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I migliori indie games visti al Milan Games Week 2018

Milan Games Week 2018

Non c’è storia: chiamatemi hipster, chiamatemi vecchio, ma per me la zona più bella del recente Milan Games Week 2018 è stata senza ombra di dubbio quella indie.

E non c’è storia, anche perché in qualsiasi feria mi capiti di andare ultimamente in cui ci sia una sezione dedicata ai videogiochi, sono gli indie a calamitare la mia attenzione.

Non ho bisogno di palchi con youtuber, di musica sparata a 1000 dB, di code maestose per provare l’ennesima iterazione del franchise del decennio ma mi “accontento” di un posto in cui siano le idee a farla da padrone.

Idee, voglia di fare, simpatia e tantissimo lavoro, molto spesso portato avanti per la sola, pura passione: è questa l’essenza della scena indipendente. E ad una idea utopica di ciò che dovrebbe essere, trovo sempre maggior riscontro parlando con coloro che lavorano duro per portare i loro sogni sui nostri schermi, colpendo per la freschezza delle realizzazioni o per il coraggio di provare qualcosa di nuovo.

L’area Indie alla Milan Games Week 2018.

Il mio Milan Games Week 2018 è durato una giornata, passata per la maggior parte in questo meraviglioso bazar di artigiani ed artisti del codice; e per questo che volevo condividere con voi le mie impressioni sui titoli più interessanti provati e raccontati direttamente dai creatori.

Di roba buona ce n’era parecchia, e non è semplice scegliere!

Reverse: Time Collapse

Reverse: Time Collapse mi aveva già convinto dalla locandina e dal curatissimo press kit. Si parla di viaggi nel tempo, e gli sviluppatori, che rispondono al nome di MeanGrip Studios, non hanno affatto timore di citare grandi nomi come Quantic Dream tra le loro ispirazioni più forti.

Reverse è un action-adventure con quattro protagonisti, una trama intricatissima che porterà i nostri a spasso per eventi epocali del XX e XXI secolo, non disdegnando di toccare temi forti e di attualità e di cercare un approccio innovativo al gameplay: la rottura della Quarta Parete sarà parte fondante dell’esperienza, grazie ad una app mobile che sarà indispensabile per proseguire nel gioco con obiettivi da completare in tempo reale nel nostro tempo. In tutto questo, piacevolissimo sarà il richiamo ad un classico come Day of the Tentacle, per l’interazione possibile tra personaggi sparsi nelle varie epoche.

Dimenticavo di dirvi che il motore 3D e in generale la direzione artistica ricordano non poco il buon Fahrenheit, Heavy Rain e un certo stile futuristico che somma Cyberpunk e Blade Runner.

Tra una chiacchiera e l’altra, c’è stato anche il tempo di parlare di Detroit: Become Human, ultima fatica di David Cage, e di dove stia andando il concetto di avventura grafica e di narrazione videoludica in un mercato dominato da roba tipo Fortnite (non me ne vogliate, ma non fa per me).

Che meraviglia.

The Hand of Glory

Cresciuto a pane e avventure grafiche dell’epoca d’oro, non potevo ignorare questo punta e clicca che già dalla grafica e dalla presentazione ammicca ad una lunga tradizione che parte da Broken Sword e arriva a Deponia.

Il protagonista di The Hand of Glory è un detective sgarrupato e simpatico, strambone e svampito come ai bei vecchi tempi; il caso è la scomparsa di una giovane rampolla, il gameplay è quello classico che più classico non si può, i dialoghi sono brillanti e ben scritti e le ambientazioni sparse per il mondo.

Abbiamo provato la demo giocabile e l’impressione è stata ottima, mi sono sentito tornare a vent’anni fa quando ancora non affrontavo le avventure di Nico e George e ovunque si puntasse e si cliccasse, io c’ero.

Madit Entertainment, ti aspettiamo al varco: ormai vogliamo saperlo, come proseguono le avventure di Lazarus Bundy!

Football Drama

Avete mai sognato di essere un allenatore di calcio?

Lo so, starete già pensando a Football Manager, ma dimenticatelo. In Football Drama saremo tale Rocco Galliano, ex-allenatore che torna al suo lavoro dopo anni di inattività, per portare alla ribalta una squadra assai scarsa e demotivata.

Fin qui tutto normale, se non fosse che vivremo il nostro essere allenatori non solo dalla panchina, ma anche con una narrazione a scene multiple che ci porterà chissà dove.

Non solo il lato tecnico quindi, ma anche quello romantico di un calcio di provincia che non c’è più: ho provato una sola partita e il sistema pare interessante, perché il nostro comportamento influirà sulla performance dei giocatori, che potremo dirigere dalla panchina con un curioso sistema di carte.

Sono curiosissimo di mettere le mani su una versione più avanzata del titolo di OpenLabs, perché come concetto è molto interessante e perché, se nella pagina di Steam dedicata al progetto leggo questo, non posso far altro che innamorarmi:

Abbiamo iniziato a sviluppare Football Drama dopo aver scoperto ed esplorato la ricchezza e qualità della letteratura sul calcio. Romanzieri e poeti come Pasolini, Galeano, Soriano, Hornby, Saba, Handke, Wenders hanno scritto sul calcio e sul suo potere evocativo e poetico. Lo stesso nei film, con lavori particolari come Il Mundial Dimenticato o The Goalie’s Anxiety at the Penalty Kick di Wenders.
Questo porta a chiedersi: perché le persone amano il calcio? Quindi abbiamo iniziato a disegnare un gioco innovativo sul calcio, perché crediamo che i giochi possano essere un mezzo formidabile per raccontare storie.

