Recensione
Ne abbiamo sentito parlare per mesi e lo abbiamo atteso per lunghissime settimane che sembravano non passare mai. Ora, finalmente, grazie a Cranio Creations, abbiamo messo le mani sull’attesissimo Nemesis: il semi-collaborativo spaziale che ci proietta dritti dritti dal tavolo di gioco al set di Alien.
Ne ho avuto un assaggio a Modena, durante il Play! 2019, ed è stato amore a prima vista. A memoria non riesco a ricordare o immaginare un titolo così ansiogeno, adrenalinico e continuamente sul filo del rasoio.
Nemesis è un gioco cattivo, a tratti crudele, che non fa sconti a nessuno e che non perdona mai.
Non solo: è dotato della straordinaria capacità di regalare una totale immersione nella propria ambientazione: dal primo all’ultimo momento scorderete di essere seduti attorno ad un tavolo e sentirete sulla pelle il freddo dello spazio, l’assordante silenzio del vuoto, e tanti piccoli passi che si avvicinano sempre di più.
Dinamiche
Nemesis ha una fortissima componente aleatoria, come scopriremo tra breve. Se la vostra passione sono i così detti “German”, il piazzamento lavoratori, la pianificazione e la strategia spinta, allora questo non è il gioco che fa per voi.
Se invece vi piace avere a che fare con qualcosa che potrebbe andar storto anche all’ultimo istante, bruciando di fatto ore di gioco e tenendovi sul filo del rasoio minuto dopo minuto… beh, ecco che allora qui c’è pane per i vostri denti.
L’avventura inizia quando il nostro eroe si risveglia dalle capsule criogeniche in cui era stato messo a riposo. Non ricorda nulla, o quasi, della nave in cui si è risvegliato, ma sa bene quali sono le sue abilità e i suoi ordini. In accordo con gli altri superstiti occorrerà esplorare la nave, ripararla e portarla a destinazione.
Facile no?
E invece, come da programma, l’astronave è un disastro: incendi sono scoppiati ovunque e non sappiamo nemmeno dove si trovino le stanze giuste per fare tutto. Non solo, aggirandoci per i corridoi inizieremo a percepire che non siamo soli nella nave, e le nostre azioni faranno rumore, e il rumore, si sa, attira gli alieni come il polline fa con le api.
Non sarà raro, infatti, trovarsi a tu per tu con una creatura dannatamente pericolosa, e se le piccole larve possono essere sistemate con un paio di colpi di pistola, man mano che scenderanno in campo i pezzi grossi, ecco che la faccenda si complicherà non poco.
Per difenderci da tutto questo potremo andare alla ricerca di componenti per assemblare armi più efficaci, recarci in armeria per ricaricare o usare il laboratorio per indagare sull’anatomia aliena e trovarne i punti deboli.
Ma, come dicevamo, la componente aleatoria è regina e rende alla perfezione il comportamento squilibrato e apparentemente senza senso degli alieni, che potrebbero attaccarci, o andare a caccia di qualcos’altro, o nascondersi nei condotti per ricomparire altrove.
Il tutto è gestito da lanci di dadi ed estrazioni di token che, in base alla sorte, potrebbero portare a repentina morte.
Lato nostro invece avremo a disposizione carte azione e abilità peculiari relative al nostro personaggio, così se il soldato farà stragi di alieni, lo scienziato si dedicherà allo studio delle creature, il meccanico sarà specializzato in riparazioni, e così via.
Evidente, quindi, che la collaborazione sia fondamentale: chiudere e aprire porte per spianare la via, regolarsi sulla destinazione della nave, mandare messaggi a Terra, pianificare le riparazioni eccetera. Solo lavorando di concerto sarà possibile sopravvivere prima che i danni diventino eccessivi e la nave esploda.
Ma, c’è un enorme ma. Come detto, questo è un semi-collaborativo. Qui non siamo in Zombicide, e ogni personaggio ha obiettivi unici che potrebbero andare contro quelli degli altri, e quindi è impossibile fidarsi ciecamente dei compagni, e la carognata è sempre dietro l’angolo.
Sì, perché per morire non basta l’esplosione della nave o la famelicità degli alieni: bisogna anche riparare i motori e mettersi nelle celle criogeniche prima dell’iperspazio, o si muore. E anche a quel punto, non è detto che tutto vada per il verso giusto: tra le varie possibilità c’è quella di venire infettati da una larva e se non si usano gli strumenti diagnostici, potremmo risvegliarci con un brutto mal di stomaco.
Insomma: la nave esplode? Muori. La nave non va sulla Terra? Muori. Gli alieni ti prendono? Muori. La nave salta nell’iperspazio e tu sei fuori dalle celle criogeniche? Indovina: muori.
Sì, si può anche vincere in questo gioco, ma è dannatamente difficile.
Materiali
Inutile girarci attorno: tutto nella scatola di Nemesis grida “guarda quanto sono fico!”, ed è davvero così: illustrazioni curatissime, token perfetti, sia in plastica che in cartone, carte di altissima qualità, sono persino previsti scomparti di spazio extra per le carte se siete appassionati di bustine.
Poi ci sono le miniature: splendide, curatissime, dettagliate: dai personaggi agli alieni, dalle larve alla terrificante regina. Nemesis è uno spettacolo per gli occhi, riempirà il vostro tavolo a dismisura senza sfociare nel caotico, grazie anche alle plance per giocatori che consentono di tenere sott’occhio la propria mano.
Innegabile il lavoro certosino fatto per dare a questo titolo tutto il lustro che merita. Il costo è importante, inutile negarlo, ma ha richiesto ben cinque anni per essere sviluppato e perfezionato.
Conclusioni
La cosa che ho trovato più incredibile è lo stato d’ansia costante: viviamo in un vero classico horror fantascientifico, dilaniati dal bisogno di esplorare, cercare, assemblare strumenti e correre contro il tempo da una parte, e il terrore di fare anche un solo passo nella stanza accanto: non sappiamo mai cosa (o chi) troveremo, se fiamme, alieni o un nido pieno di uova.
E i compagni? Non possiamo fidarci nemmeno di loro: da un momento all’altro potremmo vederci voltare le spalle, o essere costretti a sfruttare un amico e poi lasciarlo al suo destino per adempiere la nostra missione.
Il comportamento schizoide degli alieni, le cui intenzioni sono insondabili e imprevedibili per definizione, è reso magistralmente dall’IA e dalla meccanica dei dadi e del rumore, in un crescendo di complessità che difficilmente lascia scampo.
Non ricordo un altro boardgame capace di regalare questo livello di immersività in un’ambientazione, tratteggiata per altro con una cura maniacale, segno di centinaia e centinaia di playtest.
Un lavoro monumentale, immenso, che consente anche varianti di cooperazione pura e gioco in solitaria, opzioni che vi sconsiglio perché le carognate tra amici sono il sale di questo plot.
Il mio consiglio, se vi piacciono i giochi cattivi, l’ambientazione claustrofobica alla Alien, è di non farvi assolutamente sfuggire questo capolavoro.
Ringrazio Cranio Creations per il materiale.
Nerdando in breve
Nemesis è il boardgame che ci cala in una classica pellicola horror fantascientifica.
Nerdandometro: [usr 4.9]
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