Recensione
Si può fare un intero film su una apocalisse zombie ambientato dentro un ascensore? The End? L’inferno fuori dimostra che sì, si può fare e anche molto bene.
Diretto nel 2017 da Daniele Misischia, The End? L’inferno fuori non vanta un budget dei più alti e si cimenta in un genere che ultimamente è piuttosto abusato eppure si rivela un interessante gioiellino grazie a regia e recitazione.
Che altro chiedere di più?
Trama
Nell’affollata Roma di oggi, Claudio Verona è un imprenditore di successo, troppo impegnato a fare soldi per preoccuparsi delle persone che gli stanno intorno. Donnaiolo e business man senza scrupoli, Claudio si reca in ufficio per occuparsi di una importante acquisizione, una cosa grossa che gli permetterà di salire un altro gradino nella sua scalata al successo.
L’ascensore, però, si blocca per un guasto, lasciando Claudio a metà tra due piani e tagliato fuori dal resto del mondo, con il solo cellulare per comunicare con l’esterno.
Qualcosa, però, comincia ad andare in modo strano. Gli operai addetti alla riparazione, con cui Claudio si stava sentendo a telefono, improvvisamente iniziano ad urlare e smettono di rispondere alle telefonate. Claudio riesce a forzare le porte dell’ascensore, non abbastanza da permettergli di uscire ma in modo da concedergli uno spiraglio per guardare fuori. Quella che si trova davanti agli occhi è una situazione decisamente inaspettata: tutti sembrano improvvisamente impazziti e assetati di sangue umano. A terra, corpi masticati e sangue ovunque.
Cast
Gran parte di The End? L’inferno fuori si basa sulle spalle dell’attore protagonista, Alessandro Roja, che regala un’ottima interpretazione. Recitare un intero film praticamente da soli non è mai facile, ma lui ci riesce alla grande, dando vita ad un protagonista perfetto.
Antipatico quanto basta all’inizio del film, l’interprete riesce a tratteggiare benissimo l’evoluzione che il personaggio vive a causa della situazione che si trova costretto a fronteggiare.
Stile
A piacermi molto in The End? L’inferno fuori è stato lo stile scelto dal regista Daniele Misischia. Quello che ne viene fuori è uno zombie movie d’altri tempi, che si basa sulla tensione più che sulla sorpresa.
Le inquadrature sghembe, la fotografia plumbea, le panoramiche esterne, tutto ci proietta nella situazione disperata di Claudio, mostrandoci sempre lo stretto indispensabile. Il senso di attesa e di claustrofobia che si può provare a trovarsi bloccati in un ascensore, per di più durante un’apocalisse zombie si fanno tangibili e generano nello spettatore la tensione necessaria a questo genere di pellicole, che era ben chiara in origine (pensiamo a La notte dei morti viventi) e ultimamente si è andata un po’ perdendo a discapito degli effetti.
Misischia, invece, recupera perfettamente lo spirito originale di uno zombie movie, mettendo la paura al centro e creando una trappola per topi perfetta. A produrre, d’altra parte, ci sono i Manetti Bros., che quando si parla di ascensori e film di tensione sono degli esperti (se non lo avete mai visto, vi consiglio di recuperare la visione del loro Piano 17. Anni prima del disastro Paura 3D).
Nerdando in breve
The End? L’inferno fuori è un perfetto esempio di zombie movie ricco di tensione: perfetto esempio di come si possa fare un ottimo film pur con un budget contenuto e un’unica ambientazione.
Nerdandometro: [usr 3.8]
Contenuti