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Men in Black – Le curiosità sugli uomini in nero

Men in Black

Men in Black

Era il 1997 quando Men in Black usciva nei cinema.
Io avevo 10 anni e, lo devo ammettere, ne rimasi folgorata. Il film aveva tutto quello che la me di 10 anni poteva desiderare: avventura, umorismo, fantascienza e un look iconico (non avevo ancora visto The Blues Brothers, all’epoca).

Diretto da Barry Sonnenfeld, Men in Black fu un successo al botteghino e se lo meritava: era una pellicola ben realizzata, con una storia originale e ben fatta, una coppia di protagonisti perfetta, musiche e ritmo coinvolgenti. Non si poteva chiedere di meglio, insomma.

E infatti, non abbiamo avuto di meglio: MIIB: Men in Black II è stato un seguito all’altezza ma non memorabile quanto il primo, Men in Black 3 è stato disastroso. A questo punto non resta che fare tabula rasa e ripartire da zero. Men in Black: International, in uscita proprio oggi, si presenta infatti con un cast rinnovato e si propone di dare una rinfrescata al franchise. Ci sarà riuscito? In attesa di scoprirlo, ho raccolto un po’ di curiosità sul capostipite della serie.

In principio fu il fumetto

La storia e i personaggi di Men in Black non sono tutti farina del sacco di Barry Sonnenfeld: alla base, infatti, c’è il fumetto The Men in Black, scritto e ideato da Lowell Cunnigham con disegni di Sandy Carruthers.
Della pubblicazione si occupava la Aircel Comics inizialmente, poi i diritti passarono a Malibu Comics per approdare infine alla Marvel.
La prima serie fu pubblicata nel 1990 e fu seguita, dopo il successo del film da un prequel (Far Cry) e un sequel (Retribuition).

L’ispirazione reale

Non c’è solo un fumetto dietro Men in Black. Gli Uomini in Nero, infatti, appartengono anche all’universo della Teoria del Complotto per quanto riguarda gli UFO. Riferimenti a questa branca dell’ufologia, in effetti, ci sono anche nel film stesso.

Secondo questa teoria l’acronimo MIB identificherebbe agenti del governo degli Stati Uniti incaricati di intimidire o ridurre al silenzio i testimoni di avvistamenti alieni. La voce circa l’esistenza degli uomini in nero ha iniziato a circolare nel 1947, in seguito all’incidente di Maury Island: un pescatore dell’isola riferì di aver avvistato e scattato alcune foto a ben sei dischi volanti. Il giorno seguente l’avvistamento, tuttavia, si sarebbe presentato a casa sua un uomo vestito interamente di nero, che era a conoscenza di tutti i dettagli dell’avvistamento e che minacciò il pescatore se avesse divulgato quanto sapeva.

Che esistano o meno, i Men in Black avrebbero la funzione di controllare e contenere la presenza aliena sul nostro pianeta, evitando che si diffonda la consapevolezza dell’esistenza di vita sugli altri pianeti. Si tratta sicuramente di una figura che ha sempre colpito l’immaginario collettivo, ispirando più di un prodotto: gli Uomini in Nero sono i principali antagonisti nel fumetto Martin Mystère, per esempio, compaiono nel classico Disney Lilo & Stitch e nella serie TV Fringe.
Ma hanno ispirato anche gli Agenti di Matrix e, per stessa ammissione di Dan Aykroyd, il look dei Blues Brothers.

Questione di cast

La forza di Men in Black, oltre che nella storia, sta anche nel cast, che funziona alla perfezione. E pensare che abbiamo rischiato di vedere altri attori nei panni dell’agente K e dell’agente J.
In particolare, il ruolo di J era stato offerto a David Schwimmer e a Chris O’Donnell; quest’ultimo, reduce da Batman Forever, rifiutò perché non voleva l’ennesimo ruolo da spalla.
A caldeggiare la presenza di Will Smith fu la moglie di Barry Sonnenfeld, grande fan della serie Willy, il principe di Bel Air. L’attore non era però convinto del copione: a convincerlo ad accettare fu la moglie Jada Pinkett-Smith.

Per il ruolo di K, invece, si era pensato immediatamente a Clint Eastwood, che però non si lasciò coinvolgere. Anche Tommy Lee Jones non era entusiasta del copione ma fu rassicurato da Spielberg, produttore del film, che sarebbe stato migliorato e allora decide di accettare.

Il ruolo di Edgar era stato proposto, invece, a John Turturro: l’attore aveva accettato ma, a causa di altri impegni, dovette cedere la parte al collega Vincent D’Onofrio. Linda Fiorentino, invece, ha affermato di aver vinto il suo ruolo in una partita a poker contro Sonnenfeld.

Lo stesso regista, comunque, non è stato la prima scelta: il copione è stato offerto a Quentin Tarantino e anche a John Landis. Quest’ultimo, per sua stessa ammissione, rifiutò perché considerava il film “un The Blues Brothers con gli alieni“. Dopo averlo visto realizzato, però, si è detto pentito della scelta.

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