Rogue Quest: The Vault of the Lost Tyrant

Expera Game Studio è una fucina di storie e di idee.

Tre ragazzi, simpaticissimi: un programmatore, uno scrittore ed un grafico. E tantissima voglia di raccontare le storie ed i personaggi più disparate, sotto forma di avventure punta e clicca perché, guardiamoci in faccia, a noi giovani di un tempo quel tipo di videogioco ci fa sempre ed ancora impazzire!

Una delle loro prime avventure è una storia noir con protagonista Cthulhu…investigatore privato. Giusto per farvi capire a che livello siamo.

Molti dei loro lavori li trovate disponibili da giocare su Kongregate (cercate i link nel loro sito) e fanno parte di cicli narrativi tutti creati da zero: ci tengono a dire, i ragazzi di Expera, che i loro giochi divertono e costano poco (o nulla, addirittura).

Grafica retrò, tanta ironia, battute sferzanti ed enigmi da risolvere: questa la ricetta che anima anche Rogue Quest: The Vault of the Lost Tyrant, presente da provare in fiera ma che trovate già comodamente su Steam per il vostro diletto; il nuovo progetto è in sviluppo, si chiama The Ordeal of Seikilos e sarà un’avventura innovativa e moderna, ispirata ai miti di tutto il mondo riguardanti la morte.

Io, dopo averli conosciuti, non vedo l’ora di vedere il loro nuovo lavoro: intanto recupero quello che mi sono perso finora!

Emigrant Song

Emigrant Song rappresenta il concept più originale tra tutti quelli che ho visto, nondimeno anche la tematica risulta di sconcertante attualità.

Interpreteremo un italiano emigrato negli USA all’inizio del secolo scorso e dovremo, semplicemente, sopravvivere. Alla fame, alla solitudine. Grazie a ciò che ci portiamo dentro e che rappresenta la nostra cultura: le canzoni e la musica.

Da uno sviluppatore che è anche un musicista non potevamo sperare di meglio…

Il nostro personaggio sceglierà di tirare avanti facendo il musicante di strada, e i miseri guadagni che tireremo su serviranno innanzitutto per cibo e alloggio, ma più diverremo bravi, più guadagneremo e potremo permetterci nuovi abiti e nuovi strumenti.

Ricorda un po’ il bellissimo Punch Club, che dite?

Però non sapete ancora che la parte più promettente è quella relativa proprio alla musica! Infatti, saremo proprio noi a dover suonare le canzoni utilizzando la tastiera, e il nostro successo dipenderà da come eseguiremo i brani. Il sistema di controllo è bello tosto, bisogna prenderci la mano: ho eseguito “O’ sole mio” e alla fine qualche notina l’ho pure azzeccata.

La grafica retrò a tinte seppia, l’atmosfera e il tema rendono questo titolo super interessante non solo dal punto di vista ludico, ma artistico a tutto tondo; possiamo dire tranquillamente ai ragazzi di Vanth Studios che seguiremo il loro progetto con grande interesse!

TerraMars

Mi guardo intorno. Vedo una locandina con un rover con sfondo marziano.

Mi fiondo allo stand relativo.

TerraMars è un manageriale di colonia marziana che ha di certo parecchie frecce al proprio arco: innanzitutto gli sviluppatori, i genovesi Untold Games mi hanno rassicurato sulla veridicità scientifica che c’è dietro l’impalcatura di gameplay, che forse lo avevano visto che mi stavo agitando circa l’argomento. Attenzione però: non si tratta di un titolo edutainment, ma di un vero e proprio vidoegioco a tutto tondo!

Hanno un consulente di ESA (Agenzia Spaziale Europea) che li ha aiutati per quanto riguarda la parte tecnica, ma per quanto riguarda tutto il resto non sembrano affatto esser messi male: sotto il cofano c’è l’Unreal Engine, motore di razza, e il puntare anche alla gestione personale dei nostri astronauti oltre che della base mi sembra un’idea vincente.

Il titolo per ora è ad un 30% di completamento, ma ci raccontavano di come fossero stupiti di quanto un titolo come quello, che solitamente non è esattamente il gioco perfetto da portare in fiera perché richiede abnegazione e concentrazione, avesse attratto e coinvolto tantissime persone di tutte le età, a cominciare dalla coppia di bambini (saranno stati entrambi sotto i 10 anni d’età) che giocavano tranquilli e beati mentre facevamo due chiacchiere.

Magia dei videogiochi.

Chronicles of Innsmouth: Mountains of Madness

Con il team di PsychoDev ho fatto una figuraccia, perché non mi ricordavo di Chronicles of Innsmouth, un’avventura uscita l’anno passato che ottenne un buon successo nel sottobosco indie e non solo, arrivando ad essere pubblicata sul mercato retail da Adventure Production.

Ispirato a classici come Shadow of the Comet e, ovviamente, al racconto “L’Ombra su Innsmouth” scritto da Howard Phillip Lovecraft, si tratta di una avventura punta e clicca in 320×200 che richiama alla mente i classici LucasArts, anche grazie all’interfaccia SCUMM e alla risoluzione 320×200.

Ora, è tempo per un seguito, che si ispirerà ad un racconto forse ancor più celebre, “Le montagne della follia“.

Con grafica aggiornata ad una risoluzione maggiore e interfaccia rivista abbandonando i verbi, il gioco è in fase di sviluppo e, se la campagna Kickstarter avrà successo (che gli auguriamo con tutto il cuore), potremo immergerci nella follia alla fine dell’anno prossimo.

Gli PsychoDev sanno farsi anche voler bene: carinissima la spilla in omaggio per i visitatori dello stand!

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