Durante Lucca Comics & Games abbiamo potuto incontrare Thomas Astruc, il creatore della serie animata Miraculous – Le avventure di Ladybug e Chat Noir. Da tempo mi capita di vedere i bimbetti in giro per la città sfoggiare coccinelle e vestiti a pois. Ovunque si trova cancelleria dedicata al personaggio, stampe sulle magliette e ogni altro prodotto del più vasto merchandising, perciò ho colto l’occasione per capire qualcosa di più sul personaggio della fanciullina dai capelli blu che tanto ossessiona tutti, anche la mia cuginetta.
L’incontro
Dopo Totally Spies e W.i.t.c.h., ecco un terzo prodotto di successo. Ti aspettavi un’accoglienza simile?
Quando si lavora è davvero molto difficile rendersi conto del successo che si sta avendo. Solo durante fiere come questa riesco a percepirne l’importanza, il che è incredibilmente soddisfacente, soprattutto considerando quanto sia difficile immettere un nuovo prodotto di questo calibro sul mercato. Cercano sempre di riproporre personaggi già affermati, invece questo è piaciuto e si è fatto strada incredibilmente in fretta. Appunto, però, lo noto solo in eventi così.
Qual è la genesi dei personaggi di Ladybug e Chat Noir?
Ho sempre letto tantissimi fumetti fin da bambino, soprattutto supereroi. Un giorno, mentre stavo lavorando alle Witch, si è aggiunta al team una nuova ragazza che per caso aveva sulla maglietta il disegno di una coccinella. Iniziando a scherzare e fare dei disegnetti sui post it, mi è capitato di farne qualcuna, finché non ho provato a disegnare proprio quella ragazza, ma in versione supereroina-coccinella. Entrambi ci siamo sorpresi: il personaggio era buono e come lei non ce n’erano altre. Forse perché le coccinelle non ispirano forza, chissà. Ora però c’è e insieme a lei c’è tutto un universo pieno, ed è bello così.
Sia in Totally Spies, sia in Witch, sia qui, hai creato personaggi femminili forti. Come mai questa preferenza?
Ho sempre lavorato in opere con personaggi femminili protagonisti. Preferisco parlare di storie con personaggi principali donne perché credo che permettano di inserire molti più argomenti. L’azione c’è ovunque, ma aspetti come storie d’amore o momenti comici spesso vengono lasciati fuori. Così invece posso aggiungerli e a me piace molto: siamo sempre qui a parlare di dar rilevanza alle donne ma poi quando capita l’occasione non sempre lo si fa. Io sì, mi piace.
Come hai iniziato a lavorare in qualità di autore?
Diciamo che quando ero più piccolo pensavo che le mie storie non fossero molto interessanti, così quando lavoravo come storyborder cercavo di migliorare tantissimo il progetto su cui stavo lavorando. Poi ho cominciato a scrivere un pochetto, per gioco, ma è piaciuto a molti e mi hanno incentivato tantissimo a non smettere. Ho iniziato a credere un po’ di più in me stesso e a dedicarmici seriamente, è stato come aprire un rubinetto. Non sono più riuscito a smettere di scrivere, ora è una necessità.
Cosa possiamo aspettarci dal futuro? Quali novità ci attendono?
Non rivelo mai troppi dettagli, non mi piace rovinare la sorpresa. Posso dire solo che andremo più nel profondo come tematiche, che si aggiungeranno nuovi personaggi, nuovi cattivi e forse anche nuove città. Magari per l’anno prossimo riusciremo anche ad allontanarci da Parigi ed espandere il loro universo, chissà.
Parigi di solito è una città romantica. Come mai hai scelto di ambientare proprio lì una storia avventurosa?
Quando ho iniziato a lavorare su Miraculous non sapevo dove ambientare la storia, soprattutto perché di solito l’ambientazione influenza la storia per tradizioni locali e quant’altro. Invece il produttore ha scelto Parigi perché rimane più neutrale e permette di sviluppare bene tutte le tematiche che la storia avrebbe potuto portare. Ero un po’ scettico ma mi sono fidato, fortunatamente aveva ragione lui.
Quanto è difficile far accettare una storia che possa essere trasmessa?
Non è difficile avere a che fare con i produttori, quanto più con chi si occupa del character design. Devo dire loro quando stanno creando qualcosa di troppo scontato, già visto o banale, o peggio ancora fossilizzata in un immaginario vecchio. La difficoltà maggiore non è convincere qualcuno a scrivere in un qualche modo diverso da ciò che ci si aspetterebbe, quanto più indurli ad andare oltre i loro schemi. Nell’episodio al Louvre, quando Ladybug va a indagare sul furto diurno della Gioconda, inizialmente avevano pensato di farla parlare con i poliziotti per visionare i nastri delle registrazioni. Quello però non è più attuale, oggi giorno ci sono i turisti che con i telefonini filmano tutto. Aveva più senso che si imbattesse nei video diventati virali, perché di fatto oggi è così. Questa è la difficoltà maggiore: evitare gli stereotipi.
Pensate che tempo fa stavo contando il numero di personaggi già scritti perchè dovevo assicurarmi di non sforare il budget, solo che facendoli passare mi sono accorto di cosa avessimo fatto. Nonostante fossimo partiti con l’idea di creare un personaggio femminile forte e avventuroso, le avevamo creato intorno un mondo fatto solo di stereotipi. A tutti i personaggi maschili avevamo assegnato lavori dinamici, a quelli femminili, più mansueti e tradizionali. Ci eravamo cascati in pieno. Così ci siamo fermati e li abbiamo riscritti tutti, svecchiandolo e rendendolo inclusivo per davvero.
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