a deciderne il destino. Agendo secondo le regole non riceverete punizioni e lo stipendio per sfamare la famiglia salirà. Se vi farete commuovere, impietosire o corrompere, potreste incappare in problemi con regime.

Questo è un titolo coi fiocchi, che parla del passato ma anche, tantissimo, di attualità e ci fa fare i conti con noi stessi. Ed è incredibile che per farlo utilizzi una manciata di pixel.

Non venitemi a dire che il videogioco non può far cultura, per favore.

Phantom Doctrine

Ve lo premetto: io questo titolo sono mesi che vorrei provarlo, ma non l’ho ancora fatto.

Perciò prendetelo come consiglio basato sulla curiosità.

Immaginate un XCOM, ma ambientato negli anni ’80, con la Guerra Fredda. Non è già abbastanza figo così?

Il gioco consiste in una fase di pianificazione nella base, e in una fase di missione sul campo che ne rappresenta la parte tattica (e funziona proprio come XCOM). Si può giocare sia dalla parte della CIA che del KGB, e la trama coinvolge alcune tesi complottistiche e una misteriosa organizzazione spionistico-terroristica chiamata la Cabala.

Ho letto commenti molto polarizzati e sono sinceramente curioso di farmi una mia opinione in merito. Se lo avete provato, fatemelo sapere!

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