Mi considero una lettrice onnivora e mi rammarico in continuazione che le mie giornate non siano composte da più di 24 ore, così potrei leggere tutti i romanzi che ho ancora sugli scaffali, in attesa che arrivi il loro momento. Proprio per questa ragione, quando scopro un libro che non conoscevo e che riesce a catturarmi profondamente, non potrei esserne più felice.
Leggo di tutto ma, se dovessi indicare un genere letterario in grado di conquistarmi più degli altri, sarebbe sicuramente la fantascienza. Lo sa bene il mio amico Mauro, a quanto pare, che è la persona che devo ringraziare per avermi consigliato, e quindi permesso di scoprire, Fiori per Algernon, di Daniel Keyes.
Fiori per Algernon nasce inizialmente nel 1959 come racconto breve e vince il Premio Hugo (che gli amanti della fantascienza conosceranno bene) per, appunto, il miglior racconto breve. Nel 1966, poi, l’autore, decide di ampliare la narrazione, dando vita al romanzo omonimo che vi consiglio oggi, con il quale vince il Premio Nebula.
Da allora, Fiori per Algernon è entrato di diritto a far parte dei classici non solo della fantascienza ma della letteratura inglese di tutti i tempi , facendo da spunto a diverse trasposizioni cinematografiche e influenzando profondamente il mondo della televisione (è citato perfino nei Simpson, e la storia raccontata nel romanzo presenta forti assonanze con il film Il tagliaerbe, solo per fare alcuni esempi).
Ma di cosa parla? Siamo in un ipotetico futuro e Charlie Gordon è un ritardato mentale con l’obiettivo impossibile di aumentare la propria intelligenza, a causa della pressione che una madre ossessiva gli ha inculcato fin da piccolo.
Charlie frequenta così una scuola per persone con ritardo mentale: è così che viene notato da alcuni scienziati e individuato come il candidato perfetto per l’esperimento che stanno conducendo. L’obiettivo della ricerca è aumentare l’intelligenza umana: dopo i primi test riusciti sul topo Algernon, il team di ricerca si sente pronto alla sperimentazione umana e Charlie viene scelto per essere il primo soggetto su cui lavorare.
Fiori per Algernon è narrato direttamente in prima persona: quelli che leggiamo, sono i diari di Charlie e rispecchiano, nello stile e nei concetti, la parabola che il personaggio vive. Non voglio, naturalmente, rovinarvi la lettura, per cui non approfondirò questo punto ma posso dirvi che, nel romanzo di Keyes, trovano spazio molte delle domande che ossessionano tuttora il genere umano.
Cos’è l’intelligenza? È possibile intervenire sulla natura umana? È giusto farlo? La fonte della felicità è l’intelligenza stessa? Nella parabola di vita di Charlie Gordon, Keyes cerca di dare le sue risposte.
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