Recensione
Nel 2015, Noise Press se ne esce con il primo volume di una serie a fumetti steampunk che tutt’oggi non si arresta: The Steams. Cinque i volumi pubblicati finora, di cui l’ultimo recentemente (12 novembre 2018). Ciascun numero ha il formato da american comic book (17×26, spillato) e in 40 pagine a colori racconta le vicende di alcuni personaggi, le quali si svolgono indipendentemente le une dalle altre. Peculiarità di questa raccolta è la natura double face di ciascun numero: le prime 20 pagine raccontano una vicenda, fino al raggiungimento della pagina centrale; lì si interrompe, lasciando spazio a una storia differente, per leggere la quale sarà necessario capovolgere il fumetto e ricominciare la lettura (sempre da sinistra verso destra, ovviamente).
Inoltre, collateralmente alla storia principale, dallo scorso anno è possibile trovare approfondimenti sui personaggi canonici, e conoscerne di nuovi, grazie a The Steams Chronicles, antologia a fumetti realizzati da mani famose, ma esterne al solito team.
I Wonder Who
Tutto ha inizio nella Parigi del 1909, dove Lady Caitlin Ward è in missione per conto del Signor Lyttleton, esponente del Secret Intelligence Service (S.I.S.).
A causa di una misteriosa vicenda ai limiti del paranormale, la seducente e passionale investigatrice dovrà collaborare con Wymond, uno dei migliori tecnomaghi della zona, per catturare un insospettabile assassino.
La seconda puntata, delle quattro che compongono la storia, ci porta a Londra, in una stradina nascosta nella quale vi sono i resti di un crimine tanto artistico quanto efferato. Tra una rissa in un pub e un combattimento avvincente, il dinamismo delle vignette vi porterà presto a scoprire un’importante verità sul misterioso ricercato, la quale troverà maggior sviluppo solo nei volumi seguenti.
I primi due capitoli dei Wonder Who nascono da un team molteplice, composto da 7 persone, fra le quali ricordiamo Luca Frigerio alla sceneggiatura, Umberto Giampà ai disegni e Mattia Zoanni al colore. La storia parte in sordina, con l’introduzione della protagonista nel bel mezzo di una scena d’azione della quale non si hanno informazioni. Tuttavia, non appena si entra in confidenza con la storia, ecco che subito scatta la curiosità di sapere quale sia l’enigma che avvolge l’assassino misterioso e quale sia il nesso fra lui e l’irriverente detective dalla folta chioma rossa.
I disegni si rifanno ai toni un po’ noir tipici dello steampunk, con colori più tenui nel primo volume e maggiormente sgargianti nel secondo, pur continuando ad abbracciare una palette verde/ocra/blu, per la maggior parte delle vignette. Il tratto è abbastanza definito e ciascuna immagine è ricca di dettagli, che siano fili d’erba, ghirigori sulle scrivanie o sbuffi di vapore fuggiti dalle giunture di un robot-maggiordomo. Il secondo volume risulta più luminoso e leggero, complice il tipo di carta lucida sul quale è stampato che ben si distingue da quella opaca del primo.
Le vicende di Lady Caitlin e Wymond proseguiranno nel terzo volume, per concludersi nel quarto, nel quale verrà svelata un’agghiacciante verità sull’Impero Britannico.
Punch Drunk e China Surprise
L’altra storia narrata nel primo numero di The Steams vede come protagonista Volodymir Azarov, l’Orso di Kodiak. Dopo aver salvato un vecchio amico da una banda di violenti aguzzini, ecco che l’attenzione si concentra su una locanda. Un pub di marinai, loschi tizi e scommesse clandestine, gli ingredienti perfetti per una storia da veri attaccabrighe. Tuttavia, il vero scontro sarà innescato soltanto da un rapimento, nel quale la forza fisica dovrà affrontare la bruta resistenza delle macchine.
Dall’Alaska del primo capitolo, ci spostiamo a Hong Kong nel secondo. Azarov e l’amico Clint si ritrovano sopraffatti dalle guardie del Governatore Gordon, un ricco sbruffone che ama comportarsi da imperatore romano, obbligando i carcerati a combattere per suo diletto. Dopo una fuga da maestri, i due si ritrovano nuovamente alle prese con un debito da saldare, dovendo tornare nella gelida Karluk per salvare una premurosa fanciulla.
La sceneggiatura di entrambe le storie è figlia di Paul Izzo, il quale ha affidato la resa grafica del suo soggetto alle mani di Daniele Cosentino (disegno) e Marcello Iozzoli (colore). Contrariamente alla storia di Lady Caitlin, lo steampunk passa quasi in secondo piano. Non c’è nessun elemento particolarmente rimarcato, solo l’atmosfera che aleggia intorno alle vicende e la presenza di qualche protesi robotica.
Entrambe le vicende sono ricche d’azione, fra esplosioni e scazzottate il dinamismo non manca. Tuttavia, anche se qualche scena di raccordo in più non avrebbe guastato, la narrazione rimane chiara nel complesso e non confonde il lettore.
Ottimi i disegni, contornati da linee cinetiche stese su un letto di sfondi caldi e dinamici, i quali ben raccontano visivamente le scene di combattimento. Talvolta le immagini sono sfocate, per aumentare l’effetto caotico della scena, dimostrando l’impossibilità di immortalare in modo statico su un foglio di carta l’azione veloce e improvvisa che si sta svolgendo. Più è violenta la scena, maggiore è l’abilità di resa, lasciando trasparire la cura messa dal team creativo per realizzare il prodotto finale.
Le vicende dell’Orso di Kodiak si concluderanno nel terzo volume, nel quale ci sarà l’epilogo dello scontro fra uomo e macchina.
Conclusione
Due storie contemporanee ma che non hanno nulla in comune, se non il periodo e tanta avventura. Si lasciano leggere con piacere e invogliano al proseguo: se amate lo steampunk e l’azione, questo è il fumetto che state cercando.
Ringraziamo NoisePress per il materiale.
Nerdando in breve
I primi due volumi di una saga a puntate, che racconta vicende diverse in uno stesso periodo. Lo stampunk non è protagonista, niente ingranaggi inutili e ottima implementazione della macchina e del paranormale nella quotidianità. Piacevole alla vista, intrigante e avvincente. Un toccasana per gli amanti del giallo, dell’azione e delle storie ambientate in un ‘900 un po’ diverso.
Nerdandometro: [usr 3.8]
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